di Silvano Danesi
Segue da https://www.casadellavita.eu/massoneria/il-rito-scozzese-antico-e-accettato-verita-e-storia-uno/
Porciatti scrive che il nucleo essenziale del Rito scozzese è il Rito antico e di perfezione detto anche Hérédom di Kilwinning. Tale rito, strutturatosi nel ‘700 in Francia, secondo Porciatti, rivendica una storia che lo fa risalire al 1286, “richiamandosi ad una Loggia che avrebbe avuto Giacomo Stewart o Stuart come venerabile”. [i] Notizia, questa, sulla quale concorda anche Charles W.Leadbeater, il quale sostiene che Giacomo, Lord Stuart di Scozia, fu Gran Maestro di una Loggia costituita a Kilwinning nel 1286 subito dopo la morte di Alessandro III. [ii]
Come ho avuto modo di scrivere nel mio “Le radici scozzesi della Massoneria”, la presenza di Giacomo Stewart come Venerabile della Loggia di Kilwinning incardina la tradizione massonica in quella celtica e druidica. Significativo è l’accostamento di Kilwinning e di Hérédom, in quanto l’Isola di Iona, uno dei cuori dell’antica chiesa celtica e del druidismo, era dagli iniziati culdei chiamata Hérédom.
Kilwinning, del resto, ha nel suo antico nome gaelico un riferimento mitologico di enorme importanza, che ne fa un luogo di antica saggezza druidica. In gaelico Kilwinning è Cill Ghinnein, tradotto in Chiesa dedicata a San Winnian o Winning o Finn e risalente al 600. L’antico nome gaelico ha un evidente riferimento alla mitologia di Fintan, il Druida primordiale (vedi in proposito i miei: Tu se Pietra e Giovanni il Logos).
Kilwinning, così come Iona, si pone come luogo di antica sapienza druidica successivamente cristianizzato.
“Nella tradizione massonica – scrive W.Leadbeater – si dice che Hérédom è una montagna mistica e come tale è in verità il monte dell’iniziazione al di là dei veli del tempo e dello spazio, ma è anche il nome segreto del centro fisico dei Misteri e questo centro era Iona. Un altro di questi centri segreti in epoca medievale era l’Abazia di Kilwinning; in tal modo i riti che in parte derivano da fonti Culdee sono sempre stati denominati riti di Kilwinning e di Hérédom”.[iii]
I monaci Culdei
Chi sono i Culdei? Sono monaci cristiani irlandesi diretti eredi dei Druidi.
Nel mio: “I Riti forestali” ho scritto: «Nel 1017 i monaci di Iona, ossia i monaci colombani, seguaci di San Columba, furono espulsi dalla Scozia dal Re Nechtan e il loro posto fu preso dai Culdei d’Irlanda che sembra seguissero la stessa tradizione. I Culdei in Scozia rimasero a lungo: quasi quattrocento anni. Non si trova più menzione dei Culdei in Scozia, infatti, solo dopo il 1382. Culdei sono i monaci-druidi che troviamo anche a York al tempo di Atelstano. I monaci Culdei sono eredi del monachesimo irlandese, ossia Druidi irlandesi che si convertirono al cristianesimo per salvaguardare l’antica tradizione e che fondarono centri di cultura importanti, come Bangor (Droichead na Banna, 559 d.C.), dove studiavano circa 3 mila monaci e dove veniva conservata la conoscenza di testi greci e latini.
I Culdei, che avevano mantenuto lo spirito e la tradizione celtici, erano abili costruttori e avevano uno stile architettonico e dei metodi costruttivi originali, ma i loro edifici erano completamente costruiti in legno. Culdei, nome derivante da Kaledeus de Cella, ossia “servitori di Dio” (una corruzione di Kelt-De) o ancora di Kile Dove, “amici di Dio”, era il modo con il quale erano chiamati i Fili irlandesi, eredi dei Druidi, i quali avevano assommati in sé le tre funzioni di Druida, Bardo e Ovate.
“Nei primi secoli della nostra era – scrive Arz Bro Haoned – nella Gallia romanizzata i Collegia, raggruppamenti di carpentieri, erano diretti dai «Carpidii»[iv], maestri celtici della tradizione forestale, i quali, nel contesto dell’epoca, non potevano che essere Druidi inseritisi nelle organizzazioni dei costruttori”. [v]Interessante notare che nel 290 d.C. , “una prima carta [legge fondamentale] dei costruttori dell’Impero Romano fu pubblicata a Verolamion (St Alban) emanata da Carausius,[vi]governatore della Gran Bretagna e dal Belgio”. [vii]“I Druidi-ovati-maestri d’opera – asserisce Arz Bro Haoned – divenuti Culdei ricostruirono comunità di operai che trovarono lo stesso status di prima del cristianesimo celtico. Non è che un seguito del periodo precedente, con la stessa filosofia di prima, tinta d’una colorazione cristica che, secondo la nostra percezione, non apportò nulla di più”. [viii]“Il termine Culdei – aggiunge Arz Bro Haoned – è applicato sia ai Druidi-ovati-maestri d’opera, sia a tutti coloro i quali partecipavano sotto la loro direzione all’atto di costruire, riuniti nella medesima comunità. In seguito, solo quando i costruttori Culdei raggiunsero i monasteri celtici, si parlò di «monaci Culdei» in Gran Bretagna e in Gallia”. [ix]“A riguardo delle informazione raccolte sui Culdei – conclude in proposito Arz Bro Haoned – a noi sembra possibile considerarli come «corporazioni» dirette da Druidi-ovati. Queste organizzazioni avevano come scopo di assicurare alcune funzioni liturgiche, d’insegnamento e d’artigianato. Chiamate anche «Gens d’Art», le corporazioni comprendevano forestali, fonditori, tagliatori di alto fusto, fabbri, carbonai e ovviamente carpentieri”». [x]
Nulla conosciamo della ritualità di Kilwinning, ma sappiamo che le corporazioni culdee avevano sette gradi di iniziazione e un rituale culdeo è arrivato sino a noi a testimoniarne uno. Eccolo riportato da Arz Bro Haoned.
“La consacrazione culdea è conferita dal Druida che impone il suo torq dopo un’elevazione destinata a caricarlo di sovranità divina, grazie allo spirito di Taranis, e che recita la seguente formula: «O Dio dall’ampio sguardo, vedi a chi noi imponiamo oggi il torq, vedi il servitore che noi abbiamo chiamato per servire da guado tra te e gli uomini, invia su di lui lo Spirito di Taranis, che egli sia fortificato dai sette doni della tua sovranità per eseguire fedelmente il suo compito e che si sforzi di vivere secondo lo Spirito»”. [xi]
Il rituale culdeo ricordava, secondo Arz Bro Haoned, la rigenerazione ciclica del Kernunnos.
Se non ci è nota la ritualità di Kilwinning, va tuttavia detto che le corporazioni muratorie scozzesi disponevano da secoli di una propria leggenda fondativa della quale la documentazione più antica (Old Charges) presenta riferimenti a Euclide, Pitagora e Ermete Trismegisto.
Leggende fondative della Massoneria operativa
“Della Massoneria operativa, già segnalata nel 1212, – scrive in proposito Riffard – possediamo parte dei regolamenti detti «documenti di loggia» a partire dal 1275 (Costituzioni di Strasburgo) e delle costituzioni chiamate Antichi Doveri (Old Charges) a partire dal 1390 (Manocritto Regio).
Il pensiero pitagorico è, con quello di Euclide, il nucleo essenziale della via iniziatica massonica. Un pensiero che affonda le sue radici nella Tradizione egizia e caldea, che si è abbeverato alle culture coeve e che ha influenzato, attraverso il neo platonismo, l’intera vicenda culturale del Medio Evo.
Giamblico, che ci riporta il pensiero dell’antico Egitto (altro riferimento significativo del pensiero massonico testimoniato dagli Old Charges, che citano Ermete Trismegisto), scrive: “Voglio spiegarti il modo della teologia degli Egiziani, perché questi, imitando la natura dell’universo e la creazione divina, fanno vedere mediante simboli alcune immagini di certi pensieri mistici e nascosti e invisibili, allo stesso modo in cui anche la natura ha manifestato attraverso simboli le ragioni invisibili mediante le forme visibili e la creazione divina tratteggia la verità delle idee attraverso le forme manifeste”. [xii]
I tre pilastri del pensiero massonico sono Euclide, Pitagora e Ermete Trismegisto. Tre pilastri il cui pensiero ha influenzato la cultura medievale, dell’Umanesimo e del Rinascimento ed è giunto fino a noi con il suo immenso deposito sapienziale.
Il pastore protestante Anderson è arrivato dopo, al servizio degli Hannover.
Ramsay fondatore: un falso storico
I Massoni non avevano bisogno dell’opera dei vari riti emersi nel Settecento, i quali avevano anche la pretesa di sovrapporsi gerarchicamente. Riti nati da esigenze di predominio del cattolicesimo continentale sul protestantesimo inglese.
E qui, siamo giunti ad un altro falso storico: l’idea che a dare fondamento al Rito Scozzese sia stato Andrew Michael Ramsay.
Dal discorso di Ramsay, reso noto nel 1737, e ritenuto fondatore dei gradi scozzesi, nascono le leggende che collegano gli alti gradi muratori ad un’impronta cavalleresca e che li vogliono dapprima sistemati nel “Regime della Stretta Osservanza Templare”, setta fondata nel 1756 dal barone Von Hund.
Siamo in presenza di un falso storico. La nascita degli alti gradi fu più tardiva e non collegabile con il Discorso.
“Inventore del falso storico circa Ramsay «creatore degli alti gradi scozzesi» – scrive Natale Mario Di Luca – fu il cappuccino e massone austro-ungherese Ignaz Aurelis Fessler (1756-1839) successivamente spretato, ammogliato e apostata, il quale scrisse nel 1802 una Storia della Libera Muratoria, rimasta manoscritta, secondo la quale Ramsay avrebbe aggiunto ai tre gradi muratori quello di Cavaliere di Sant’Andrea del cardo, già esistente all’epoca di Giacomo II”. [xiii]
Marcello Reghellini da Schio (1833) mise in capo a Ramsay anche il Royal Arch, praticato nelle isole britanniche come corrispettivo degli alti gradi per affinità di nucleo tematico.
Andrew Michael Ramsay nasce ad Ayr, in Scozia, il 9 giugno 1686 da famiglia protestante. Assume in seguito posizioni sociniane e pirroniane e, infine, frequentando l’abate Fénelon e la mistica Madame Guyon, si converte al cattolicesimo e muore in odore di santità.
I Sociniani sostengono l’interpretazione razionale delle Scritture basandosi sul rispetto delle altre fedi religiose, sul libero arbitrio e sul rifiuto di ogni dogma non dimostrabile con la ragione: unità indivisibile di Dio, negazione dell’inferno, del peccato originale, della predestinazione e della necessità dei sacramenti. Il Pirronismo è una forma di scetticismo e afferma la acatalepsia, ossia l’impossibilità della conoscenza delle cose nella loro intima natura. Nulla può essere conosciuto.
Membro dall’11 dicembre 1729 della Royal Society, iniziato alla Massoneria nella loggia Horn, della quale era maestro venerabile il duca di Richmond, il 16 marzo 1730, Ramsay, legato alla corte giacobita in esilio in Francia, riceve, il 23 marzo 1735, da Giacomo III, il titolo di cavaliere e di baronetto. Nel 1736 ricopre la carica di Grande Oratore della prima Gran Loggia di Francia (costituita nel 1728).
Va notato che la carica di Grande Oratore nasce con la Gran Loggia di Francia, mentre nella Massoneria inglese non esisteva.
I due discorsi di Ramsay
Del Ramsay sono noti due discorsi.
Il primo il 26 dicembre 1736, pronunciato nella Loggia Saint Jean, nell’occasione dell’assemblea nella quale, il giorno seguente, è eletto Gran Maestro Charles Radclyffe; il secondo scritto nel marzo 1737 e non pronunciato. Il discorso non pronunciato, ma stampato e diffuso, è quello conosciuto per i 200 anni a seguire ed è stato scritto per essere indirizzato al cardinale Flury, dal 1715 precettore di Luigi XV, nonché protettore di Ramsay, dal quale l’autore si attendeva un placet. Da qui l’insistenza sui Crociati, sull’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, sull’esclusione delle donne, per giustificare la totale compatibilità della Massoneria con il cristianesimo cattolico. Da qui anche il riferimento a Giacomo Lord Stewart come Gran Maestro a Kilwinning nel 1268 poco dopo la morte di Alessandro III, per ricondurre la derivazione della Massoneria dalla casa reale scozzese degli Stuart della quale il Ramsay è sostenitore.
Completamente diverso e non piegato a esigenze di legittimazione dello Stato francese e della Chiesa cattolica il discorso del 1736, tenuto all’interno della Gran Loggia e non conosciuto nei due secoli successivi.
Nel Discorso del 1736 troviamo riferimenti alle feste di Cerere in Eleusi, di Minerva in Atene e di Iside in Egitto: “Sissignori, le famose feste di Cerere a Eleusi, di cui parla Orazio, così come quella di Minerva ad Atene e di Iside in Egitto non erano altro che logge di nostri iniziati ai lavori dove si sono celebrati i nostri misteri ….”. . “Possediamo, altresì, i nostri misteri: si tratta di segni figurativi, di geroglifici antichissimi e di parole tratte dalla nostra arte, che costituiscono un linguaggio silenzioso ma eloquentissimo per comunicare a distanza e per riconoscere i nostri confratelli di qualsiasi lingua e di qualsiasi paese. A coloro che sono ammessi viene inizialmente svelato soltanto il significato sublime e simbolico dei nostri misteri. Allo stesso modo gli orientali, gli egiziani, i greci ed i saggi di tutte le nazioni nascondevano i loro dogmi sotto figure simboli e geroglifici. La lettera delle nostre leggi, dei nostri riti e dei nostri segreti presenta spesso all’intelletto nient’altro che un ammasso confuso di parole inintelligibili: ma gli iniziati vi trovano una pietanza squisita che nutre, che eleva e che richiama alla mente le più sublimi verità”.
Nel Discorso del 1737, Ramsay cita ancora le feste di Cerere ed Eleusi, Iside in Egitto, Minerva in Atene, d’Urania presso i Fenici e Diana di Scizia, ma le inquadra nell’antica religione di Noè, ossia nella linea giudaico cristiane. “Si signori, le famose feste di Cerere ad Eleusi, di Iside in Egitto, di Minerva ad Atene, di Urania presso i Fenici e di Diana in Scizia avevano rapporto con le nostre. Vi si celebravano misteri in cui si trovavano molte vestigia della antica religione di Noé e dei Patriarchi”.
Ramsay è tra i seguaci degli Stuart e, come ricorda Leadebater, “i seguaci scozzesi del Re Giacomo II, che lo seguirono in esilio dopo l’ascesa del Principe d’Orange nel 1688, portano nella corte inglese a S.Germain…. quegli antichi riti di Héredom e di Kilwinning mescolati con la tradizione templare…..”.
Nella “Lettera al Marchese di Caumont” del 1737 Ramsay scrive che “Giovanni Lord Stewart, Gran Maestro della casa Reale di Scozia recò la nostra scienza dalla Terra Santa nel 1286 e stabilì una loggia a Kilwinning in Scozia, dove ammise come liberi muratori i conti di Gloucester e di Ulster”.
Evidente falso storico, in quanto le leggende libero muratorie parlano, in merito, di Athelstano e, pertanto, di un periodo precedente a quello indicato da Ramsay.
Non mancano, purtroppo coloro i quali, sia pure investiti del 33° grado, alimentano la confusione. “Robert Bruce – scrive ad esempio Enrico Palmi – avrebbe sistemato i Templari nella Loggia di Kilwinning, che elevò di grado in onore dei Templari denominandola Grande Loggia Reale di Héredom. Da questa Loggia di Héredom, ed è più che una supposizione, derivò il Rito Scozzese Antico ed Accettato, definito prima da Ramsay nella sua struttura fondamentale e poi di mano in mano portato a 33 gradi che consentono la progressione della conoscenza”. [xiv]
Il Rito Scozzese è nato in America e si è diffuso rapidamente.
Nato in America nel 1801, il Rito Scozzese si diffuse rapidamente. Nel 1805 erano già costituiti quattro Supremi Consigli del Rito: Charleston, Santo Domingo, Parigi e Milano. Il 22 settembre 1804 viene istituito il Supremo Consiglio di Francia e il 27 settembre viene fondata la Gran Loggia Generale scozzese. Il Supremo Consiglio di Francia pubblica nel 1805 la Guide des Maçons Écossias, che riprende molti gli elementi del rituale “Three Distinct Knocks” di provenienza Antient. Soltanto tra il 1804 e il 1805 Grasse Tilly, già tornato in Francia, inserisce nella primitiva gerarchia del 1801 gli attuali 29° o Grande Scozzese di sant’Andrea, traendolo dall’Ordine dell’Étolile Flamboyante e il 31° o Grande Ispettore Grande Inquisitore Commendatore fino ad allora ricompreso , come massimo grado, nel Rito Scozzese Filosofico.
Un riferimento al “Rituale Three distinct knocks” praticato dagli Antients e servito da modello alla massoneria “scozzese” continentale è contenuto nella “Circolare ai due emisferi” del 1802.
Il Rito avrà poi ulteriori sistemazioni rituali e concettuali nel Convento di Losanna 1875 (6-22 settembre), ove si è stabilito che: “La Libera Muratoria proclama, come ha sempre proclamato fin dalla propria origine, l’esistenza di un principio creatore sotto il nome di Grande Architetto dell’Universo”; nella Conferenza Internazionale dei Supremi Consigli di R.S.A.A. 1907 Bruxelles e nella Conferenza internazionale tenutasi a Baranquilla (Colombia) nel 1970 che rimanda ai regolamenti del 1762 (Parigi – Berlino) e alla Costituzione del 1786 (Federico II).
Dalle posizioni di Losanna si staccò polemicamente Albert Pike, il quale si riferì alle Costituzioni di Bordeaux del 1762, dove è scritto: “Siccome la Religione è un culto necessariamente dovuto a Dio Onnipotente, nessuna persona sarà iniziata ai misteri sacri da questo eminente grado, se non soggiace ai doveri della religione della nazione in cui deve indispensabilmente aver ricevuto i venerabili principi; e che questo deve essere certificato da tre Cavalieri Principi Massoni; che sia nato da genitori liberi….”.
Torniamo all’inizio di questa riflessione. Fin dal IV grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, a chi è iniziato è detto: “Abbiate un solo culto: quello della Verità”. Non solo, ma il Potentissimo afferma: “Fratelli, come conclusione a questo insegnamento, ricordiamoci che abbiamo contratto l’Obbligo di studiare la Libera Massoneria […] nella sua storia……”.
Studiare la storia è il modo per evitare, il più possibile, di affermare corbellerie, di dare credito al falso e di smascherare chi del falso si fa piedistallo per ingannare chi pensa di accedere ad un’eteria iniziatica e finisce, purtroppo, nelle mani di manipolatori di infima specie.
Un’ultima osservazione. Ha ancora senso percorrere la via che ci viene indicata dal Rito Scozzese Antico ed Acettato? La risposta è sì, se la via è percorsa nella consapevolezza che non ci sono dogmi, ma stimoli alla conoscenza; che non ci sono gradi sovrapposti come in un’universal caserma prussiana, ma progressivo avvicinamento alla “Vera Luce”, così come è indicato dal simbolo del Campo, che nulla ha a che fare con la piramide in senso gerarchico e molto con la piramide in senso simbolico.
Quell’edificio che i greci chiamarono piramide, da pyr, fuoco, per il suo essere una montagna di luce bianca sormontata dal piramidion di electron risplendente (così erano le piramidi di Giza), era dagli egizi chiamato Mr, dai vari significati, tra i quali quello di canale e di legamento. Un canale di luce, che è legamento, relazione: un Corpo di Luce.
Nulla a che fare con gradi sovrapposti secondo logiche da caserma o di potere, ma relazione con la Luce, con quel Fuoco e con quell’energia che alla fine del percorso, giunti al 30° Grado, compare come legame tra Aufklärung (la chiarezza della ragione) e la Schwärmerei (l’illuminazione derivante dell’entusiasmo, inteso nel senso letterale di en-theos, il divino in noi) e anche come legame fisico tra la nostra essenza il nostro essere nel corpo.
E questa è un’altra storia.
[i] Umberto Gorel Porciatti, Simbologia massonica-Gradi scozzesi, Atanor
[ii] Charles W.Leadbeater, La Massoneria e gli antichi misteri, Atanor
[iii] Charles W.Leadbeater, La Massonoeria e gli antichi misteri, Atanor
[iv] Il carpidio è il fiore o la foglia facente parte del fiore metamorfosata e modificata con funzione riproduttiva.
[v] Arz Bro Haoned, Héritage oublié des druides, Édition Véga, Paris
[vi] Marco Aurelio Carausius
[vii] Arz Bro Haoned, Héritage oublié des druides, Édition Véga, Paris
[viii] Arz Bro Haoned, Héritage oublié des druides, Édition Véga, Paris
[ix] Arz Bro Haoned, Héritage oublié des druides, Édition Véga, Paris
[x] Arz Bro Haoned, Héritage oublié des druides, Édition Véga, Paris
[xi] Arz Bro Haoned, Héritage oublié des druides, Édition Véga, Paris
[xii] Giamblico, Il mistero degli Egiziani, Bur
[xiii] Documenti fondamentali della Massoneria a cura di Natale Mario Di Luca
[xiv] Enrico Palmi, Templari e Rosacroce, Atanor (Enrico Palmi è 33° grado del Rito Scozzese del Grande Oriente d’Italia).





