MASSONERIA, I NODI DELLA TRADIZIONE (4)

Lug 13, 2025 | MASSONERIA, ORDINE, Senza categoria

di Silvano Danesi

Se la Massoneria ritiene di essere un’istituzione iniziatica che accoglie le tradizioni di conoscenza delle eterie iniziatiche che sono esistite e hanno operato nel corso dei millenni, non può essere un club inglese al servizio di Sua Maestà, il quale è anche a capo della Chiesa anglicana.

La Massoneria non è nata nel 1717 ad opera degli Hannover e i suoi fondamentali non sono le costituzioni redatte dal prete protestante presbiteriano scozzese James Anderson e dal ministro della Chiesa anglicana John Theophilus Desaguliers.

La Massoneria, per ritrovare sé stessa, deve fare i conti con i nodi della tradizione iniziatica.

L’anima e le sue facoltà

Nel secondo grado della Massoneria, quello di Compagno d’Arte, si affronta il tema dell’anima e delle sue facoltà.

Tema al quale i filosofi e i teologi dedicano da millenni le loro indagini, ma che oggi acquista una sua possibile valenza scientifica, in quanto un team di ricercatori italiani è riuscito per la prima volta a trasformare la luce in un supersolido, ossia in un materiale unico che possiede una caratteristica sorprendente: la viscosità zero, simile a un superfluido, combinata con una struttura ordinata, paragonabile a quella dei cristalli convenzionali.

Gli scienziati sono riusciti a trasformare particelle di luce in un “cristallo” che scorre come un liquido, ma che è allo stesso tempo un solido: è l’incredibile stato della materia chiamato supersolido.

Un “supersolido” a livello quantistico è uno stato della materia che combina la rigidità strutturale tipica dei solidi con quella di fluire senza attrito dei superfluidi.

Dal punto di vista di una possibile riflessione sull’anima, il supersolido risolverebbe la questione di come possa un corpo di luce (l’anima) mantenere coerenza e, allo stesso tempo, non avendo attrito, durare all’infinito.

In altri termini, quanto hanno fatto gli scienziati del Cnr permette di ipotizzare che la Natura consenta all’essere umano di avere un corpo biochimico (bios), materiale, che ha massa e quindi attrito e un corpo di luce, che non ha massa, non ha attrito e, tuttavia, ha coerenza.

L’annuncio della trasformazione della luce in un supersolido paragonabile ad un cristallo convenzionale mi ha immediatamente riportato alla mente quanto afferma il fisico Carlo Rovelli, quando scrive: “I miti si nutrono di scienza e la scienza si nutre di miti”. [i]

Un corpo di luce è fatto di fotoni, ossia di quanti del campo elettromagnetico. Come può essere che un corpo di fotoni mantenga coerenza in una forma? Come può essere che quanto ci raccontano alcuni miti e alcune tradizioni sapienziali abbia un riscontro scientifico?

Ecco che improvvisamente, con un lampo di luce, la fisica quantistica risponde al quesito.

La creazione di un supersolido di luce rappresenta un entusiasmante punto di partenza per i ricercatori nel campo della fisica quantistica, ma anche un’interessante possibilità di comparare quanto ci consegna la ricerca scientifica con quanto ci ha consegnato la tradizione.

Quello che ci interessa sottolineare è che la luce diventa una sostanza impossibile: rigida come un cristallo ma fluida senza attrito.

Quanto è possibile ottenere in laboratorio lo è in quanto esistono leggi della Natura che lo consentono ed è del tutto possibile che nel grande athanor della Natura universale questo processo di cristallizzazione della luce avvenga, senza che ci sia l’intervento umano.

Un evento del genere dovrebbe suscitare nel corpo massonico, nelle logge, negli ordini che alla Massoneria si rifanno, uno scatto di volontà di ricerca, di messa a punto e di attualizzazione di tutto quanto la Tradizione ci ha consegnato, per metterlo a confronto con questa eclatante novità che, nell’attualità del transumanesimo, rappresenta una riaffermazione della natura una e trina dell’essere umano: corpo, anima e Sé (nucleo intelligente e cosciente). Inoltre, una novità di tal genere apre la possibilità di avvicinarsi al concetto di immortalità in chiave scientifica.

Quale grande impresa per un mondo che si dice iniziatico.

Un approccio filosofico

Proviamo ora ad affrontare la questione dal punto di vista della filosofia nel suo procedere alla definizione della sostanza.

Il termine latino substantia come del resto il termine subjectum è la traduzione del greco hypokeimenon, “ciò che sta sotto”.

Tuttavia nella tradizione filosofica il latino substantia è stato usato piuttosto come traduzione del termine greco ousia, drivante da ousa, participio presente femminile del verbo essere.

Aristotele, nella Metafisica, definisce la sostanza secondo due sensi fondamentali: come sostrato (hypokeimenon) e come essenza (to ti en einai; letteralmente: “che cos’era essere” ciò per cui una certa cosa è ci che è e non un’altra.

Sostanza come essenza dell’essente.

Per quanto riguarda il primo senso Aristotele ritiene che “la forma e il sinolo [siano] sostanza più autenticamente della materia”.

Per quanto riguarda il secondo senso, quello di essenza, Aristotele identifica la sostanza con ciò che è enunciato dalla definizione per genere prossimo e differenza specifica: in questo senso essa non è altro che la forma.

Decartes introduce il concetto di res cogitans, sostanza pensante.

La sostanza pensante, libero spazio di interiorità, viene distinta realmente dalla sostanza estesa (res extensa), pura esteriorità geometrica, e questa distinzione apre alla questione della comunicazione delle due sostanze, risolta da Descartes attraverso il concetto aporetico di ghiandola pineale.

Leibniz ritiene che le sostanze siano create, individuali, infinite per numero e per gradi di perfezione, attive, spirituali e chiamerà queste sostanze spirituali con il termine “monade”.

Ora, dopo la scoperta dei fisici relativa all’ipersolido di luce, possiamo avanzare l’ipotesi che la sostanza, intesa come sinolo (unione) di forma e materia introdotto da Aristotele possa applicarsi al sinolo di forma e luce.

Se così fosse, avremmo una sostanza materiale e una sostanza di luce.

La materia è un’entità provvista di una propria consistenza fisica ed è dotata di peso e di misura. Nella sua unione con la forma si presenza come sostanza.

La sostanza materiale appartiene alla categoria dei fermioni.

La luce, composta di fotoni, non è materia. Un fotone è privo di massa, appartiene alla categoria dei bosoni e, poiché non decade spontaneamente, la sua vita è infinita.

Se consideriamo l’anima come corpo di luce, la vita infinita del fotone significa vita infinita dell’anima.

Se il ragionamento ha senso, siamo di fronte alla prova scientifica della nostra immortalità.

Bella sfida per un mondo che si ritiene iniziatico.

Cosa si intende per anima?

Sorge a questo punto l’inevitabile domanda: cosa è l’anima?

Nel tempo, il concetto di anima è stato compattato da un sincretismo che ha reso difficile coglierne l’autentico significato. Meglio: gli autentici significati.

Vediamo, pertanto, di “scompattare l’anima”, rendendo evidenti e comprensibili le sue componenti in base a quanto ci consegna la tradizione.

Come scrive R.B Onians, “a partire dal V secolo a.C. i Greci avevano radicalmente mutato e confuso le proprie concezioni di psiché e týmos al punto che il termine psiché, dall’originario significato di anima vitale aeriforme specialmente associata alla testa, includeva ormai anche il týmos nel petto; a sua volta l’originaria identità del týmos con il respiro viene offuscata”. [ii]

Proseguendo in questa riflessione tenterò, pertanto, di scompattare l’anima nei suoi significati, riferendomi ai tre gradi dei quali si compone l’Ordine massonico.

L’iniziato, al primo grado, ha tre anni e nell’antico Egitto il tre ha significato di plurale. Avere tre anni ha, pertanto, il significato profondo di essere coscienti di esistere nel molteplice.

I metalli sono metallaghé, dal significato di molteplice, e sono lasciati alla vita profana, ossia fuori dal Tempio, quando l’iniziando si appresta ad avviarsi lungo il cammino che porta ad Apollo, ossia ad a-polloi, all’archetipo della presa di coscienza che porta a differenziarsi dalla moltitudine inconsapevole, per guardare dentro di sé e riconoscersi come unità trina, dove il plurale è costituito da: corpo, anima naturale o corpo vitale e anima spirituale, o sede del Sé, un tempo definito come Daimon.

Nel linguaggio corrente tale distinzione è resa con: corpo, anima, spirito.

L’Apprendista prende atto dei mattoni essenziali costituenti il Tempio dell’uomo e non conosce le regole formali dell’architettura. Il materiale che ha davanti è ancora pietra grezza.

Dell’anima naturale troviamo menzione nel rituale del secondo grado, laddove è scritto che “l’anima, in fatto di sensi, non ne possiede un numero fisso e determinato. Essa dispone dei cinque organi che il corpo pone a sua disposizione puramente per conoscere l’esterno e prenderne possesso”. Nel testo è scritto anche di “facoltà” dell’anima. La facoltà, dal latino facultatem, derivante dal verbo facere, è virtù naturale ed è una proprietà naturale per la quale il soggetto che ne è fornito è capace di produrre effetti, con sensi che non sono restringibili al numero cinque, ossia ai sensi del corpo.

Nel secondo grado l’iniziato ha cinque anni e il cinque è numero pitagorico che è connesso con la proporzione aurea, ossia con un fattore essenziale di quel campo di forma che è l’anima naturale, proiezione di un’anima “spirituale” che racchiude la vera essenza dell’essere umano.

Come oggi ci spiegano la fisica e la biologia, all’interno e intorno all’evento essere umano uno schema vibratorio di attività (campo morfico) lo organizza, lo mantiene in equilibrio e interagisce con gli altri campi del sistema.

Secondo la fisica quantistica, infatti, l’essere umano corporeo, come ogni realtà materia esistente, è un evento.

Un evento, spiega Carlo Rovelli, “è un interagire momentaneo di forze, un processo che per un breve istante riesce a mantenersi in equilibrio simile a se stesso”. [iii]

“Le unità semplici nei termini delle quali comprendere il mondo –scrive Carlo Rovelli -non stanno in qualche punto dello spazio. Sono – se ci sono – in un dove ma anche in un quando. Sono spazialmente ma anche temporalmente limitate: sono degli eventi” e anche “le «cose» che più sembrano «cose» non sono in fondo che lunghi eventi”. [iv]

Gli organismi ad auto-organizzazione, come gli esseri umani, sono unità morfiche e la loro interezza “dipende da un campo morfico organizzativo. […] Questo campo è all’interno e intorno al sistema che organizza ed è uno schema vibratorio di attività che interagisce con i campi elettromagnetici e quantistici del sistema”. [v]

Il Campo è una configurazione che descrive tutte le particelle presenti in un sistema.

La scintilla della vita, afferma Paul Davies, è “l’organizzazione dell’informazione […]. La complessità biologica è una complessità istruita e, per usare un’espressione moderna, basata sull’informazione”. [vi]

“La chiave della biogenesi – scrive Davies – non risiede nella chimica, ma nella formazione di una particolare architettura logica e di organizzazione dell’informazione”. [vii]

Il numero cinque, pari agli anni dichiarati dal Compagno, non riguarda i suoi cinque sensi, ma quella stella a cinque punte che è simbolo evidente del numero aureo, ossia del numero morfogeneticamente dominante in natura, ove i campi di forma che organizzano l’informazione possono esistere in quanto compresi nello spazio tempo, ossia nel campo gravitazionale G.

Il Compagno acquisisce la consapevolezza che il proprio corpo è un evento dinamico che esiste in quanto un campo di forma (anima naturale) lo mantiene stabile e in quanto è luogo che consente l’attività degli altri campi costituenti l’insieme auto-organizzante del vivente.

Il Compagno conosce sé stesso come un Mastro Costruttore del Tempio dell’Uomo.

Se lo rapportiamo alla cultura egizia, questo campo di forma o anima naturale, lo possiamo riferire al Ka, al quale corrispondono le Hemsut, tradotte da Donadoni con “situazioni”. [viii]

Cos’è una situazione? È la circostanza in cui si verifica un evento, il complesso degli elementi concreti con cui ha origine la condizione reale di una cosa.

Il Ka e le sue corrispondenti Hemsut sono dunque la circostanza in cui si verifica un evento, ossia l’intreccio di campi costituenti il vivente organizzato dal campo di forma.

Che sia il Ka l’intreccio dei campi costituenti il vivente è chiaro in quanto è scritto nel Libro dei morti, al cap. CV, dove si legge: “Salve, o mio Ka, o mia durata di vita”.

Un concetto simile è espresso nella filosofia greca dall’Aion, il midollo spinale, il fluido vitale, ma anche la durata della vita.

La tradizione ci consegna elementi importanti di riflessione in merito, che ci fanno anche intendere quanto idee antiche abbiano oggi riscontri scientifici.

Dalla Grecia antica ci giunge anche il concetto di Týmos, di natura aeriforme e definito anima-sangue: principio vitale connesso con le Frénes, ossia con il complesso polmoni-cuore.

Il Týmos è l’attività respiratoria, ossia uno degli elementi fondamentali dell’attività neghentropica con la quale il vivente mantiene la propria stabilità. L’equilibrio dinamico conserva la permanenza dell’evento acquisendo neghentropia ed esportando entropia e per farlo un organismo vivente lavora. [ix] Ecco il motivo per il quale il lavoro è un dovere sacro dell’essere umano.

Le Frénes, per gli antichi Greci, sono la sede dell’Io e della coscienza. Ne è testimone il gesto di porre una mano sul petto quando si esterna il proprio Io.

Acquisita la consapevolezza delle regole che presiedono all’architettura del Tempio dell’Uomo, divenuto capace di applicarle nella realtà degli eventi, divenuto Mastro Costruttore, il Compagno aspira ad essere progettista, capace del progetto, ossia dell’azione di “gettare avanti”, qualità propria del Grande Architetto dell’Universo, ossia del Logos.

Qui il suo proponimento presuppone una sua trasformazione sostanziale.

La fisica ci consegna una visione della realtà come di un campo informativo semantico e considera l’informazione semantica, ossia significante, come il fondamento del tutto, in quanto l’in-formazione, come l’ha definita David Bohm, attiva un processo che “forma” il ricevente.

Se all’interno e intorno all’evento essere umano uno schema vibratorio di attività (campo morfico) lo organizza, lo mantiene in equilibrio e interagisce con gli altri campi del sistema e se è l’informazione che attiva un processo che forma, possiamo dire che l’Essenza, in quanto in-formazione, attiva un processo che forma la Sostanza, ossia agisce determinando eventi.

Essendo l’essere umano un evento (insieme di eventi), possiamo dire che la sua Essenza forma la sua Sostanza, dando origine ad uno Schema (campo morfico) che interagisce con altri campi, mantenendo il sistema in equilibrio.

In questo processo informazione-forma-sostanza, la forma, in quanto schema, campo morfico, è l’elemento stabilizzante l’evento e pertanto la forma dell’essere umano, che è esterna e interna, ha un’importanza determinante per l’equilibrio del sistema.

Le geometrie del corpo umano e le leggi che ad esse sono relative hanno, pertanto, una rilevanza primaria per la stabilità, l’equilibrio e, conseguentemente, per lo stato di salute, dello stesso.

Le geometrie esterne rispondono in gran parte al numero aureo Ø, mentre alcune delle geometrie interne sono frattaliche.

Una struttura frattalica riguarda, ad esempio, i vasi sanguigni, i polmoni e i neuroni.

La teoria dei frattali, elaborata da Mandelbrot, è alla base di una visione ologrammatica dell’universo.

 

[i] Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi

[ii] R.B.Onians, Le origini del pensiero europeo, Adelphi

[iii] Carlo Rovelli, L’ordine del tempo, Adelphi

[iv] Carlo Rovelli, L’ordine del tempo, Adelphi

[v] Rupert Sheldrake, Le illusioni della scienza, Urra.

[vi]Paul Davies, Da dove viene la vita, Mondadori.

[vii] Paul Davies, Da dove viene la vita, Mondadori

[viii] Sergio Donadoni, Testi religiosi egizia a cura di, Utet

[ix] Paul Davies, Da dove viene la vita, Mondadori

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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