RIFLESSIONI SUL LÓGOS

Apr 19, 2023 | FILOSOFIA

Nell’immagine Eraclito

Nel Prologo del Vangelo di Giovanni si legge:

“In Arché era il Lógos,

e il Logos era presso Theón,

e  Theós era il Lógos.

Egli [il Lógos] era in Arché presso Theón:

tutto è stato fatto per mezzo di lui [il Lógos],

e senza di lui [il Lógos] neppure una delle cose create è stata fatta.

In lui [il Lógos] era la vita [zoé, vita naturale universale]

e la vita [zoé] era la luce degli uomini;

la luce risplende fra le tenebre, [σκοτια, buio]

ma le tenebre non l’hanno ricevuta”.

La prima questione che si pone riguarda la preposizione in (ἐν in greco) che si usa per indicare un’idea di collocazione, ingresso o immersione di qualcuno o qualcosa all’interno di uno spazio reale o figurato (ἐν in greco è: in, sopra, in mezzo, fra, presso, davanti, in presenza).

Il Lógos è immerso nell’Arché, in un tempo senza tempo (αἰών – aion), tempo assoluto e immobile, anche Ouroboros, che è distinto da kronos, il tempo delle cose, ma αἰών – aion è, per alcuni linguisti, anche “forza vitale”.

Pierre Chantraine, linguista e grecista francese, individua il significato originario di αἰών – aion nella nozione di “forza vitale”, individuando nel tema arcaico αἰ- un collegamento con l’indoeuropeo ricostruito *ai-w- ad esprimere la “forza vitale”.

Quell’in, pertanto, è la forza vitale dell’Arché, nella quale è immerso il Lógos, il quale è presso se stesso in quanto è theós.

Il testo greco è: “En archê ên ho Lógos, kai ho Lógos ên pros ton Theón, kai Theòs ên ho Lógos”.

Il soggetto è il Lógos, mentre Theós è il suo predicato. Theós ha il significato di Dio e più estesamente di divinità.

Conseguentemente il Lógos è “divino”.

A questo primo significato di Theós se ne deve aggiungere un altro, relativo all’essere attivo, in movimento.

In un frammento di Sesto Empirico (II-III secolo d.C.) relativo al De philosophia di Aristotele e in un passo dell’apologia Ad Autolico di Teofilo di Antiochia (II secolo d.C.) – l’idea di divinità viene accostata all’ordine e al movimento della volta celeste. Per Aristotele, scrive Sesto Empirico, l’origine della nozione di dio è duplice, derivando «da ciò che accade nell’anima e dai fenomeni celesti». Il legame tra la divinità e il movimento regolare dei pianeti sarebbe testimoniato, secondo Teofilo, anche da un punto di vista etimologico: «È chiamato Dio (Theós) perché ha fondato tutte le cose sulla propria stabilità e per il (significato di) théein […] correre, essere in movimento, essere attivo».

Sesto Empirico scrive: “Aristotele dice che la nozione degli dei ha negli uomini una duplice origine, da ciò che accade nell’anima e dai fenomeni celesti. Più precisamente, da ciò che accade nell’anima in virtù dell’ispirazione e del potere profetico, propri di essa, che si producono nel sonno. Quando, infatti, egli dice, nel sonno l’anima si raccoglie in se stessa, allora essa, assumendo la sua vera e propria natura, profetizza e presagisce il futuro. Tale essa è anche allorché, nel momento della morte, si separa dal corpo. E quindi approva il poeta Omero per aver osservato questo: rappresentò infatti Patroclo che, nel momento di essere ucciso, presagì l’uccisione di Ettore, e Ettore che presagì la fine di Achille. Da fatti di questo genere, egli dice, gli uomini sospettarono che esistesse qualcosa di divino, che è in sé simile all’anima e più di tutte le altre cose è oggetto di scienza. Ma questa convinzione è nata anche dai fenomeni celesti: vedendo infatti di giorno il sole compiere il suo corso, e di notte l’ordinato movimento degli altri astri, ritenevano che un qualche dio fosse causa di tale movimento e ordine. In tal modo dunque dice Aristotele”. 

Teofilo di Antiochia scrive a sua volta: “Egli è senza principio poiché non è stato generato; è immutabile poiché è immortale. È chiamato Dio (Theós) perché ha fondato tutte le cose sulla propria stabilità e per il (significato di)  théein. Théein significa correre, essere in movimento, essere attivo, nutrire, provvedere, governare e dare la vita a tutte le cose. È Signore perché egli stesso è prima di tutte le cose; demiurgo e creatore perché egli stesso ha creato e fatto ogni cosa; altissimo perché egli stesso è al di sopra di tutto; onnipotente perché egli stesso domina ogni cosa e la contiene. La sommità dei cieli e la profondità degli abissi e gli estremi confini dell’universo sono nelle sue mani e non esiste luogo dove egli riposi. I cieli sono sua opera, la terra è sua creazione, il mare è sua fattura; l’uomo è sua forma e sua immagine; il sole, la luna e le stelle sono suoi elementi, creati per (dare) segni, tempi stabiliti, giorni, anni; per aiutare e servire gli uomini. E Dio creò ogni cosa dal nulla affinché attraverso le opere si conosca e si comprenda la sua grandezza”.

Il vocabolo theós deriva dunque dalla sostantivazione del verbo théein.

Pertanto il Lógos, essendo Theós, è movimento, ma anche attività di nutrimento, di governo e di dare la vita.

Il Lógos è potere improntante e determinativo dell’Arché che agisce, inducendo un correre verso l’evidenza, ossia un manifestarsi (uscire alla luce), di ciò che è tenebroso, un distendersi ordinato di ciò che è racchiuso e caotico.

Anche la traduzione italiana con “Verbo” ci consegna l’idea dell’azione. Il verbo, infatti, nella frase è l’azione del soggetto.

In questa accezione il Lógos è demiurgo.

Demiurgo è vocabolo greco composto di démios, popolare, pubblico (derivato di dêmos popolo), ed érgon lavoro.

Il greco érgon è alla base di enérgeia ‘forza in azione’ (opposta a dýnamis ‘forza in potenza’).

Il vocabolo greco energheia è composto di en intensivo e ergeia, a sua volta da érgon opera, fatto, azione; anche energés, efficace, attivo e, ancora, da energós, in atto di operare.

Lógos è parola dai molti significati.

Eraclito (Fr. DK22B50): “per chi ascolta non me ma il lógos, sapienza è intuire che tutte le cose sono Uno, e l’Uno è tutte le cose”.

In questo caso, fa notare Angelo Tonelli[1], lógos “indica il flusso degli opposti e ciò che li unifica”, in quanto tutte le cose sono Uno, ma anche ciò che li divide, in quanto l’Uno è tutte le cose.

Interessante la nota relativa a intuire, reso con εἰδέναι (eidenai) che Angelo Tonelli ci ricorda significare “conoscere per immagini” (ἰδ).

Nel Frammento DK22B1Eraclito afferma: “Ma questo lógos che è, gli uomini non lo comprendono mai, né prima di porgervi orecchio, né dopo averlo ascoltato. Anche se tutte le cose sorgono secondo esso, somigliano a coloro che non hanno esperienza, quando sperimentano parole e opere quali vado esponendo, io che distinguo ogni cosa secondo la sua origine, e la manifesto come é. Ma gli altri uomini non si accorgono delle cose che fanno da svegli, così come dimenticano quello che fanno dormendo”.

Notare come il Vangelo di Giovanni sia debitore di questo frammento eracliteo. Anche Giovanni, infatti, scrive nel Prologo che “il mondo non lo ha riconosciuto”.

Commenta Tonelli: “Il lógos – che – è, cioè la trama nascosta che fonda il mondo fenomenico e attraverso il mondo fenomenico si mostra e al quale spetta il predicato dell’essere come segno distintivo della sua sostanzialità, è ipso facto presente dentro tutte le cose: come il Tao, le pervade”.

Nel Frammento DK22B115 Eraclito afferma: “è dell’anima un lógos che accresce se stesso”.

Commenta Tonelli: “Qui lógos significa tensione «espressiva» implicita nella natura stessa dell’anima […]. E tale tensione «espressiva» si manifesta nella tendenza, propria dell’anima, a moltiplicare le proprie risonanze e immagini in una progressione pressochè infinita, secondo un inesausto ritmo generativo di mondi”.

Non è difficile notare il debito che il Vangelo di Giovanni ha nei confronti di Eraclito.

E’ del tutto evidente che quello che i massoni chiamano il Grande Architetto dell’Universo è l’aspetto attivo e realizzativo dell’Arché, ossia un architetto, un artefice.

Architetto, dal greco architèkton è composto da archée tèk-ton, artefice, che tiene alla radice taksh, fare, comporre, digrossare, da cui il sanscrito takhsa, legnaiolo, takhs-anam il digrossare, l’ascia e il greco teich, fabbricare, produrre.

Un Grande architetto è il capo degli artefici o l’artefice per eccellenza: il Demiurgo.

Sin qui abbiamo un Principio (Arché), la cui azione è un’attività di vita, di nutrimento, di governo. Abbiamo un’energia, il Lógos come Theós e una Dýnamis, ossia il Lógos quando è presso di sé nel Principio.

Cosa accade quando la potenza si determina nell’atto manifestativo?

C’è, come ci spiega Carlo Rovelli, [2] “qualcosa” che chiamiamo “campo” che consente di trasportare la forza: campo elettrico (luce), campo magnetico, campo gravitazionale.

E qui facciamo i conti con il concetto di “forza”.

Scrive Boris de Rachewiltz che “H.Bonnet osserva che l’idea del dio nell’antico Egitto ha perennemente oscillato tra due poli, il primo governante l’orientamento mentale che presta al dio una forma umana e la situa nell’ambiente terrestre e sociale, il secondo che serve da attrazione alle correnti di idee raffiguranti le divinità come una «forza» con diverse manifestazioni, un fluido capace di circolare e di assumere varie forme; conclusioni queste alla quali giunse anche J.Spiegel”.[3]

Nella prima parte del Prologo abbiamo pertanto, in codice, una forma potenziale (dýnamis) che si attiva (energia) in un flusso di opposti che agisce in campi.

Il Lógos, come affermano gli stoici (Zenone), è la legge razionale che governa il tutto; è il “criterio” fondamentale, ossia è il fondamento dal quale derivano tutti i criteri; è la legge (la Regola, Brihat-Ritam, Brighit-Recht). E’ quella legge unica e fondamentale che vanno cercando i fisici attuali con la Teoria del tutto (theory of everithing) che tenta di trovare il campo unificato, l’equazione che mette assieme, in un’unica formula, le interazioni fondamentali.

Max Guilmot scrive che subire un’iniziazione significa, alla fine del percorso, “vedere in faccia lo splendore stesso della forza vitale”. [4]

Dante così ce lo presenta: “O luce etterna che sola in te sidi,/sola t’intendi, e da te intelletta/e intendente te ami e arridi!”. (Paradiso canto 33).

© Silvano Danesi

 

 

 

[1] Eraclito, Dell’Origine, a cura di Angelo Tonelli, Feltrinelli

[2] Carlo Rovelli, Buchi Bianchi, Adelphi

[3] Boris De Rachewiltz, Egitto magico religioso, Fratelli Melita

[4] Max Guilmot, Iniziati e riti iniziatici nell’antico Egitto, Ed. Mediterranee

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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