IL LINGUAGGIO SIMBOLICO CI SALVA DALLA CENSURA DELLA DITTATURA DISTOPICA

Feb 7, 2024 | MASSONERIA

di Silvano Danesi

Scrive Ruggeri su Zafferano.news ( https://zafferano.news/rubrica/il-cameo/z236-giornalismo-in-versi-liberi): “Il 2024 probabilmente sarà l’anno più critico per l’Euro-America, comunque vadano le due elezioni il cambiamento che ne seguirà sarà radicale. Il “Nuovo Ordine Mondiale” (NOM) a cui lavorano, si immagina dietro le quinte, sia i regimi autocratici dell’Oriente e del Sud del mondo sia quelli democratici dell’Occidente, potrebbe trovare un suo compromesso in un nuovo modello politico, economico, culturale? Mi chiedo: potrebbe essere questa l’unica opzione alternativa alla Terza Guerra mondiale nella quale i pessimisti ci dicono si stia scivolando? Se sì, verrà definito un modello comune frutto di un compromesso fra i due spicchi del mondo? Tale compromesso potrebbe prevedere, in economia l’adozione, a livello mondiale, del nostro CEO capitalism, di contro la governance politica potrebbe essere quella autocratica di Cina e di Russia. Con la IA come terzo socio? In questo contesto, una forma di censura sull’informazione politica-economica-culturale sarebbe automatica. Verrebbero messi in discussione anche i supporti da usare, quindi non solo lo scritto, ma pure la voce (podcast), il video, il teatro (pièce). L’unica risposta difensiva di chi si oppone potrebbe essere l’uso della poesia, e delle metafore, che ad essa sono connaturate?”.

“IA [intelligenza artificiale, ndr] – continua Riccardo Ruggeri – ha, di fatto, un solo nemico, ma invincibile: la metafora, che è il linguaggio profondo dell’animo umano, non riproducibile da nessuna batteria di algoritmi. Per noi editori, scrittori, giornalisti, soprattutto persone perbene, la metafora è l’unica arma di difesa contro la censura, l’equivalente mentale di Enigma di Alan Tuning. In un‘atmosfera di questo tipo, non c’è dubbio che si difende meglio la nostra libertà personale con la poesia che non con la prosa. E dovremo pure imparare a vivere negli “interstizi” delle libertà marginali che ci verranno concesse, trasformando gli stessi in un mondo privato, intimo, per i credenti pure religioso, solo nostro”.

Se guardiamo ai fatti, agli avvenimenti in corso e alle intenzioni del capitalismo finanziario in atto da decenni e uscite ora in piena luce, il mondo distopico di uno schema capitalistico finanziario con una governance totalitaria o dittatoriale non è una fantasia, ma una realtà incombente.

Non siamo distanti dai molti avvertimenti proposti in forma di romanzo sin dal secolo scorso.

Il famoso romanzo di genere distopico 1984 di George Orwell, per fare un esempio ampiamente conosciuto, è stato pubblicato nel 1949.

“Il mondo nuovo” di Aldous Huxley, altro esempio conosciuto, è un romanzo di fantascienza di genere distopico scritto nel 1932.

Un terzo esempio, meno conosciuto, ma molto interessante per l’attuale riflessione, è Fahrenheit 451 (edito Italia anche con il titolo “Gli anni della fenice”), romanzo di fantascienza del 1953, scritto da Ray Bradbury.

I tre romanzi si occupano di descrivere una società distopica nella quale l’umanità è asservita a tecnocrazie totalitarie che hanno ridotto il mondo ad una immensa dittatura di pochi.

Che cosa è la distopia?

È la previsione, la descrizione o la rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi (equivale quindi a utopia negativa).

Già un’utopia è foriera di logiche dittatoriali. Una distopia lo è all’ennesima potenza.

Nei tre romanzi che ho portato ad esempio, i tre autori ci narrano di società distopiche dove la dittatura è il prodotto del comando di tecnocrazie elitarie.

Ora, in questo preciso momento della storia, la fantascienza sta per diventare tragica realtà.

Qui giunti, è necessario introdurre una riflessione. Gli autori citati, non a caso, hanno preso spunto per i loro romanzi dalle dittature in essere o dalle intenzioni dittatoriali del mondo da loro frequentato. George Orwell ha frequentato i Fabiani, un gruppo elitario socialista malthusiano che apprezzava la dittatura di Stalin e che anche oggi ispira le logiche di una sedicente sinistra prona al capitalismo finanziario.

Ray Bradbury ha preso spunto da quanto avveniva nella Germania nazista.

Aldous Huxley ha preso ispirazione direttamente dal suo ambiente famigliare, espressione di quel malthusianesimo presente nella borghesia inglese, che ha prodotto l’eugenetica.

Scrive in proposito Lorenzo Vitelli, nella prefazione all’edizione italiana del libro di Julian Huxley, fratello maggiore di Aldous, “Ciò che oso pensare” (GOG Edizioni): “Al di là della forma e del registro letterario utilizzati, infatti, Il mondo nuovo rendiconta gli inquietanti, ma verosimili progetti di ingegneria sociale dibattuti molto seriamente da un nutrito gruppo di personalità istituzionali – filosofi, scienziati, giornalisti, capi di Stato – soprattutto americani, inglesi e tedeschi, con i quali Huxley è in strettissimo contatto. Primo tra tutti, proprio il fratello maggiore di Aldous, Julian, celebre biologo, tra i più appassionati promotori dell’eugenetica, nonché autore di questo luminoso e al contempo oscuro saggio che abbiamo scovato tra le righe delle Particelle elementari di Houellebecq. Lo scrittore francese, in un paragrafo del suo best-seller, menziona Ciò che oso pensare, opuscolo pubblicato nel 1931, in cui vengono «suggerite tutte quelle idee sul controllo genetico e sul miglioramento della specie che il fratello tratterà nel suo romanzo»”.

“Più che una semplice distopia – aggiunge Vitelli – , Il mondo nuovo è anche la testimonianza delle idee portate avanti dal fratello maggiore, e da quell’élite transnazionale molto influente politicamente di cui entrambi fanno parte. Gli Huxley invero discendono da una famiglia inglese di noti intellettuali. Nipoti di Thomas Henry Huxley, uno dei più grandi sostenitori e divulgatori delle teorie darwiniste (soprannominato non a caso “il mastino di Darwin”), nonché figli dell’editore Leonard, Julian e Aldous intraprendono delle carriere brillanti, e il primogenito arriva a ricoprire incarichi istituzionali di grande rilievo, esercitando sul fratello un’innegabile influenza. Non mancano infatti le dichiarazioni di Aldous in cui si dichiara favorevole alle pratiche eugenetiche e in cui spera nell’avvento di una società classista a tutti gli effetti: «Le scienze della psicologia e della genetica hanno dato risultati che confermano i dubbi suggeriti dall’esperienza pratica. Non crediamo più nell’uguaglianza e nella perfettibilità. Sappiamo che l’educazione non può alterare la natura e che nessuna quantità di educazione o di buon governo renderà gli uomini completamente virtuosi e ragionevoli, o abolirà i loro istinti animali. Nel Futuro che prevediamo, l’eugenetica sarà praticata per migliorare la razza umana e gli istinti non saranno repressi spietatamente ma, per quanto possibile, sublimati in modo da esprimersi in modi socialmente innocui. L’istruzione non sarà la stessa per tutti gli individui. I bambini di diversi tipi riceveranno una formazione diversa. La società sarà organizzata come una gerarchia di qualità mentali, e il governo sarà aristocratico nel senso letterale del termine, vale a dire: governeranno i migliori» (The Future of the Past, articolo apparso su Vanity Fair nel settembre del 1927). (https://archive.vanityfair.com/article/share/e5e8bef2-0992-4820-8f31-11e35a8f9013).

Come si può ben capire siamo di fronte ad un’ideologia, quella dell’eugenetica, che risponde alle teorie di Thomas Robert Malthus (1766-1834), le quali sono seguite dal mondo fabiano e da intellettuali e politici che frequentano sia i circoli malthusiani, sia quelli fabiani, come H. G. Wells, George Bernard Shaw, Marie Stopes e Bertrand Russell, Winston Churchill, Arthur James Balfour, John Maynard Keynes.

Ricorda Lorenzo Vitelli che George Wells, uno dei massimi esponenti della Fabian Society autore della Guerra dei Mondi, “nella prefazione al libro della femminista americana Margaret Sanger, The pivot of civilization, agguerrita sostenitrice del birth control [controllo delle nascite, ndr], scrive: «Vogliamo meno bambini e migliori. Non possiamo realizzare la pace nel mondo con sciami di cittadini inferiori, mal istruiti e incivili»”.

L’eugenetica arriva in America e si collega al transumanesimo.

Nazismo e stalinismo non sono, pertanto, lontani dalle teorie oggi propugnate dagli assertori di un mondo nuovo, della cultura woke, del gender fluid, dell’utero in affitto, del green e del climat: un misto di varie componenti che riportano direttamente alle idee incarnate da due dittature che hanno mostrato la loro faccia feroce nella prima metà del ‘900 e che ora si sono ripresentate sulla scena della storia con maschere nuove che, tuttavia, a ben vedere, non ne possono nascondere le origini.

E veniamo alla questione posta da Riccardo Ruggeri. “Per noi editori, scrittori, giornalisti, soprattutto persone perbene – scrive Ruggeri – , la metafora è l’unica arma di difesa contro la censura, l’equivalente mentale di Enigma di Alan Tuning. In un‘atmosfera di questo tipo, non c’è dubbio che si difende meglio la nostra libertà personale con la poesia che non con la prosa. E dovremo pure imparare a vivere negli “interstizi” delle libertà marginali che ci verranno concesse, trasformando gli stessi in un mondo privato, intimo, per i credenti pure religioso, solo nostro”.

Vivere negli interstizi, diventare, come i personaggi di Fahrenheit 451, dei libri viventi, rifugiati nei boschi, per sottrarci alla tracotanza della tecnocrazia transumanista e, soprattutto, usare un linguaggio che l’intelligenza artificiale non può capire, perché è il linguaggio dell’anima.

Qui siamo in presenza del linguaggio metaforico e simbolico che è proprio di tutte le eterie iniziatiche che, attraverso i secoli, hanno mantenuto viva la Tradizione nonostante i tentativi di condizionarla per ridurre l’umanità a gregge inconsapevole.

In questo carrobbio (da quadrivium, incrocio di quattro vie) della storia incontriamo la possibile resistenza (la Resistenza di oggi, quella da attivare per salvare la libertà) della religione cristiana, così come ce la rende la profezia di Joseph Ratzinger, espressa nel corso di un ciclo di cinque lezioni radiofoniche, svolte nel 1969.

Joseph Ratzinger affermava: «Siamo a un enorme punto di svolta nell’evoluzione del genere umano. Un momento rispetto al quale il passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante».

Ecco il punto. Siamo di fronte ad una svolta che riguarda l’essenza stessa del genere umano: ancora umano o transumano?

Ratzinger sosteneva che dalla «crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali» e ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la Fede al centro dell’esperienza. «Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti».

“Il futuro della Chiesa – sosteneva Ratzinger – può risiedere e risiederà in coloro le cui radici sono profonde e che vivono nella pienezza pura della loro fede. Non risiederà in coloro che non fanno altro che adattarsi al momento presente ….”.

“Il processo – aggiungeva – sarà lungo e faticoso, come lo è stata la strada dal falso progressismo alla vigilia della Rivoluzione Francese – quando un vescovo poteva essere ritenuto furbo se si prendeva gioco dei dogmi e insinuava addirittura che l’esistenza di Dio non fosse affatto certa – al rinnovamento del XIX secolo. Ma dopo la prova di queste divisioni uscirà da una Chiesa interiorizzata e semplificata una grande forza. Gli uomini che vivranno in un mondo totalmente programmato vivranno una solitudine indicibile. Se avranno perduto completamente il senso di Dio, sentiranno tutto l’orrore della loro povertà. Ed essi scopriranno allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto. A me sembra certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Si deve fare i conti con grandi sommovimenti. Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, che è già morto, ma la Chiesa della fede. Certo essa non sarà più la forza sociale dominante nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte”.

La profezia di Jospeh Ratzinger si sta avverando sotto in nostri occhi, dopo che lui, diventato Benedetto XVI, si è dovuto dimettere per far posto al papa della Chiesa del culto politico.

In questo carrobbio della storia incontriamo la Massoneria, eteria storica tradizionale, che ha come proprio linguaggio quello del simbolo, della metafora, dell’allegoria e che è veicolo, da secoli, di quanto la tradizione spirituale ha tramandato agli esseri umani.

In questo panorama dove è necessario attivare una Nuova Resistenza a salvaguardia della libertà e della democrazia e dove di fronte agli esseri umani c’è un potente nemico capace di condizionali fisicamente e che ha in mente di condizionarli nella mente e nell’anima e di ridurre l’Umanità a massa informe di bambolotti governabili da un’élite tecnocratica e, possibilmente, da ridurre con metodi malthusiani e da produrre con metodi eugenetici, la Massoneria iniziatica e tradizionale può (deve) essere il luogo privilegiato dove, grazie al linguaggio simbolico, metaforico, allegorico è possibile rifuggire dai condizionamenti della tracotanza tecnocratica.

Il problema che si pone a chi, nei suoi statuti e nei suoi rituali, afferma di voler lavorare per il progresso dell’Umanità, come è la Massoneria, è di ascoltare la profezia di Ratzinger, ossia di abbandonare quanto di profanizzante la può distogliere dal compito storico attuale che è quello di impedire che l’Umanità sia ridotta a Transumanità.

La Massoneria, erede di una Tradizione spirituale conservata nei millenni grazie al linguaggio simbolico, non può esimersi dall’essere luogo di Resistenza alle logiche del transumanesimo, perché, se non si cimentasse con il suo odierno compito, tradirebbe se stessa e diverrebbe inutile scarto di lavorazione della pietra grezza.

Non è il momento di rivendicare templi o di cullarsi nell’estetica del bel tempio esteriore, ma di costruire con determinazione Templi interiori, perché, come diceva Ratzinger: «Siamo a un enorme punto di svolta nell’evoluzione del genere umano. Un momento rispetto al quale il passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante».

Platone e Aristotele

Nell’immagine: particolare de: “La scuola di Atene” di Raffaello.

“La verità, però, è che, colpo di genio di Raffaello, i due filosofi vedono il proprio pensiero riassunto in un unico gesto. Per Platone, si tratta dell’indice rivolto verso il cielo, e per Aristotele della mano tesa con il palmo verso il basso. E noi capiamo: per l’autore del Parmenide, la verità si trova nel cielo del mondo intelligibile, mentre per l’autore delle Ricerche sugli animali nel quaggiù sensibile.” (da “Anima: Vita e morte dell’anima da Lascaux al transumanesimo” di Michel Onfray, Ponte alle Grazie).

Silvano Danesi

Silvano Danesi

ISCRIVITI / NEWSLETTER

Iscriviti alla nostranewsletter

Resta aggiornato sugli ultimi articoli 

Ti sei iscritto con successo