IL RITO SCOZZESE ANTICO E ACCETTATO: VERITÀ E STORIA – UNO

Apr 2, 2024 | MASSONERIA, RITO

di Silvano Danesi

Fin dal IV grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, a chi è iniziato è detto: “Abbiate un solo culto: quello della Verità”. Non solo, ma il Potentissimo afferma: “Fratelli, come conclusione a questo insegnamento, ricordiamoci che abbiamo contratto l’Obbligo di studiare la Libera Massoneria […] nella sua storia……”.

La storia dice che Etienne Morin o Estienne Morin (1717-1771) aveva fondato nel 1744 o 1745 a Bordeaux una Loggia di Maestri Scozzesi sotto il titolo distintivo di Saint Jean de Jérusalem.

Nel 1758 a Parigi per iniziativa di Jean Baptiste Pirlet era stato costituito il Consiglio degli Imperatori d’Oriente e d’Occidente, Sovrani Principi Massoni cui fu attribuita l’elaborazione del sistema gerarchico di gradi massonici noto sotto il nome di Rito di Perfezione d’Héredom. Nell’ambito di questo Consiglio il 27 agosto 1761, secondo una tradizione non del tutto certa, fu rilasciata al mercante Etienne Morin, della Loggai Saint-Jean de Jerusalem di Parigi, una patente per la diffusione in America del Rito di Perfezione, all’origine della più tarda creazione del Rito Scozzese Antico e Accettato in 33 gradi.

Nonostante l’iniziale ostilità manifesta della Gran Loggia di Francia, nelle Ordonances Géneralés del 1743, già nel 1745 lo stesso Gran Maestro, il Conte di Clermont, Louis de Burbon Condé, approvava gli Statuti di una sorta di Loggia modello all’Oriente di Parigi, sotto il titolo distintivo di Saint Jean de Jérusalem, nei quali riconosceva ai Maestri Scozzesi un diritto di sorveglianza sulle logge simboliche.

Nel 1755 gli Statuti della Grand Loge affermavano: “Gli Scozzesi saranno i sovraintendenti dei lavori”.

Sulla base di queste, peraltro assai discutibili affermazioni, Morin operò in Francia e, successivamente, diffuse gli alti gradi in America, incrementando fino a 25 gradi il sistema del Rito di Perfezione o più esattamente Ordine del Real Segreto. Rito da lui stesso elaborato. Il lavoro di Morin venne continuato ed ulteriormente elaborato da Henry Andrew Francken (1720-1795).

“Va detto però – scrive in proposito Natale Mario Di Luca – che per la critica moderna i documenti fondativi dai quali Morin e poi Francken facevano discendere la legittimità d’origine del Rito, le Costituzioni del Rito di Perfezione, datata da Bordeaux nel 1762, come pure l’altra versione dello stesso documento: gli Statuti datati da Berlino e da Parigi nel 1763, sono totalmente apocrifi o, nella migliore delle ipotesi, grandemente alterati da interpolazioni e da attualizzazioni, come comprovato dagli anacronismi e dalle inverosimiglianze che vi abbondano”. [i]

Tra il 1796 e il 1801 il sistema dell’Ordine del Real Segreto (o Rito di Perfezione) creato da Morin si modificò ulteriormente per un’implementazione di gradi fino al 33°, trasformandosi nell’attuale Rito Scozzese Antico e Accettato, a seguito dell’arrivo, nella Carolina del Sud, di Alexandre François Auguste, marchese di Grasse e conte di Tilly, detto Grasse Tilly (1776-1845).

Il 31 maggio 1801, a Charleston (Carolina del Sud) avvenne, infatti, la fondazione del primo Supremo Consiglio del 33° ed ultimo grado dell’attuale Rito Scozzese Antico e Accettato.

Il nuovo organismo derivò dalla fusione di due Concistori di Principi del Real Segreto: uno di Grasse Tilly e l’altro di John Mitchell, che tra il 1799 e il 1800 era stato Deputy Gran Master della Gran Loggia Antient della Carolina del Sud.

La fondazione del nuovo organismo a Charleston avvenne, pertanto, in ambente Antient, la qual cosa già pone una pesante ipoteca sulle declinazioni illuministiche relative alle Grandi Costituzioni attribuite a Federico II di Prussia e colloca il Rito scozzese in ambiti non allineati con la Gran Loggia d’Inghilterra. Gli Antient e i Modern, infatti, troveranno un accordo solo nel 1813, con la costituzione della Gran Loggia Unita d’Inghilterra.

“I fondatori del R.S.A.A. – scrive ancora Natale Mario Di Luca -, allo scopo di conferire legittimazione alla propria organizzazione, esibirono copia di un manoscritto, le cosiddette Grandi Costituzioni, attribuite a Federico II di Prussia e datate Berlino 1 maggio 1786, ritenute apocrife fin dal XIX secolo a causa di numerosi anacronismi e delle non poche incongruenze rilevabili nel testo”. [ii]

Dello stesso parere di Natale Mario Di Luca è Charles W. Leadbeater, il quale scrive: “La verità è che Federico non ebbe parte attiva nel Rito di Perfezione, né ratificò le Costituzioni e né costituì il 33° grado…”. [iii]

Umberto Gorel Porciatti è, in proposito, laconico: “Di tali Costituzioni non è stato possibile reperire l’originale…”. [iv]

E’ ben strano che un documento emesso da un re regnante, emesso, secondo l’apocrifo in circolazione, dal “nostro Palazzo, a Berlino”, non compaia negli archivi.

Federico II era stato iniziato il 15 agosto del 1738, ma ben presto aveva raffreddato i suoi iniziali entusiasmi per la Massoneria.

“In effetti – scrive Natale Mario Di Luca – il ruolo meramente onorifico di «protettore» della muratoria prussiana, e sia pure di quella tedesca, non conferiva al monarca berlinese alcuna autorità in materia di organizzazione massonica, tanto più che i suoi interessi culturali, all’evidenza secondari rispetto a quelli politico-militari, che assorbivano la maggior parte della sua vita adulta, ancorché nobilitati dalla corrispondenza con Voltaire e da un mecenatismo molto enfatizzati dalle cronache dell’epoca, si erano da tempo allontanati dal giovanile entusiasmo per l’Arte Reale. L’attribuzione postuma di paternità di Grandi Costituzioni e del completo riassetto degli alti gradi «scozzesi», sotto il controllo di Supremi Consigli del, fino ad allora ignoto, Rito Scozzese Antico ed Accettato, a Federico II di Prussia si deve spiegare, pertanto, come ben comprensibile tentativo di conferire autorevolezza e credibilità ad un’organizzazione molto ambiziosa ed impegnativa, altrimenti priva di efficace avallo e perciò presumibilmente destinata ad insuccesso”. [v]

Del resto la stessa lettura del testo “federiciano” lascia emergere molti dubbi sulla sua veridicità e, comunque, sulla coerenza delle affermazioni in esso contenute con i principi massonici del libero pensiero.

Un principe illuminato, amico di Voltaire, scriverebbe che questa “istituzione universale, la cui origine risale alla culla della società umana, è pura nel suo Dogma…”?

O, più avanti, affermando l’unificazione dei riti, li dichiarerebbe “ora e per sempre riuniti in un solo Odine il quale, professando il Dogma e le pure Dottrine”, asserirebbe che “la dottrina sarà comunicata ai Massoni in trentatrè Gradi”?. Scriverebbe che il Supremo Consiglio è “depositario del Dogma”? O metterebbe riferimenti alla “dottrina”?

Pur provenendo dal greco dògma, dal significato di parere, il vocabolo ha assunto successivamente il significato di principio fondamentale di una scienza morale, e specialmente di una religione, da non potersi mettere in dubbio. [vi]Nulla di più lontano dalla logica che presiede al percorso massonico.

La dottrina è un complesso logicamente ordinato di principi, di nozioni, di concetti, suscettibile di essere trasmesso per via di insegnamento, ma la Massoneria, come fa giustamente notare Arturo Reghini, “non insegna alcuna dottrina e non deve insegnarne; e questo è un merito e non un demerito della Massoneria”.[vii]

Nel rituale del Grado di Maestro Segreto è scritto che v’è l’obbligo di studiare la Libera Massoneria “nei suoi simboli, non dimenticando che questi simboli hanno servito non a rivelare il suo esoterismo ma invece a nasconderlo”.

Scrive Giamblico: “Era consuetudine di Pitagora comunicare ai suoi discepoli significati molteplici e complessi in modo simbolico”.[viii]

Le massime di Pitagora, scrive Giamblico, racchiudevano “le scintille della verità per coloro che erano in grado di mutarle in fuoco”. [ix]

Non mancano esempi di massime illuminanti anche nelle filosofie orientali.

“L’uomo del Tao vive nel Tao come un pesce nell’acqua.

Se cerchiamo di insegnare ad un pesce

che l’acqua

è fisicamente composta

da due parti di idrogeno e una di ossigeno,

il pesce si metterà a ridere”.

Al Chung-liang Huang[x]

Gli Alti Gradi

 Veniamo ai riti che Federico II avrebbe unificato: Rito Antico, di Héredom o Hairdom, dell’Oriente di Kilwinning, di Sant’Andrea, degli Imperatori d’Oriente ed Occidente, dei Principi del Real Segreto o di Perfezione, del Rito Filosofico e del Rito Primitivo, “il più recente di tutti”.

“Nel 1801 dall’America – scrive Umberto Gorel Porciatti – ci sono giunte le Grandi Costituzioni di Federico, del 1786, che, richiamandosi a certe altre Costituzioni di Bordeaux del 1762, apparse contemporaneamente a quelle di Federico, hanno costituito le basi di un nuovo Rito, quello Scozzese Ant. e Acc., il quale, in un sapiente mosaico assorbiva e fondeva i Riti che a quell’epoca erano maggiormente diffusi: l’Antico Rito di Héredom, quello degli Imperatori d’Oriente e d’Occidente (tipicamente templario), quello di Perfezione, quello Filosofico ed il Primitivo”. [xi]

A partire dagli anni Trenta del Settecento si evidenzia il fenomeno dell’apparizione dei cosiddetti Alti Gradi, soprattutto in Francia e in America.

“La Mère Loge Écossaise di Marsiglia – scrive Natale Mario Di Luca – fondata secondo una dubbia tradizione il 27 agosto 1751 da un emigrato giacobita, Georges Duvalmon (o de Valmonle) e riorganizzata nel 1762, conferiva i gradi di Maestro Perfetto, di Maestro Eletto detto dei Nove, di Perfetto Scozzese Vero di Scozia e di Cavaliere d’Oriente. Tutti questi gradi, insieme con i primi tre (apprendista, compagno e maestro) costituivano il Rito detto in Sette Gradi. Nel 1750-1751 si ha comunque notizia sicura della comparsa di un grado di cavalieri d’Oriente o della Spada, che già nel 1756 davano vita a Parigi ad un Consiglio Sovrano dei Cavalieri d’Oriente. Il grado di Gran Commendatore del Tempio o Sovrano Commendatore del Tempio di Gerusalemme, a sua volta, era praticato a Lione verso il 1762, mentre il più antico rituale manoscritto del grado di Scozzese Trinitario risale al 1765. Nel 1766-1767 il citato conte di Clermont conferiva il gradi di Rosa-Croce, i cui rituali, al pari di quello di Kadosh, esistevano già nel 1765. Ma prima ancora, nel 1761, i fratelli di Lione dichiaravano di conoscere il grado di cavaliere dell’Aquila, del Pellicano, di sant’Andrea o Massone di Héredon, cioè di Rosa-Croce. Quanto al grado di Grande Scozzese di sant’Andrea o Cavaliere del Sole, Gran Maestro della Luce, si tratta di un quinto e ultimo grado dell’Ordine della Stella Fiammeggiante creato dal barone de Tschoudy nel 1766. Del grado di Kadosh, con il quale veniva per la prima volta espressamente rivendicata un filiazione dall’Ordine del Tempio, si ha presenza certa in Germania fin dal 1756 ed in Francia, a Parigi, già dal 1761-1762, mentre con il nome di Grande Ispettore, Grande Eletto veniva citato dai liberi muratori di Metz nel 1761”. [xii]

“Studi più recenti – scrive Natale Mario Di Luca – hanno dimostrato, …, l’esistenza di «Scotch Masons» di “«Scotch Master Masons» o ancora di «Scott’s [Master] Mason’s Lodges» in Inghilterra e in Irlanda fin dagli anni 30 del XVIII secolo”. [xiii]

Il grado di Sublime Principe del Real Segreto fa la sua prima apparizione soltanto nel 1768.

“Un’altra opera «non autorizzata» del 1746, Les Franc Maçons Ecrasès – aggiunge Di Luca – , esplicitamente menzionava gradi superiori sotto il nome di Architetti Scozzesi e riportava il rituale di iniziazione al grado di Maestro Aspirante Scozzese, il quale impugnava una spada. Si tratta di strumento ben diverso da quelli di mestiere e ricollegabile ad uno status cavalleresco e/o nobiliare, che può evocare la storia favolosa della libera muratoria tratteggiata da Ramsay nel Discours”. [xiv]

 Il mito templare

Il mito templare presente nella formazione dei cosiddetti Alti Gradi, nasce per l’opera di Karl Von Hund, il quale fonda la Stretta Osservanza. Il collegamento con l’Ordine del Tempio è del tutto aleatorio.

Enrico Palmi in proposito scrive che “è da escludere un qualsiasi collegamento ed una qualsiasi discendenza del Templarismo moderno dall’Ordine dei Templari, distrutto e poi abolito nel 1313 con l’editto papale”. [xv] E aggiunge che “l’Ordine dei Templari è stato totalmente distrutto nei contenuti e nelle persone, agli albori del ‘300. Qualunque sua riesumazione non è altro che un’etichetta che si potrebbe appiccicare su una qualsiasi associazione”. [xvi]

Il mito Rosacroce

Il mito Rosa Croce nasce nel 1614, quando a Cassel un libello anonimo indica l’esistenza dell’Onorevole Confraternita dei Rosa Croce. Il libello è un riassunto delle dottrine mistiche quali erano insegnate da Maister Echkart e da Ruysbroeck e rivela una profonda influenza dei mistici del XIV secolo. I documenti Rosa Croce nascono nel Cenacolo di Tubinga, al quale partecipa Johann Valentin Andreae, il quale è ritenuto l’autore dei tesi fondamentali del movimento rosacruciano. Al cenacolo partecipano Johann Arndt (1555-1621), padre spirituale del gruppo, Valentin Weigel (1533-1588) e al gruppo si riferiscono Tommaso Campanella (autore de “La Città del Sole”) e Francesco Bacone (autore de “La nuova Atlantide”). Nel 1623 vengono diffusi dei manifesti a Parigi che rendono nota la presenza dei Rosa Croce. Significativi parallelismi indicano che il mito di Chriastian Rosencreutz attinge alle vite e alle opere di alcuni mistici come Gioachino da Fiore e Tommaso da Kempis (1380-1471), il quale ebbe una grande influenza su Johnann Arndt, padre spirituale del gruppo di Tubinga e visse approssimativamente nel periodo assegnato a Christan Rosencreutz (1378 secondo il mito). Nel mito si notano anche influenze paracelsiane (Paracelso 1493-1541).

“Questi uomini – scrive Paul Arnold -, la cui personalità non è più completamente enigmatica per noi, hanno attinto a piene mani nella vita e nelle opere di Gioacchino da Fiore, di Echkart, di Tauler, forse di Rulman Merswin da Strasburgo, sicuramente da Ruysbroeck, di Groote, di Tommaso da Kempis, poi di Paracelso: da questi scritti hanno spigolato tutti gli elementi del mito e della dottrina illuministica di Christan Rosencreutz, la cui idea originaria appartiene senza dubbio ad Andreae: in un’epoca di inquietudini, di speranze e di terrori apocalittici, essi tentarono , usando una mistificazione, di dar vita ad un movimento di riforma spirituale di penitenza e di illuminazione che avrebbe anticipato la venuta dello Spirito Santo”. [xvii]

Nella compagnia di Johann Valentin Andreae “si incontrano tutti i partigiani di un movimento di pensiero che si è espresso anche tramite i manifesti rosacrociani. Era una corrente di opinione che si opponeva all’ambiente ufficiale dell’ortodossia luterana e attirò su Andreae e i suoi intimi amici le accuse di eresia che furono mosse alla Fama”.[xviii]

“Riassumendo possiamo dire – scrive in proposito Paul Arnold – che la Confraternita, se Confraternita c’è stata, o in ogni caso la filosofia rosacroce e il mito di Christian Rosencreutz non sono anteriori ai primi anni del XVII secolo, e sono stati elaborati probabilmente tra il 1602 e il 1612”.[xix]

Élus Cohen e Martinisti.

Willermotz, mercante di Lione, nel 1763 aveva fondato a Lione il Capitolo dei cavalieri dell’Aquila Nera, con tendenze ermetiche e rosacrociane. Willermoz, così come Louis Claude de Saint Martin era allievo di Martinèz de Pasqually (1727-1774) mistagogo e teurgo, il quale nel 1760 aveva preso a iniziare adepti in una Loggia Josuè e, successivamente, dopo aver fondato un capitolo denominato Tempio degli Eletti Cohen, nel 1767 aveva fondato l’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo. Martinèz de Pasqually vantava il possesso di patenti avute dal padre, il quale le avrebbe avute da Ramsay. Il gioco perverso delle patenti è uno dei maggiori elementi corrosivi della Massoneria.

Jean Baptiste Willermoz darà vita al Rito Scozzese Rettificato, discendente diretto del rito della Stretta Osservanza templare fondato nel  1756 dal barone Krl Gotthelf von Hund, ne ha assunto molti dei simboli ed i principi cavallereschi e cristiani.

Le basi ed i rituali del regime scozzese rettificato vennero messi a punto durante il Convento di Lione (detto anche convento delle Gallie) il 25 novembre 1778.

Il 10 dicembre nascono i Chevalier Bienfaisants de la Cité Sainte. Un altro Convento strutturante il rito è quello di Wilhelmbad del 1782.  Furono infatti adottati due codici: il “Codice massonico delle logge riunite e rettificate” (in francese: Code maconnique des loges réunies et rectifiées de France) ed il “Codice generale dei regolamenti dell’ordine dei cavalieri della Città Santa”. Ancora oggi questi documenti sono il fondamento di tutti i gran priorati del regime scozzese rettificato nel mondo.

Tra il 1774 e il 1776 Willermotz chiama a Lione le teste pensanti dell’Ordine degli Élus Coen, tra i quali Saint Martin, il quale elabora una teosofia cristiana. I Martinisti (non alchimisti e non ermetici) si fanno portatori di magismo teosofico.

L’Ordine degli Illuminati

 Il primo maggio 1776, organizzato da Adamo Weishaupt sulla base di un modello gesuitico (la Compagnia di Gesù era stata sciolta nel 1773), nasce l’Ordine degli Illuminati e nel 1777 Weishaupt è ricevuto massone a Monaco. L’Ordine, dai caratteri più politici che religiosi, contrastato dai Rosacroce, ebbe il favore della corrente illuministica della Stretta Osservanza, la quale era alla ricerca di un progetto massonico da opporre ai Martinisti e guardava agli illuminati con la mediazione di Knigge, il quale aveva come riferimento il Paraguay gesuitico e pensava a stati modello nelle Indie Occidentali: una Nuova Atlantide, contro il dispotismo, che suscitò l’adesione e l’interesse di uomini come Filangieri, Franklin, Alfieri. Tra i membri dell’Ordine troviamo: Goethe, Herder, Martens, Mirabou, Robespierre, Lavoisier.

L’America per Alfieri e Knigge come per Filangieri era il luogo dove fondare comunità massoniche e donde partiva la condanna del dispotismo o la pratica iniziativa del riscatto morale e politico dell’umanità.

Tra gli illuminati troviamo il padre del giacobinismo meridionale, l’abate Jerocades (Antonio) di Tropea, il quale prese le patenti dalla Loggia Madre Saint Jean d’Ecosse di Marsiglia.

Dalla sua iniziativa nascono i club giacobini che coinvolgono il cosentino Ignazio Caja e Francesco Saverio Salfi (contribuirà a fondare la massoneria a Brescia) e poi a Napoli Franco De Rhône, docente di francese alla Nunziatella, Teodoro Monticelli, Troiano Odazi, il conte Ruvo, Ettore Carafa, Niccolò Piccinini, Cestari padre De Riso, padre Mattei, padre Battiloro, padre Orsi, Giuseppe Abbamonte, De Filippis, Francesco Sabatini, Michele Gasson, i Fratelli Serra di Cassano, Giovanni Pecker, Raimondo Grimaldi.

In America oltre al Rito Scozzese ripartirà anche il laicismo “francese” dei nuovi riti egizi.

Nel Settecento il panorama europeo offre una quantità di iniziative paramassoniche, avviate da sedicenti possessori di patenti o di tradizioni varie, le quali tendono ad appropriarsi della base massonica tradizionale per piegarle, sostanzialmente, ad una declinazione cattolica, in funzione anti inglese, la cui Massoneria, dal 1717, era stata colonizzata dai protestanti.

La piramide scozzese, come scrive Vincenzo Soro, “rappresenta la fusione organica dei vari sistemi di Alta Massoneria formatisi nel secolo XVIII dal ceppo originario della Madre Loggia di Kilwinning in Scozia, attraverso al centro della Tradizione mistico-ermetica dei Rosa Croce”. [xx]

Segue

[i] Documenti fondamentali della Massoneria a cura di Natale Mario Di Luca

[ii] Documenti fondamentali della Massoneria a cura di Natale Mario Di Luca

[iii] Charles W.Leadbeater, La Massoneria e gli antichi misteri, Atanor

[iv] Umberto Gorel Porciatti, Simbologia massonica-Gradi Scozzesi, Atanòr

[v] Documenti fondamentali della Massoneria a cura di Natale Mario Di Luca

[vi] Il verbo da cui nasce, dokêin, significa ‘sembrare’. Certo, diventa poi il parere definitivo, il decreto, e col cristianesimo l’articolo di fede.

[vii] Arturo Reghini, I numeri sacri, Atanor

[viii] Giamblico, La vita pitagorica, Bur

[ix] Giamblico, La vita pitagorica, Bur

[x] Premessa di Al Chung-liang Huang a Alan W.Watts, Il Tao: la via dell’acqua che scorre, Ubaldini Editore

[xi] Umberto Gorel Porciatti, Simbologia massonica-Gradi Scozzesi, Atanòr

[xii] Documenti fondamentali della Massoneria a cura di Natale Mario Di Luca

[xiii] Documenti fondamentali della Massoneria a cura di Natale Mario Di Luca

[xiv] Documenti fondamentali della Massoneria a cura di Natale Mario Di Luca

[xv] Enrico Palmi, Templari e Rosacroce, Atanor

[xvi] Enrico Palmi, Templari e Rosacroce, Atanor

[xvii] Paul Arnold, Storia dei Rosa Croce, Bompiani

[xviii] Paul Arnold, Storia dei Rosa Croce, Bompiani

[xix] Paul Arnold, Storia dei Rosa Croce, Bompiani

[xx] Vincenzo Soro, Il Gran Libro della natura, Atanòr, citato in Umberto Gorel Porciatti, Simbologia Massonica – Gradi Scozzesi, Atanòr

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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