di Silvano Danesi
Nel 1747 nasce in Francia un rito forestale misto di Feundeurs e Feundeuses (anche il Druid Order lo fu alla sua nascita).
I rituali di Monsieur de Beauchesne sono estremamente paganizzanti e non contengono alcuna connotazione giudaico cristiana. L’invocazione si fa al Profeta delle Foreste. La riunione avviene al centro della Foresta del Re.
I riti detti di Beauchesne non furono inventati da lui ma, secondo la tradizione carbonara, trasmessi da un responsabile delle Acque e delle Foreste della Contea di Eu. “I rituali – scrive Blanchet – provengono da una tradizione ancestrale delle foreste situate tra Caen e Rouen, ove un vetraio, di nome Courval, impiegò un gran numero di forestali per alimentare i forni, ma anche per ottenere felci da bruciare, indispensabili per la fabbricazione del vetro. La regione di Fougères ha avuto un’attività analoga durante i secoli”. I riti forestali si diffusero rapidamente, nonostante la scomunica comminata con la Bolla Provida nel 1751.
Proviamo ad analizzare gli indizi fornitici dalla tradizione carbonara.
Eu è nell’Alta Normandia, nella regione della Senna Marittima. Le felci in francese sono fougères. La regione di Fougères è, dunque, la regione delle felci. Tra Fougères e Chartres c’è, ancora oggi, una vasta foresta entro la quale, a 45 chilometri da Chartres, c’è Thiron Gardais. Un’altra Thiron (Bréval) è a 70 chilometri da Chartres nei pressi di un’altra foresta.
Eu è a 40 chilometri da Abbeville, patria del fondatore dei monaci Tironianensi o Tironesi. Abbeville era possedimento dell’Abbazia di Saint Riquier, un complesso architettonico ubicato a Saint-Riquier (località nota in antico col nome romano di Centula, francesizzato in Centule).
L’abbazia originò probabilmente da una prima chiesa dedicata a Maria, edificata da san Ricario nel terzo decennio del VII secolo sulle proprietà di famiglia; la comunità che si sviluppò attorno a questo primo nucleo poté godere subito delle rendite delle terre circostanti, in seguito aumentate da ulteriori donazioni.
Non si conosce la regola monastica originariamente prescelta dal fondatore. Tuttavia è probabile che l’influenza dei suoi padri spirituali, morti a Centula secondo il cronista Hariulfo di Oudenbourg, orientasse Ricario verso la regola colobaniana e che solo in seguito la comunità abbia aderito alla regola benedettina.
Siamo, dunque, in presenza dell’influenza del monachesimo celtico e, conseguentemente, del cristianesimo celtico, le cui connessioni con la corrente esoterica cristiana dei giovanniti sono state ampiamente accertate.
Come ho scritto nel mio “Le radici scozzesi della Massoneria: “Nei pressi di Chartres, in una foresta conosciuta con il nome di Tiro, il monaco benedettino Bernard d’Abbeville (1050-1118), meglio conosciuto come fondatore dell’ordine dei Tironianensi, nel 1109 stabilì l’Abbazia della Santa Trinità di Tiron. Bernard, dopo aver vissuto tre anni da eremita nella foresta armoricana di Craon (nei pressi di Ballots Nayenne, vicino a Rennes), si fece paladino di un ritorno al cristianesimo delle origini, molto vicino al cristianesimo di tipo celtico-culdeo largamente diffuso, specie in Scozia”.
La scuola di Tiro
I monaci tironianensi diventarono celebri per le loro capacità di costruttori. A Tiro si formarono migliaia di fabbri, architetti, artigiani. Abbiamo così, vicino a Chartres, una scuola che fu il principale centro di formazione muratoria del XII secolo. Ed è ai monaci tironianensi, costruttori di Chartres, che Davide, discendente di Mac Alpin e fondatore del Regno feudale di Scozia nel 1124, assegnò l’incarico di costruire cattedrali in Scozia e, tra queste, l’abbazia di Kilwinning.
È forse questa la Tiro alla quale si riferisce la leggenda massonica di Hiram, coperta da una narrazione biblica?
Tiro potrebbe derivare dal latino, con il significato di “iniziato, apprendista, novizio”. Secondo alcuni studiosi ci sarebbe invece un collegamento tra il Tiro della foresta vicino a Chartres e Tir Eoghain in Irlanda, luogo dal quale viene il primo “ma can tsaoir”, che significa “figlio del costruttore”.
In Irlanda, nell’Ulster, c’è la County Tyrone o Contae Thir Eoghaid o anche Owensland, ossia la terra di Eóghan.
Il nome Eóghan (irlandese), Eòghan (scozzese) e nella versione gallese Owain, deriva dal celtico êoghunn, che contiene il prefisso og, dal significato di giovane. Un probabile significato di Eóghan (Owain) è: nato dal Tasso (Taxus baccata) o nato sotto la protezione del sacro Tasso.
Il vetro e la selce
Il riferimento al vetro può avere un risvolto interessante, in quanto a Chartres era attiva una scuola che ha prodotto vetrate capaci di filtrare la luce solare, per creare all’interno della cattedrale l’effetto di una grotta dolmenica.
Il vetro fin dall’antichità è fabbricato con tre ingredienti principali: un vetrificante, la silice, un fondente, soda o potassa sotto forma di solfato o carbonato, e uno stabilizzante, la calce.
Questi tre elementi finemente triturati e polverizzati, in passato erano posti in un crogiolo in proporzioni variabili e portati alla fusione ad alte temperature. I silicati sono l’elemento principale e si ottenevano direttamente dalla sabbia, oppure da scaglie di quarzo, ciottoli e pietra arenaria. Naturalmente si preferiva la sabbia dato che per gli altri materiali bisognava procedere alla loro frantumazione e triturazione. Poiché la sabbia raggiunge il punto di fusione solo a temperature elevatissime era necessario mescolarla ad altre sostanze che agevolavano questo processo abbassando la temperatura di fusione.
Questi erano gli alcali, che permettevano di fondere la miscela a temperature più basse e di mantenere la massa vetrosa il più a lungo malleabile per rendere più facile la sua lavorazione.
Gli alcali potevano avere origine minerale, come ad esempio la soda contenuta nel nitro, oppure origine vegetale, di più facile reperimento. Gli alcali, perciò, venivano ricavati dalla cenere di alcune piante che, purificate per sublimazione, davano principalmente composti di carbonato di sodio. A seconda che venissero usate piante originarie del Mediterraneo, come la salicornia, si otteneva un fondente sodico, oppure se utilizzate piante boschive, come la felce o il faggio, si ricavava un fondente potassico. L’aggiunta di quantità eccessive di alcali nella mistura, comportava una diminuzione della durevolezza del vetro, aumentandone la solubilità nell’acqua. Per questo venivano usati degli stabilizzatori come l’ossido di calcio che bilanciano l’effetto deleterio degli alcali. Sulla base dei risultati delle indagini chimiche dei reperti archeologici, si è potuto osservare il passaggio dalla fabbricazione di vetri sodici nell’età romana alla fabbricazione di vetri potassici nel medioevo. Tuttavia l’introduzione delle ceneri vegetali nella composizione del vetro non eliminò totalmente l’uso del nitro, che veniva importato dai paesi dell’Oriente.
Il riferimento alla felce ci dà un’indicazione precisa in relazione alla trasmissione tradizionale. Non è un muratore, ma un fonditore, in questo caso un vetraio, a trasmettere la ritualità forestale, ma trasformare la silice in vetro, utilizzando il fuoco del carbone e il fondente derivante dalla felce e, simbolicamente, imitare l’opera dell’albero trasformatore. L’uomo opera trasformando il mondo minerale con l’ausilio del mondo vegetale.
Non mi addentro nei molteplici significati della trasformazione della pietra grezza in vetro (pietra lavorata e trasparente) e nei significati simbolici di questa trasformazione se non per evidenziare il più significativo, che ricorda la trasmutazione del corpo umano in corpo di luce.
Procediamo con l’analisi, prendendo in considerazione le caratteristiche fondamentali del rito di iniziazione di Beauchesne.
Rituale di iniziazione del rito di Beauchesne
Il Cantiere: – Il Padre Maestro è seduto in alto nel cantiere su un grosso ceppo di quercia, e si appoggia col gomito sinistro sulla tavola, il cappello ribattuto e incoronato di foglie di quercia; porta al collo un cordone di seta verde dal quale pende un cuneo di bosso e una pipa a cannello corto; è vestito di un abito di tela. Sulla tavola, si pongono una brocca di vino, del pane secco, e poi pacchettini con cinque soldi dentro, e tazze di terraglia, tanti quanti sono gli assistenti. Questi sono abbigliati tutti come il Padre Maestro, con l’eccezione della corona di foglie di quercia, ognuno con un’ascia in spalla, seduti su una fascina con davanti un ceppo di quercia. Il Cugin del Sorbo e il Cugin del Carpine sono seduti ai due lati della tavola; il Cugino della Quercia e il Cugin dell’Olmo sono in fondo al cantiere, con un’ascia sulla spalla; il Cugin del Sorbo e il Cugin del Carpine stanno di fianco al pane e al vino dell’ospitalità; il Cugin dell’Acero e il Cugin del Frassine sono di fianco al seggio d’onore, che è un ceppo di quercia sul quale è posta una corona sempre di quercia; il Cugin del Faggio sta all’entrata del cantiere, fucile in spalla.
Ricevimento
Un Cugino, vestito normalmente, va a cercare l’aspirante nella capanna dove è stato rinchiuso. Condotto all’ingresso dove si trova di guardia il Cugin del Faggio, l’aspirante si vede minacciato col fucile da quest’ultimo, che gli domanda:
D.- Altolà! Che domandate?
R.- Voglio esser ricevuto Compagno Tagliatore.
D.- Seguitemi!
Il Cugin del Faggio batte allora la diana con due pezzi di legno e grida tre volte:
– All’avvantaggio! Il Cugin dell’Olmo di seguito saluta il Padre Maestro con la sua ascia e annuncia:
– Padre Maestro, c’è qualcuno dei vostri compagni che si è smarrito nel bosco; desiderate che gli vada a portar soccorso?
R.- Cugin dell’Olmo, è il vostro dovere, andate presto e fate ciò che vorreste fosse fatto a voi. Il Cugin dell’Olmo saluto il Padre Maestro con un colpo d’ascia va a vedere cosa succede nel bosco. Il Cugin del Faggio lo scorge e gli dice:
– Buona vita, Cugin dell’Olmo.
– Buona vita! deve rispondere quest’ultimo, che aggiunge:
D.- Chi è quest’uomo?
R.- E’ un Acciarino che domanda di essere ricevuto buon Compagno Tagliatore.
Il Cugin dell’Olmo: – Vado a domandare se si può fare.
Ritorna al cantiere, saluta il Padre Maestro che gli dice:
D.- Buona vita, Cugin dell’Olmo, da dove venite?
R.- Dalla Foresta del Re.
D.- Cosa ci avete trovato?
R.- Un Acciarino che domanda di essere ricevuto Buon Compagno e Cugino Taglialegna.
D.- E’ la sua volontà?
R.- Sì, Padre Maestro.
Il Padre Maestro: – Ammettetelo nel Cantiere. Cugini, lavorate!
Tutti i Tagliatori colpiscono con l’ascia il ceppo di quercia che hanno davanti. L’aspirante è introdotto dal Cugin dell’Olmo, che è interrogato dal Padre Maestro come in precedenza. Il Padre Maestro si rivolge dopo all’aspirante:
D.- Parlate, dunque, bravo giovane: cosa vi porta qui?
R.- E’ il desiderio d’essere ricevuto Buon Cugino e Buon Compagno Tagliatore.
Il Padre Maestro dice allora: – Gridate la vendita!
Il Cugin dell’Olmo prendendo il recipiendario per la mano gli fa fare tre volte il giro del cantiere gridando tre volte: – All’avvantaggio! E salutando con l’ascia ogni volta tutti i tagliatori, che gli rendono il saluto.
Il Padre Maestro: – Bravo giovane, volete proprio essere ricevuto Buon Compagne e Buon Cugino Tagliatore?
R. – Sì, Padre Maestro
D.- Non sarà per curiosità, o per andare a raccontare ad altri i nostri doveri? Badate a quello che state per fare!
R.- No, Padre Maestro.
Il Padre Maestro: – Se voi foste tanto azzardato da tradirci, saranno le nostre asce, le nostre seghe, i cunei, le scuri a vendicarci.
Il Padre Maestro si alza allora con precipitazione, dirige la sua ascia verso la fronte del recipiendario; i Buoni Cugini imitano il suo gesto. Il Padre Maestro ripete:
– Davvero non è per curiosità che siete qui? –
R.- No, Padre Maestro, io vengo solamente per imparare a vivere da Buon Cugino.
Ciascuno riprende il suo posto. Il Padre Maestro si rivolge al Cugin dell’Olmo:
– Dite all’Acciarino di scegliersi un padrino.
Il Cugin dell’Olmo gli consiglia di scegliere il Cugino della Quercia.
– Cugino della Quercia, dice allora il Padre Maestro, l’Acciarino vi prende per suo padrino, ringraziatelo dell’omaggio che vi fa. –
– Se mi è permesso – risponde il Cugino della Quercia.
R.- Quando fate il vostro dovere, vi è permesso tutto. Mostrategli come si accatasta il legno. Il Cugino della Quercia saluta il Padre Maestro e ringrazia l’Acciarino. Poi, fa tre salti di lato arrivandogli accanto, lo guarda e riprende:
– Ecco come si accatasta il legno .
– Gli presenta una scure, gli fa menare tre colpi su un ceppo ruotando il braccio. Per tre volte la lama dell’ascia deve penetrare nella stessa fessura. Poi, fa inginocchiare il recipiendario davanti al Padre Maestro, la mano destra distesa sul pane e la sinistra sul vino dell’ospitalità per prestare il suo giuramento.
Giuramento
Io mi impegno sul pane e sul vino dell’ospitalità a non rivelare nulla dei Doveri dei Buoni Compagni Tagliatori, neppure a mio padre, sotto la pena di essere privato del pane e del vino dell’ospitalità. Consento, se manco alla mia parola d’onore, ad essere spaccato dalle asce dei Buoni Compagni Tagliatori o ad essere divorato dalle bestie selvagge della foresta.
Prestato il giuramento, il Cugin dell’Olmo insegna all’Acciarino a battere la diana, risponde di lui al Padre Maestro e lo fa sedere sul Seggio d’Onore preparato a questo effetto; gli si danno il pane e il vino dell’ospitalità e un viatico di cinque soldi, dicendogli: “Prendete, mangiate, bevete; vi diamo quello che abbiamo, ma di buon cuore; malgrado siamo poveri, tenete, eccovi cinque soldi per tirare avanti .”
L’Acciarino mangia e beve. Lo si pone nel cantiere, un’ascia sulla spalla. Riceve allora dal Padre Maestro il segno, che è di tirar giù la mano destra, le dita serrate, come se si dovesse piantare un cuneo in un ceppo, poi, prendendogli la mano destra, col dito medio disteso, il Padre Maestro gli dice all’orecchio le parole sacre:
“Ferro, Carbone, Acciaio, buona vita e Buon Compagno Tagliatore!”
Il recipiendario rende il segno a tutti i Compagni abbracciandoli.
Il Cantiere è chiuso dal Padre Maestro:
– Buona Vita! Cugini, abbandoniamo l’opera, ecco che arriva la notte . Seguono poi le agapi rituali, a base di zuppa di cavolo: le stoviglie sono di terraglia e i cucchiai di legno. Ciascuno mangia e beve a suo piacimento.
Analisi degli aspetti simbolici.
Anzitutto l’iniziando non vuole diventare un carbonaro ma un “tagliatore”. Tagliatore è una delle derivazioni etimologiche più significative del sostantivo massone.
Tutti stanno seduti o davanti ad un ceppo di quercia.
Il Padre Maestro è una “quercia” ed ha una corona di foglie di quercia.
Ci sono poi:
un Cugin del Sorbo,
un Cugin del Carpine
un Cugin dell’ Olmo
un Cugin dell’Acero
un Cugin del Frassine
un Cugin del Faggio
Quercia, sorbo, olmo e frassine sono alberi che troviamo nella tradizione celtica e nel linguaggio ogamico del quale parlerà l’amico dottor Federico Gasparotti. Questi quattro alberi in gaelico si chiamano duir (la quercia), luis (il sorbo), ailm (l’olmo o abete d’argento) e nion (il frassino) e corrispondono a quattro lettere dell’alfabeto: D, L, A, N. I quattro alberi e il faggio compaiono anche nella Battaglia degli Alberi, il Cad Goddeau del bardo Taliesin.
Altri aspetti simbolici sono inoltre: un cuneo di bosso e una diana, strumento musicale fatto con il legno del bosso e parte della zampogna, il pane, il vino e l’ascia.
La prima considerazione da fare è che il Tempio è una radura entro una foresta reale e che gli iniziati, i “tagliatori”, sono seduti attorno ad un tavolo che nelle iconografie è simile ad un quadrilungo.
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