LA MASSONERIA SPECULATIVA E IL PROBLEMA DELL’INIZIAZIONE VIRTUALE – PARTE II

Ott 11, 2025 | MASSONERIA

di Saul Tonazot

Quando parliamo di pratiche operative individuali nel contesto massonico, intendiamo riferirci principalmente a quanto potrebbe essere designato come “visualizzazione simbolica” o “meditazione sui simboli”. Pare, tuttavia, della massima importanza precisare immediatamente che tale pratica non presenta alcuna relazione con le tecniche di “visualizzazione creativa” diffuse nella letteratura psicologica o nel cosiddetto movimento del “Nuovo Pensiero” (New Thought). La differenza è radicale ed attiene all’ordine dei principi.
La visualizzazione simbolica tradizionale non costituisce affatto un’operazione di “immaginazione” nel senso profano o psicologico del termine. Essa non mira a “creare” realtà mediante il potere della mente, secondo l’illusione solipsistica che caratterizza certe correnti del pensiero moderno. Al contrario, essa si configura come un metodo rigoroso di concentrazione attiva sui simboli autentici, mediante il quale l’iniziato si pone in contatto effettivo con le realtà spirituali che tali simboli rappresentano e veicolano.
Come magistralmente insegnato da Guénon in numerosi passaggi della sua opera, i simboli autenticamente tradizionali non sono convenzioni arbitrarie o semplici allegorie morali. Essi costituiscono propriamente “supporti di contemplazione” che, laddove utilizzati secondo modalità ortodosse, consentono il passaggio dal sensibile al sovrasensibile, dall’esteriore all’interiore, dal manifestato al Principio. La loro efficacia non deriva da una mera convenzione umana, infatti, ma dalla conformità che essi posseggono con le leggi universali che governano la manifestazione stessa.

III.2 Il fondamento metafisico: corrispondenze ed analogia universale
La legittimità e l’efficacia della visualizzazione simbolica si fondano sulla dottrina delle corrispondenze, che costituisce uno degli assi portanti della metafisica tradizionale. Secondo tale dottrina, magnificamente sintetizzata nella celebre formula della tabula smaragdina – «Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso: per compiere il miracolo della cosa unica» (quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius) – sussiste una corrispondenza rigorosa fra tutti i piani della realtà: dal più grossolano al più sottile, dal corporeo allo spirituale.
Come ha mostrato Henry Corbin nella sua dottrina del mundus imaginalis, il simbolo è porta di accesso a un livello intermedio della realtà, ben distinto sia dal mondo sensibile che dall’intelletto puro e implica l’esistenza di un piano intermedio nel quale le realtà spirituali assumono forme simboliche che l’immaginazione purificata è in grado di contemplare. Non si tratta affatto di “fantasie” soggettive, bensì di forme oggettive appartenenti a quello che la tradizione islamica chiama ‘alam al-mithal (Mondo delle Immagini archetipiche) e la Qabbalāh ebraica ‘olam yetsirah (Mondo della Formazione).
In tale ambito l’immaginazione creatrice (khayâl) svolge una funzione teofanica: non inventa, ma rivela. La visualizzazione simbolica, correttamente praticata dall’iniziato che abbia ricevuto la trasmissione regolare, costituisce pertanto un metodo legittimo e ortodosso per accedere a questo piano intermedio e, attraverso di esso, alle realtà spirituali superiori di cui le forme simboliche sono il riflesso e il veicolo.

III.3 La geometria sacra come linguaggio universale
Un aspetto particolare e caratteristico delle pratiche massoniche coincide con il ruolo centrale attribuito alla geometria sacra. Come è noto, la tradizione massonica identifica il Grande Architetto dell’Universo con il “Geometra Supremo” e considera la geometria non già come una mera disciplina matematica, ma come il linguaggio stesso mediante il quale il Principio divino ha strutturato la manifestazione universale.
Tale concezione non risulta peculiare della sola Massoneria, ma si rinviene in numerose tradizioni sapienziali. Platone, nel Timeo, descriveva la creazione del cosmo mediante forme geometriche perfette (i “solidi platonici”); Pitagora e la sua scuola consideravano i numeri e le figure geometriche come archetipi eterni; l’architettura sacra di tutte le civiltà tradizionali – dalla piramide egizia al tempio greco, dalla cattedrale gotica alla moschea islamica – si fonda sui principi immutabili della geometria sacra.
Le pratiche di visualizzazione simbolica in ambito massonico fanno pertanto largo uso di figure geometriche – il punto, la linea, il cerchio, il quadrato, il triangolo, il pentagono – non in quanto pure astrazioni matematiche, bensì come supporti di contemplazione che riflettono e veicolano realtà metafisiche. La concentrazione su tali forme, quando praticata secondo le modalità tradizionali, permette una partecipazione effettiva agli archetipi che esse manifestano.

IV. MODALITÀ OPERATIVE E DISCIPLINA ASCETICA: LA TECNICA DELLA REALIZZAZIONE
IV.1 Le condizioni preliminari: purificazione e qualificazione
Prima di addentrarsi nella descrizione delle modalità concrete della pratica, è necessario soffermarsi sulle condizioni preliminari che rendono tale pratica possibile ed efficace. La prima e più fondamentale di tali condizioni è l’iniziazione regolare: solo chi abbia ricevuto ritualmente l’iniziazione massonica mediante una cerimonia ortodossa, celebrata in una Loggia sovrana regolare o sotto gli auspici di una Obbedienza riconosciuta, possiede l’influenza spirituale necessaria affinché simili esercizi producano effetti di ordine propriamente iniziatico e non meramente psicologico.
Tale precisazione non pare affatto superflua in un’epoca in cui proliferano metodi di “sviluppo spirituale” privi di ogni legame con una catena iniziatica autentica. L’efficacia della visualizzazione simbolica nel contesto massonico non deriva dalle capacità personali dell’operatore, ma dalla sua connessione effettiva con la catena iniziatica dell’Ordine, la quale gli trasmette un’influenza spirituale reale. È detta influenza che trasforma un semplice esercizio di concentrazione mentale in una operazione effettiva di ordine spirituale.
La seconda condizione fondamentale è quella che la tradizione designa come “purificazione”. Tale termine non va inteso in senso moralistico, ma squisitamente tecnico: esso indica la necessità di una disciplina delle passioni, di un’igiene mentale che renda possibile la concentrazione stabile. Senza un minimo controllo sui movimenti caotici della psiche ordinaria – ciò che il Buddhismo chiama citta-vritti e che San Giovanni della Croce descriveva come le “operazioni naturali dell’anima” – la visualizzazione simbolica rimane impossibile o si degrada in mera fantasticheria.

IV.2 Le modalità tecniche: postura, respiro, concentrazione
Le pratiche di visualizzazione simbolica richiedono l’osservanza di precise modalità tecniche che, lungi dal rappresentare dettagli accessori, costituiscono parte integrante del metodo stesso. Tali modalità concernono essenzialmente tre aspetti: la postura corporea, il controllo del respiro e la tecnica di concentrazione mentale.
Per quanto concerne la postura, tutte le tradizioni che praticano metodi di realizzazione spirituale insistono circa l’importanza della stabilità e della simmetria. L’iniziato dovrebbe praticare questi esercizi seduto in posizione stabile, con la colonna vertebrale eretta ma non rigida, le mani disposte secondo modalità che possono variare in funzione del grado e del tipo specifico di esercizio. Non è casuale che numerose tradizioni – dallo Yoga indiano allo Zazen buddhista, dall’hēsychasmós cristiano alla meditazione cabalistica – concordino nell’attribuire un’importanza capitale alla postura: essa non si risolve in una mera comodità pratica, ma riflette e favorisce un assetto interiore appropriato.
Il respiro costituisce il secondo elemento tecnico fondamentale. Senza cadere in tecniche respiratorie elaborate che appartengono ad altre tradizioni, risulta tuttavia essenziale che il respiro sia calmo, regolare, naturale. In alcune pratiche più avanzate, la visualizzazione simbolica può venire coordinata con il ritmo respiratorio, secondo modalità che variano in funzione del simbolo contemplato e del grado dell’operatore.
La concentrazione mentale, infine, costituisce il cuore stesso della pratica. Essa consiste nell’applicare tutta l’attenzione a un simbolo determinato, escludendo ogni altro pensiero, immagine o preoccupazione. Tale concentrazione non deve essere tesa o forzata – il che produrrebbe unicamente fatica e dispersione – ma piuttosto vigilante e rilassata insieme, simile all’attenzione del guardiano che osserva senza agitazione ma anche senza alcuna distrazione.

IV.3 La regolarità e i momenti propizi
Un aspetto di capitale importanza per l’efficacia di simili pratiche, senza dubbio, è la regolarità. Come tutte le discipline tradizionali di realizzazione spirituale, gli esercizi di visualizzazione simbolica producono i loro frutti più compiuti quando vengono praticati quotidianamente, preferibilmente alla stessa ora. È preferibile consacrare quindici minuti ogni giorno piuttosto che due ore una volta al mese: la continuità è più importante della durata.
La tradizione riconosce inoltre l’esistenza di momenti propizi per la pratica contemplativa. L’aurora, il mezzogiorno, il tramonto e la mezzanotte – i quattro momenti cardinali del ciclo giornaliero – possiedono qualità peculiari che li rendono particolarmente favorevoli per certi tipi di operazioni spirituali. Detti momenti, del resto, corrispondono ai simboli presenti nella simbologia massonica (le tre “grandi luci” che governano i lavori della Loggia si riferiscono precisamente a momenti cosmici particolari).
Nella pratica individuale, l’iniziato potrà scegliere il momento che meglio si accorda con le proprie circostanze e con il tipo di esercizio che intende compiere. Ciò che risulta essenziale è la perseveranza: gli effetti di siffatte pratiche si manifestano gradualmente, infatti, mediante un’azione lenta ma profonda sulla costituzione sottile dell’individuo.
segue

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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