di Silvano Danesi
Nel precedente articolo riguardante gli echi gnostici nel Rito scozzese abbiamo affrontato la figura dello Straniero nel (6°) 9° grado del Rito Scozzese detto «Cavaliere Eletto dei IX».
In questo articolo prendiamo in considerazione il (1°) 4° grado, detto Maestro Segreto.
Nella descrizione usuale del grado si legge che, nella sua apparenza, continua la leggenda del 3° grado, incentrata sulla costruzione del Tempio di Salomone (sotto il velame giudaico Solamona, ossia Sol Amon, Amon Ra)[i] i cui lavori proseguono, nonostante la tragica morte dell’architetto Hiram, sotto la direzione di Adonhiram.
La “costruzione” interiore, cioè, non si arresta: la richiesta di evoluzione spirituale dei primi tre gradi è confermata, infatti, nel 4° Grado, dall’invito all’introspezione ed alla ricerca del “secretum”.
Compito dei Maestri Segreti è “vigilare” (l’Occhio aperto sulla bavetta del grembiule), ossia prestare attenzione sollecita e assidua con l’occhio dell’intuizione. L’occhio vigile è desto, sveglio, non più dormiente. Il Maestro Segreto è un risvegliato.
Il Tempio del 4° grado, coerentemente con l’utilizzo della Tradizione ebraica come aspetto esteriore, rappresenta il Sancta Sanctorum, dove sono custoditi il corpo di Hiram (Osiride, WsJr), le Leggi ed il Triangolo, con incisa la Parola Sacra. Esso è affidato alla custodia di Adonhiram e di altri sei Maestri, vincolati al Segreto (Maestri Segreti).
Adonhiram (la cui parola significa “Il mio Signore è eccelso” o “Signore della vita elevata”) era, secondo la leggenda, il capo dei 30.000 operai che furono inviati a tagliare i cedri nelle foreste del Libano per la costruzione del Tempio. Sempre secondo la leggenda, Adonhiram aveva sposato la sorella del Maestro Hiram. Abbiamo qui gli echi della coppia Seth-Neftis, dove Neftis è la sorella di Iside, la sposa di Osiride.
Il simbolo più significativo del grado è l’Urna, in cui sono racchiuse le virtù del Maestro Hiram (Osiride): la Luce, la Verità. I Maestri Segreti non sono in grado di aprirla, perché la chiave che possiedono è spezzata. La “chiave spezzata” anticipa uno dei temi fondamentali relativi alla parola perduta. Temi che saranno affrontati nel 13° e 14° grado.
A ben guardare, se volgiamo l’attenzione al 4° grado tenendo in conto lo sfondo egizio, possiamo già intravvedere il percorso che ci porta alla parola perduta e al suo ritrovamento.
Nel 4° grado c’è l’invito all’introspezione per recuperare il senso, ossia la direzione, la via per ritrovare la parola perduta. In questo grado è l’aprirsi all’intuizione che può fornire all’iniziato gli strumenti adatti ad aprire l’urna della Conoscenza.
Il 4° grado segna il passaggio all’intelligenza, che non è la razionalità e nel rituale è detto a chiare lettere che l’intelligenza è l’unica potente direttrice dei lavori e che il lavoro è la necessità dell’intelligenza.
Il Tutto, l’Essere che essenzialmente è e diviene in un’incessante trasformazione, è energia intelligente, informata, significante e cosciente, che potremmo chiamare anche Grande Architetto dell’Universo o Arché.
Nell’Arché risiede il Lógos, impulso alla manifestazione e, al contempo, azione manifestativa. Ne possiamo trovare una descrizione nel tapas, l’ardore vedico.
La necessità alla manifestazione è consustanziale all’Essere, così come lo è per l’essere umano che dell’Essere è una particella. La necessità della nostra intelligenza indica uno sforzo personale di disciplina cui ci si sottomette per raggiungere uno scopo, sforzo che si accompagna ad obbedienza al nostro impulso, a fedeltà al dovere che deriva dalla volontà di raggiungere lo scopo.
Nei testi egizi antichi troviamo due definizioni molto interessanti: “Sono il Dio grande venuto al mondo da solo. Chi è? L’energia. L’oceano di energia primordiale. Il padre degli dèi”. Tomba della regina Nefertari.
Nei testi attribuiti a Ermete Trismegisto (La rivelazione di Ermete Trismegisto, Lorenzo Valla) si legge: “Dio energia che tutto comprende (CHII). L’energia di Dio è costituita dall’intelletto e dall’anima (CHXI). L’energia di Dio è costituita dall’intelletto e dall’anima (CHX). Dio è tutte le forme (Trattati X).
Riguardo al Demiurgo, ossia all’Artefice, al Logos (azione dell’Arché) i testi egizi sono altrettanto interessanti: “Io sono l’Eterno, sono la luce divina che è uscita dall’energia primordiale con il nome di Divenire. La mia anima (Ba) è di natura divina. Sono colui che ha creato il verbo. Vengo alla luce da solo, ogni giorno la mia vita è l’eternità”. Testi dei Sarcofagi.
Anche l’apertura della Bibbia all’epistola di S.Giacomo (1,26,27): “La Religione pura e immacolata dinanzi a Dio e Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo”, nasconde riferimenti in codice.
E’ possibile un richiamo cavalleresco ai Fianna, ma, soprattutto, a Iside (3s.t), la vedova e a Horus (hr.w), l’Orfano.
Nel simbolo del 4° Grado abbiamo, con il linguaggio della geometria sacra, la sintesi dell’azione manifestativa. Il cerchio, ossia l’infinito movimento su se stesso del Tutto, che nella sua permanenza si trasforma continuamente, si determina nella spazialità secondo il numero 3,14……, le cui cifre dopo la virgola sono infinite e non periodiche. Il Tutto si manifesta in infiniti spazi, dei quali il triangolo è il simbolo geometrico.
Nello spazio (triangolo) è posta la stella a cinque punte, la quale introduce il concetto di campo morfogenetico, con il numero aureo, 1,6180339887…, relativo alla proporzione aurea, criterio della bellezza.
All’interno del campo morfogenetico c’è la Ziza, che potremmo definire il lampo improntante, il Lógos, l’azione manifestativa del Tutto (Arché), ma anche il lampo intuitivo.

Nella trattazione consueta del grado la Ziza, che è anche parola di passo, come Ziza o Zizon viene collegata con una voce che troviamo in ebraico, aramaico, siriaco, sempre con il significato di “splendore”, in allusione al contenuto dell’Urna. Tale “splendore” è, però, nascosto al Maestro Segreto.
Per estensione Ziza è, sempre secondo la consueta narrazione relativa al grado, anche, per i Rabbini, l’uccello che, aprendo le ali, nascondeva alla terra lo splendore della luce del sole. Il nome Ziza, dicono i commenti al grado, appare più volte nella Bibbia: è un figlio che Roboamo ebbe da Maaca, figlia di Absalon, che amò sopra tutte le sue diciotto mogli e sessanta concubine (Cronache, II.11); fra i discendenti di Simeone, che stabilirono i loro pascoli nella valle di Ghedor, è menzionato. fra gli altri, “un Ziza, figliolo di Scifi…” (Cronache. 4,37). Inoltre c’è un Ziza, figlio di Jonathan: “Anche Jeter morì senza figli, mentre Jonathan generò Falet e Ziza”; “altri figli di Samei:LET e Ziza …” (Paralipomeni, 1,23,I0; Cronache, I,2,33).
La Parola di Passo fornisce l’iniziale “Z”: al centro della Stella fiammeggiante, al centro del grembiule, alla base del fusto della chiave del gioiello del grado. La ripetizione della lettera Z è prova dell’importanza simbolica attribuita ad essa.
Riportate diligentemente le interpretazioni correnti e più diffuse, vediamo ora di approfondire il tema, attingendo ai testi gnostici, così come ci vengo offerti da Ernesto Bonaiuti, nel suo “Lo gnosticismo, storia delle lotte religiose” (Ted)
I tre battesimi: acqua, fuoco, spirito
Nel 2° Libro di Jeû, c. 45, si legge “Accadde dopo questo discorso che Gesù chiamò i suoi discepoli, e disse loro: «Venite tutti e ricevete i tre battesimi prima che io vi comunichi il mistero degli arconti». Vennero tutti i discepoli e le donne che lo seguivano, e tutti insieme circondarono Gesù. E Gesù disse loro: «Salite verso la Galilea, e trovate un uomo o una donna, in cui la massima parte delle iniquità sia morta – se è un uomo, che non abbia più rapporti carnali con donna, o se è donna, che lasci di fare l’ufficio di donna, e di avere un commercio carnale – e prendete due vasi di vino dalle loro mani in questa maniera, portateli a me in questo luogo, e prendete per me dei tralci». I discepoli portarono i due vasi di vino e i tralci. Gesù fece un’offerta, collocò uno dei vasi di vino a sinistra dell’offerta, e l’altra a destra: sull’offerta collocò del ginepro, della cannella e del nardo; involse tutti i suoi discepoli in panni di lino, e mise nella loro bocca dei grani di cinocefalo, collocò nelle loro mani la cifra delle sette voci, cioè 9879, e nelle loro mani pose l’erba del sole; e dispose i suoi discepoli dinanzi all’offerta. Gesù stesso stette presso l’offerta: stese in un luogo dei panni di lino, vi pose sopra un bicchiere di vino, quindi dei pani in numero uguale e quello dei suoi discepoli, coprì il luogo dell’offerta con rami d’olivo, e con questi coronò tutti. E Gesù impresse sui suoi discepoli questo sigillo (un segno grafico crociforme). La sua interpretazione è: Θηζωζαζ [Thezozaz]: il suo nome è: σαζαφαρας [sazapharas]. Gesù si rivolse con i suoi discepoli ai quattro angoli del mondo, ordinò loro che ciascuno stringesse i suoi piedi all’altro, e disse la seguente preghiera: ιωαζαζηθ αζαζη ασαζεθ, Amen, Amen, Amen. ειαζει ειαζει ζηθ ζαηθ ζαηθ, Amen, Amen, Amen. αρβαζαζαζα βαωζαζαζ ζαζζοως, Amen, Amen, Amen“ [ioazazeth azaze asazeth Amen, Amen, Amen. Eiazei eiazei zeth zaeth zaeth, Amen Amen, Amen.
Arbazazaza baozazaz zazzoos, Amen, Amen, Amen].
Dopo il battesimo dell’acqua, Gesù, secondo la narrazione del Libro di Jeû attua il battesimo del fuoco.
C. 46. E accadde, che Gesù continuò a parlare e disse ai suoi discepoli: «Portatemi dei tralci, affinché voi riceviate il battesimo di fuoco». E i discepoli gli portarono dei tralci che Egli collocò sull’incenso: ci mise sopra della mirra, vi aggiunse l’incenso del Libano, della resina di balsamo, del nardo in spighe, dei fiori di cannella, del terebinto, dell’essenza di mirra, stese sul luogo dell’offerta un velo il lino finissimo, sopra, una coppa di vino e pani in numero uguale a quello dei discepoli. E fece a tutti suoi discepoli rivestire abiti di lino e cinse il loro capo con una corona di erbe, di verbena, e nella loro bocca pose l’erba di cinocefalo, e pose nelle loro due mani la cifra delle sette voci, cioè 9879, e mise nelle loro due mani i crisantemi e collocò sotto i loro piedi del poligono, li dispose dinanzi all’incenso che aveva situato, e fece avvicinare i loro piedi l’uno all’altro. E Gesù si mise dietro l’incenso che aveva posto, e impresse su loro questo sigillo (altro complicato segno crociforme). Questo è il suo nome: θωζαηζ [Thozaez], questa è la sua interpretazione: ζωζαζηζ [zozazez].
Durante il rito, Gesù invoca il Pdre e dice: «Io invoco il tuo nome incorruttibile, cioè ζοθωωζα θοιθα ζαζζαωθ» [Zothooza thoitha zazzaoth].
Infine Gesù conferisce il battesimo dello spirito santo.
C. 47. Accadde poi che Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco, voi avete ricevuto il battesimo d’acqua e il battesimo di fuoco, venite affinché io vi doni il battesimo dello spirito santo». Egli dispose l’incenso del battesimo dello spirito santo, diede poi tralci, ginepro, fiori di cannella, croco di Safran, resina di balsamo, cinnamomo, mirra, miele, e collocò due vasi di vino, uno a destra dei profumi che aveva raccolto, l’altro a sinistra, e al di là collocò dei pani in numero uguale a quello dei discepoli. E Gesù contrassegnò i discepoli con questo sigillo (altro segno crociforme). Questo è il suo nome: ζαϰλωζα [zachloza]: questa è la sua interpretazione: θωζωνωζ [Thozonoz]. Accadde dunque, quando Gesù con questo sigillo li ebbe contrassegnati: stette presso l’incenso che aveva collocato, dispose i suoi discepoli dinanzi, li fece tutti rivestire con abiti di lino, mentre il numero delle sette voci nelle loro due mani era, cioè 9879. Pregò Gesù, e parlò così: «Ascoltami, mio padre, tu padre di ogni paternità, tu luce infinita, poiché io invoco il tuo nome incorruttibile del tesoro di luce: ζαζαζαου ζωθζαζωθ θωζαζαζωθ χενοβινυθ αθαηηυ ωζηωζαηωζ ϰροβιαλαθ. [zazazaou zothzazoth thozazazoth chenobinuth athaeeu ozeozaeoz chrobialath].
Ascoltami, o mio padre, tu padre di ogni (paternità), tu infinita luce, perché io ho invocato il tuo nome incorruttibile del tesoro di luce. Rimetti i peccati dei miei discepoli, cancella le loro iniquità, quelle che consapevolmente e inconsapevolmente hanno commesso, dal tempo della loro infanzia fino ad oggi; e fa che siano compresi nel numero degli eredi al regno di luce. Se tu dunque, o mio padre, avrai rimesso i peccati dei miei discepoli, se tu avrai purificato le loro stoltezze, e li avrai ammessi fra gli eredi al regno di luce, concedimi un prodigio sull’offerta». E nello stesso momento accadde il miracolo, che Gesù aveva invocato, ed egli battezzò tutti i suoi discepoli con il battesimo dello spirito santo, distribuì loro l’offerta, e segnò la loro fronte col sigillo delle sette vergini di luce che li annoverarono fra gli eredi del regno di luce. E si rallegrarono i discepoli in una gioia senza confini, perché avevano ricevuto il battesimo dello spirito santo e il sigillo che rimette i peccati, e le loro iniquità purifica, e li fa entrare fra gli eredi del regno di luce. Questo è il sigillo… E Gesù eseguì questo mistero, mentre tutti i suoi discepoli erano rivestiti di abiti di lino, coronati di mirto; e avevano nella loro bocca il cinocefalo ϰριστη [chrioste] (?) e nelle mani un ramoscello di artemisia, e i loro piedi erano l’un l’altro appressati, mentre erano volti verso i quattro angoli del mondo. C. 48. E accadde dopo ciò, che Gesù dispose l’incenso per il mistero che distrugge la malizia degli arconti nei discepoli. Egli fece loro collocare un incensiere sulla pianta, collocò quindi tralci, ginepro, cinnamomo, kuoschi (?), amianto, un’agata, incenso del libano, e fece vestire tutti i suoi discepoli di abiti di lino. Li fece coronare di artemisia, e pose incenso nelle loro bocche, e il numero del primo Amen: 530, nella loro mano: avvicinarono i piedi l’un l’altro e si collocarono davanti all’incenso che aveva disposto. Gesù segnò i suoi discepoli con questo sigillo… Questo è il suo vero nome: ζηζηζω ιαζωζ [zezezo iazoz]; questa è la sua interpretazione: ζωζωζαι [zozozai]. Dopo che Gesù ebbe segnato i suoi discepoli con questo sigillo, si collocò dinanzi all’incenso, che aveva disposto, e disse questa preghiera: «Ascoltami, o mio padre, tu padre di ogni paternità, tu luce infinita, perché io invoco il tuo nome incorruttibile del tesoro di luce: νηρητηρ ζοφονηρ ζοιλθιζουβαω ξουβαω [nereter zophoner zoilthizoubao xioubao] Amen, Amen, Amen. Ascoltami, mio padre, tu padre di ogni paternità, luce infinita ascoltami. Ascoltami e obbliga Sabaoth, Adamo e tutti i suoi capi, affinché vengano e la loro malizia nei miei discepoli annientino». E quando ebbe finito questa preghiera, ai quattro angoli del mondo, egli e i suoi discepoli, egli segnò i suoi discepoli con questo sigillo del secondo Amen… Questo è il suo vero nome: ζαχζωαχωζ [zachzoachoz], e questa è la sua interpretazione: ζχωζοζω [zchozozo]. E quando Gesù ebbe finito d’imprimere questo sigillo sui suoi discepoli, allora gli arconti soppressero tutte le iniquità dei discepoli, e questi si rallegrarono cordialmente.
Interessante anche la parola di passo per evitare di essere bloccati nell’ascensione dopo la morte.
«Quando voi avrete abbandonato il corpo, e sarete arrivati al primo eone, e gli arconti di questo eone verranno innanzi a voi, allora contrassegnatevi con questo sigillo: (qui c’è una figura bizzarra di croce attraversata nel suo punto d’incontro da un’altra croce trasversa): questo è il suo nome: ζωζεζη [zozeze], ditelo una volta, prendete con le vostre due mani questo numero: 1109. Quando voi sarete contrassegnati da questo sigillo, e avrete pronunciato il suo nome una volta solamente, dite allora questa apologia: — Rizzatevi προτεθπερσομφων χους [protethpersomphon chous] voi arconti dal primo eone, perché io invoco ηαζα ζηωζαζζωζεωζ [eaza zeozazzozeoz].
Il Libro di Jeû, citato nella Pistis Sophia, come si può ben vedere, ci consegna un’interessante, possibile origine gnostica del termine ziza , il quale sarebbe collegata con ritualità battesimali.
Se il collegamento regge, diventa interessante anche la relazione con l’iniziazione al primo grado con l’acqua, il fuoco e l’aria (spirito), la qual cosa è indice di un’influenza gnostica nella ritualistica massonica realizzata nel XVII secolo.
Interessante, per quanto riguarda l’influsso gnostico sul 1° (4°) grado del Rito scozzese, anche quanto riferisce Bonaiuti (op.cit) riguardo agli Abraxas, ossia amuleti gnostici, in quanto introduce un’interpretazione gnostica del gesto simbolico delle due dita sulle labbra, che evocano la figura di Arpocrate. solitamente intesi come gesto del silenzio.

Bonaiuti ne descrive alcuni “quali sono riprodotti nel Matter. Uno di essi (T.I.E.) rappresenta da una parte un Pandemone a quattro ali, con i rami mistici e una specie di chiave o emblema di mistero, leggermente indicati. La capigliatura è bizzarra: si compone di un lieve fogliame, di due corni, simbolo di Ammone (il sole), e di sette raggi di luce, raffiguranti i sette pianeti. Il cancro della mano destra ricorda un’altra costellazione. Il serpente che si morde la coda, posto come piedistallo e che racchiude in sé ordinariamente il nome di Iao o qualche simbolo siderale, è questa volta vuoto. La sola immagine del serpente era molto chiara per l’intelligenza dello gnostico. Dall’altra parte è inciso un Harpocrate, simbolo del pellegrinaggio dello spirito, assiso sul calice di un loto, col dito sulla bocca e una duplice frusta nella mano. Il valore simbolico di questa pietra è notevolissimo (è nell’edizione di Gronovius e del Gemmae antiquae di Leonardo Agostini). Harpocrate è il sole nel suo stato d’indebolimento, in inverno: vale a dire l’anima sul finire della sua carriera terrestre, sul punto di rinnovarsi ex integro. Il loto, sul quale è assisa la divinità, è contemporaneamente simbolo del Nilo e della vita, inesauribile nelle sue gioie, come la fonte del venerando fiume”.
Il Maestro Segreto, risorto come Hiram nel terzo grado, è simbolicamente un’anima che transita verso il suo rinnovamento ex integro.
“Un altro – riporta Bonaiuti – rappresenta una donna, nuda fino alla cintola, che sembra implorare insistentemente un segnalato favore da un giovane, col capo raggiante, il quale l’ascolta con evidente attenzione. Il simbolismo ne è chiaro: l’individuo è il Cristo, o l’Horus-sole, a cui l’anima, dolorosamente reduce dalle sofferenze del mondo, chiede d’essere ricondotta nel pleroma, da cui si è allontanata. La donna è appunto l’anima redenta: e la sua parziale nudità, simboleggia il parziale distacco dalla terra (T.I.F.)”.
Anche in questo caso, il Maestro Segreto è un’anima ormai nuda, in quanto risorta al terzo grado come corpo di luce e redenta.
“Un altro – continua Bonaiuti rappresenta Harpocrate sorgente dal loto, con la testa raggiante, circondata dalla luna e da due altre stelle. Il rovescio, offre inciso il serpente chesi morde la coda: nel cerchio che ne risulta, son parole in greco: Sabaoth, Michael, Adonai ecc.; intorno, altre parole di cui si coglie questo significato: ille (Ialdabaoth) rebellavit (sed) tu pater es nobis Abrasach (ti sei manifestato cioè mediante il Logos unito all’uomo Gesù)”.
“In un altro infine – riporta Bonaiuti – si scorge Harpocrate che indica alle labbra, donde è uscita la rivelazione: e tiene in mano una corona: la corona del trionfo per i pneumatici, che l’hanno saggiamente inteso”.
Il segno della mano che indica alle labbra non è, pertanto, indice di silenzio, ma di rivelazione.
Quanto sin qui scritto apre uno squarcio su quanto può essere avvenuto nel XVI e XVII secolo, allorquando l’opera di alcuni intellettuali ha riannodato i fili di una tradizione che, scompostasi in molti rivoli catartici, è così riemersa prendendo posto nell’ambito della vita della Massoneria e, laddove non era possibile, dando vita, nel XVIII secolo a riti di varia natura, dalla sintesi dei quali, in esordio del XIX secolo (1801) è nato, in America, il Rito scozzese antico e accettato, giunto successivamente in Europa nel 1805.
[i] Il suggerimento viene da Francesco Bacone, nella Nuova Atlantide






