segue da La Vera Luce 5 – https://www.casadellavita.eu/massoneria/la-vera-luce-5-la-stella-fiammeggiante-sintesi-dei-tre-stati-dellessere/
di Silvano Danesi
Prendendo in esame la Stella Fiammeggiante (La Vera Luce -5), abbiamo considerato la luce come il fattore di relazione intermedio tra l’essere noetico e l’essere corporeo. Fattore appartenente ad un mondo eidenetico, ossia immaginale.
Abbiamo considerato che mentre lo stato corporeo è accessibile ai sensi, quelli noetico e eidenetico sono accessibili alla visione interiore e all’intuizione che, proprio per questo motivo, Eraclito rende sia con nóos (Fr.22B104 DK), sia con eidenai (Fr. 22B50 DK)[1], conoscere per immagini.
Dal simbolo della Stella Fiammeggiante abbiamo intuito (conoscere per immagini) e ipotizzato la compresenza di tre mondi o stati:
1) il mondo noetico, dell’intelligenza suprema, dell’intelletto, del puro pensiero, della conoscenza (γνῶσις – gnòsis), composto da informazione, apprendibile per pura percezione intellettuale;
2 ) il mondo eidenetico, immaginale, nel quale l’intelletto prende corpo e il corpo prende intelletto: uno strato sottile ed immateriale;
3 ) il mondo materiale, apprendibile con i sensi.
Possiamo ora inserire, in questo schema, alcune considerazioni relative al tempo.
Da un punto di vista del tempo e, conseguentemente, dello spazio, i tre mondi possono essere descritti come di seguito.
Il mondo noetico, ossia il mondo del Principio (intelligenza suprema, intelletto, puro pensiero), è il mondo dell’Aion, il tempo senza tempo, “che racchiude in sé, in un eterno presente, il tempo delle cose (Chronos)”. [2]
Nel Fr. 22B30 DK Eraclito afferma: “Questo cosmo non lo fece nessuno degli dèi, né degli uomini, ma sempre era, ed è, e sarà, Fuoco sempre vivente, che con misura divampa e con misura si spegne”.
Nel tempo senza tempo del mondo noetico passato e futuro sono racchiusi nell’eterno presente.
Ne consegue che il nucleo essenziale dell’essere umano, il suo Sé (il suo “essere”, la sua intelligenza, il suo intelletto, il suo puro pensiero, il suo nucleo informativo,) è nell’eterno presente, in Aion.
A differenza del Sé, l’Io vive nel tempo di Chronos, nel mondo materiale.
Il mondo materiale è il mondo dove il tempo è il tempo delle cose, le quali hanno un inizio e una fine; è il tempo del divenire; è il tempo dell’essere umano incarnato, il quale, in quanto corporeità nasce e muore, ossia si aggrega e si disgrega.
Il mondo eidenetico, il mundus imaginalis, partecipa ai due mondi così come il mediatore della luce, il fotone che è sia onda sia particella.
Il corpo di luce, o anima, partecipa dell’eterno presente dell’essere nell’Aion e del divenire in Chronos, nello spazio-tempo che assegna alle cose un tempo limitato.
Oggi la fisica mette la relazione tra energia soggiogata alla gravità e energia non soggiogata alla gravità nella formula di De Broglie mc2=hf, che stabilisce l’equivalenza tra la massa per la velocità della luce al quadrato e la frequenza moltiplicata per la costante di Planck, che rappresenta l’azione minima possibile o elementare dell’energia quantizzata.
Quando prendiamo in esame la formula di De Broglie apprendiamo l’equivalenza della natura corpuscolare e di quella ondulatoria dell’energia, ossia, in altri termini, tornando con la mente alle laminette orfiche, tra la vita dominata dalla pesantezza, la massa (sono figlio di Greve) e quella dove domina la leggerezza (sono figlio del Cielo stellato).
Chronos, Aion, Kairos, Eniautos
Possiamo concepire il tempo come un flusso, un campo o come un insieme di quanti.
La nozione di tempo in una logica quantistica segue la legge in base alla quale è il tempo minimo è il tempo di Plank equivalente a 10-44 secondi. Oltre questo confine la nozione di tempo non esiste, non ha più alcun senso.
Se consideriamo il fatto che il tempo è strettamente intrecciato allo spazio, per quanto riguarda quest’ultimo la lunghezza di Plank, ossia il limite minimo sotto il quale la nozione di lunghezza perde senso, è 10-33 centimetri.
Oltre questi due confini spazio-temporali siamo nello spazio-tempo di Aion, ossia nel non spazio-non tempo.
A ben guardare, quanto ci consegna la Tradizione trova riscontro nella fisica attuale.
La parola tempo, dal latino tempus, è riconducibile alla radice indoeuropea tem– (taglio, sezione), da cui i termini greci τεµνω (separo) e τεµενος (recinto), che comprendono i significati di fase, periodo, intervallo.
L’etimologia sembra andare d’accordo con l’idea quantistica di un tempo (e quindi di uno spazio) quantizzato.
Aion, per quanto sin qui scritto, è pertanto il tempo dell’eternità o il tempo non tempo che sta oltre il confine di Plank, mentre Chronos è il tempo che scorre e che sta al al di qua del confine di Plank.
I greci chiamavano il tempo anche con altri due termini: Kairos e Eniautos.
Kairos è il momento giusto o opportuno o momento supremo; un tempo nel mezzo, un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale qualcosa di speciale accade. Kairos ha una natura qualitativa. Tutte le accezioni di Kairos non sono direttamente legate al tempo ma tutte sono legate all’efficacia.
Kairos sfugge costantemente alle definizioni perché si trova sempre al centro di due elementi: l’azione ed il tempo; la competenza e la possibilità; il generale e l’individuale. Non è mai completamente da un lato o da un altro. Questa indeterminazione è legata al suo potere di decisione. Trattiene per ogni caso gli elementi necessari per agire, ma non si confonde con loro. È “libero” di cambiare ed è per questo che è così difficile da afferrare nella pratica e da comprendere nella teoria.
Kairos è il confine tra il giorno e la notte, tra questo e l’altro mondo, il fiume che divide e unisce al contempo due terre.
Questo essere ponte è ben detto nelle metafore druidiche che insegnano che è negli stati intermedi che si cela il potere.
Fra buio e luce,
fra giorno e notte,
è Crepuscolo che crea Magia.
Né pioggia né acqua marina,
né flusso né acqua di pozzo;
è Rugiada che crea magia.
Né pianta né albero,
né fusto né foglia;
è Muschio che crea Magia. [3]
Kairos è il tempo della magia dell’anima, di quel mondo di mezzo che è il mondo eidenetico, immaginale, nel quale l’intelletto prende corpo e il corpo prende intelletto: uno strato sottile ed immateriale.
Di Kairos Annalisa Caputo scrive: “Dal punto di vista etimologico il termine ha origine discussa e incerta”.[4]
Tra i molti significati è interessante quello che riporta a κερáννυμι (mischiare) e all’idea di mescolare con un certo equilibrio (suo attributo è la bilancia), ma ancor più interessante, per quanto riguarda la nostra riflessione è la “connessione concettuale tra Kairos e ‘giustezza’, misura corretta, appropriata, ‘metron’, sim-metria”.
“In una sentenza di Pittaco – scrive Annalisa Caputo – addirittura Kairos sostituisce il Se-stesso: «Καιρóν γνῶθι». Conosci il Kairos, infatti è un motto accostabile al noto «Conosci te stesso»”. [5]
Infine, abbiamo il tempo come Eniautos.
Eniautos (μῆνες τε καὶ ἐνιαυτῶν περίοδοι) sono i dodici mesi dell’ anno, indicanti il tempo ciclico e connessi con lo zodiaco.
La trinità dell’essere umano
L’essere umano che riconosce la propria trinità, ossia il suo essere Sé, Anima e Io (essere, anima, corpo), vive contestualmente nei tre mondi; conosce l’essere eterno e il divenire limitato.
L’umano senza “essere” è il terrestre solo corporale, il transumano che si illude di eternarsi con la tecnica e si affida solo alla conoscenza dei sensi e della razionalità, divenendo schiavo della techné e di chi della techné fa uso per governare chi ha rinunciato all’anima e all’intelletto.
La parola uomo deriva deriva dal latino hŏmō, legato a hŭmus ‘terra’, avente senso, quindi, di “terrestre. Hŏmō deriva, a sua volta, dalla radice sanscrita bhu- che successivamente è diventata hu- (da cui anche humus = terra). Uomo significa quindi “creatura generata dalla terra”.
Il passaggio da bhu a hu è di fondamentale importanza.
Alla consonante b, scrive Rendich, che appare in epoca tarda per “sostituire la consonante v e per esprimere l’energia dinamica necessaria all’azione di «distacco», venne attribuito, in origine il significato di «energia», «energia luminosa», «energia vitale», nozioni ben sintetizzate nel termine greco bíos «vita» e in quello sanscrito bhās «splendere» (radice da cui nacquero i termini greci phōs «luce» e phainō «mostrare», nonché il latino focus, «fuoco»”. [6]
Bhū, scrive Rendich, è “chiamare [hū] alla vita [b], “essere”, “divenire”, “venire alla luce”, “far nascere”.
“La filologia – scrive Galimberti – riconosce alla parole «essere» tre radici. La più antica è es, in sanscrito asus che significa: vita, vivente, ciò che è in sé e per sé ha vita. L’altra radice indogermanica suona bhûe bhue. A essa si ricollega il greco phýo, che significa schiudersi, aprirsi, germogliare, donde phýsis, phýein che, anche nella traduzione latina che li rende con natura e con nascere, ancora conservano il senso originario di ciò che nasce sbocciando e così, dispiegandosi, germoglia e si manifesta. A questa seconda radice si rifà il latino fui e il tedesco bin (sono) e bist (sei). La terza radice wes che significa risiedere, restare, trattenersi sta alla base del tedesco gewesen (stato), war (era) es west (esiste), wesen (essere) War-sein (essenza) e del latino sens, di prae-sens e ab-sens. «Essere» allora significa nascere, vivere, presentarsi nelle varie forme di vita”.[7]
“In questo manifestarsi, pur restando saldamente dentro di sé, il Principio – scrive Angelo Tonelli – prende il nome di Φύσις (Origine), che è noumeno e fenomeno, fine e origine di tutte le cose che mutano, e insieme somma di queste medesime cose, natura naturans e natura naturata, «essere che si illumina, che appare»: «vita eterna» φύσις deriva dalla «radice indoeuropea bhu, che significa essere», ed è «strettamente legata (anche se non esclusivamente, ma anzitutto) alla radice bha, che significa luce», a sua volta attiva come σοφια, che è dunque conoscenza della Luce, sapienza-luce, sapienza che illumina, rendendo consustanziali alla luce coloro che ne sono impregnati”. [8]
Nella caduta della consonante b si cela la chiave della differenza tra “uomo” e “essere umano”. Essere umano è espressione della trinità Se-Anima-Io. Uomo è espressione della creatura terrestre.
L’essere umano è tale se acquisisce consapevolezza della sua trinità e non si assoggetta alla sola dimensione corporea e alla conoscenza dei sensi, razionalizzata dalla mente.
L’essere umano è tale se intende conoscere sensitivamente, eideneticamente e noeticamente.
Se la sua conoscenza non è solo sensitiva e razionale, ma anche eidenetica e noetica (intuitiva) l’essere umano acquisisce la coscienza della sua compresenza in Aion e in Cronos e del suo essere, in quanto dotato di anima, di corpo di luce, pontifex tra l’Io e il Sé, tra il divenire e l’essere, tra il limitato e l’eterno.
Il tempo di Chronos
Il tempo di Chronos è, nella percezione umana, flusso.
“Il sole è nuovo ogni giorno”, afferma Eraclito (Fr. 22B6 DK) e aggiunge: “Entrano negli stessi fiumi, ma acque sempre diverse scorrono verso di loro”. (Fr.22B12DK).
Herman Hesse ha descritto magistralmente il rapporto con il tempo che fluisce in Siddharta.
Il barcaiolo del romanzo dice: ”Ad ascoltare mi ha insegnato il fiume e anche tu imparerai da lui…, lui sa tutto, il fiume, che è bene discendere, tendere verso il basso, cercare il profondo… Vedi, io non sono un sapiente… , non sono che un barcaiolo e il mio compito quello di portare gli uomini al di là del fiume; molti ne ho traghettati…, viaggiavano per denaro, affari, nozze, pellegrinaggi, e il fiume sbarrava loro il cammino. Alcuni invece hanno sentito la voce del fiume, l’hanno ascoltato, e il fiume è diventato loro sacro, come per me”.
Scrive Herman Hesse: “E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e tutto il male, tutto insieme era il mondo. Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita… era OM, la perfezione”.
Ascoltare il flusso del fiume spazio temporale è indubbiamente il modo per rapportarsi all’apparente fluire della vita il quale, da un certo punto di vista, è realtà.
Tuttavia, come scrive Joseph Ratzinger :“Un antico filosofo ha fatto notare un giorno che l’uomo si differenzia essenzialmente dall’animale perché egli, per così dire, sporge con la sua testa fuori dall’acqua del tempo. Le bestie sono in essa come pesci natanti trasportati dal tempo; soltanto l’uomo può uscirne col suo sguardo e dominare così il tempo”. [9]
Come fa il barcaiolo di Herman Hesse, è giusto ascoltare il fiume, ma non farsi semplicemente trascinare dal suo fluire.
Il tempo come campo dell’esperienza e del fare
Il tempo, intimamente legato allo spazio, costituente lo spazio-tempo, è un’entità dinamica che possiamo considerare, per l’essere umano, in un certo senso, il “campo” nel quale si svolge l’esperienza.
Nell’Ecclesiaste il tempo viene identificato con ciò che si fa.
”Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare,un tempo per la guerra e un tempo per la pace”.
Ed è in questo “tempo del fare” che ritroviamo il valore dell’esperienza e il valore del dovere.
Immersi nel tempo di Chronos, volti a guardare oltre verso Aion, dobbiamo rapportarci a Kairos, al tempo dell’anima, per essere efficaci e non “perdere tempo”, ma cogliere l’opportunità che ci dà la vita di fare esperienza.
«Καιρóν γνῶθι». Conosci il Kairos.
[1] Scrive angelo Tonelli: “Con Colli, a differenza di quasi tutti gli interpreti, conservo εἰδέναι tramandato da P [Platone], che significa conoscere per immagini, intuire”. Angelo Tonelli, Eraclito, dell’Origine, Feltrinelli
[2] Angelo Tonelli, Eraclito, Feltrinelli
[3] Citazione in: Riccardo Taraglio, Il vischio e la quercia, Ed. Dell’Acquario
[4] Annalisa Caputo Quando le parole ci guardano. Un percorso interdisciplinare tra Kronos, Chronos, Aion e Kairos – Logoi.ph – Journal of Philosophy – ISSN 2420-9775 N. V, 14, 2019 – Tempora
[5] Annalisa Caputo Quando le parole ci guardano. Un percorso interdisciplinare tra Kronos, Chronos, Aion e Kairos – Logoi.ph – Journal of Philosophy – ISSN 2420-9775 N. V, 14, 2019 – Tempora
[6] Franco Rendich, Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, Palombi editore
[7] Umberto Galimberti, Gli equivoci dell’anima, Feltrinelli
[8] Angelo Tonelli, Eraclito, dell’Origine, Feltrinelli
[9] Joseph Ratzinger, da Dogma e predicazione, Queriniana, Brescia 1974