LA VERA LUCE – DUE

Nov 5, 2023 | MASSONERIA

di Silvano Danesi

Segue da La vera luce – Uno

https://www.casadellavita.eu/massoneria/la-vera-luce-uno/

I miti non sorgono a caso, ma sono strettamente connessi con la scienza o emergono dal fondo abissale dell’inconscio per rendere visibile l’invisibile.

“I miti – scrive infatti Carlo Rovelli – si nutrono di scienza e la scienza si nutre di miti”. [1]

“La fisica dei quanti – scrive Patrick County – postula nuovi paradigmi e un concetto di realtà che rassomiglia a quello che presentano gli antichi miti e le antiche religioni orientali”. [2] Compito del mito, scrive ancora Patrick County, è “quello di rendere l’invisibile concreto e prolungare il concreto nel mondo dell’invisibile”. [3]

“Il nostro microcosmo – afferma Fulcanelli – non è altro che una particella, infima, animata, pensante, più o meno imperfetta del macrocosmo. Ciò che noi crediamo di scoprire con lo sforzo della nostra intelligenza esiste già da qualche altra parte”. [4]

Nella prima parte di questa riflessione si è ricordato quanto scrive Jung a proposito dello “spirito del profondo”, il quale gli dice: “Tu sei un’immagine del mondo infinito, in te dimora ogni ultimo segreto del nascere e del morire. Se non possedessi già tutto questo, come potresti riconoscerlo?”. [5]

In quanto afferma Jung ci sono due concetti fondamentali: siamo immagini, ossia fotogrammi, corpi di luce e possiamo conoscere i segreti del nascere e del morire ricordando.

Angelo Tonelli, commentando Eraclito, sostiene che phýsis è strettamente legata alla radice bha che significa luce, a sua volta attiva come sophia, che si pone come sapienza-luce che illumina. [6]

Ricorre qui il pensiero all’accensione delle “stelle” nel Tempio massonico, laddove è detto. “Che la Sapienza illumini i nostri lavori”.

Sophia è la Donna, il Fiore dei Fedeli d’Amore, i quali pertanto amano la Sapienza che illumina, la Luce-Beatrice (Dante).

Aristotele, nel De memoria e reminiscientia, scrive: “Come è già stato detto nel mio trattato Sull’anima a proposito dell’immaginazione, è impossibile pensare senza un’immagine mentale”.

La memoria per Aristotele è una collezione di immagini mentali derivate da impressioni sensoriali acquisite nel passato.

Platone crede che ci siano latenti nella memoria le forme e gli stampi delle Idee, delle realtà che l’anima conobbe prima della sua incarnazione. Nel Fedro Platone afferma che la conoscenza della verità e dell’anima consiste nel ricordo, nella reminiscenza delle idee viste dalle anime.

Se adottiamo, per semplificare, uno schema trinitario dell’essere umano, possiamo descriverlo in questo modo:

Sé – nucleo informativo intelligente e cosciente che implementa la sua quantità di informazioni con l’esperienza che compie in ambito manifestativo. Assmilabile a ciò che solitamente è definito spirito – Quel seme unico e irripetibile che appartiene ad ognuno di noi e che siamo chiamati a conoscere e coltivare (individuazione) imparando ad ascoltare il nostro Daimon. Il Sé, nucleo informativo intelligente e cosciente aumenta ed evolve se stesso in conformità con l’evoluzione del Tutto, che potrebbe ragionevolmente avvenire in base alla legge dell’aumento di informazione funzionale recentemente formulata. [7]

Corpo di luce – Immagine, fotogramma del Sé che in tal modo si rende percettibile. Campo elettromagnetico le cui particelle /onde mediatrici sono i fotoni, privi di massa. Assimilabile a ciò che solitamente viene definita anima.

Bíos – Corpo biologico, governato dall’omeostasi e dotato di una mente che acquisisce informazioni in forma di immagini.

Possiamo rappresentare simbolicamente l’essere umano incarnato come un triangolo, un Δ (delta), iniziale di dynamis, forza a ssociata a movimento, potenza, capacità, possibilità in azione. Dynamis differisce da Kratos che è forza statica.

Il rapporto tra Sé e Bíos avviene per immagini e il mondo immaginale è il mondo del corpo di luce, normalmente chiamato anima.

Per la mente, sostiene Aristotele, è persino impensabile pensare senza immagini.

La mente umana, pertanto, conosce per immagini e ricorda immagini.

Immagini che secondo Platone sono anche quelle Idee che il corpo di luce (anima) ben conosce essendo egli stesso immagine, abitante del mondo immaginale.

Henry Corbin scrive a proposito del mondo immaginale: “Ma la strada su cui ci ha portato Jung conduceva alla scoperta dell’Imago interiore. Riconoscere su un volto i tratti e lo splendore di questa Imago significa, allora, non agitarsi più in una vaga ricerca esteriore dell’inaccessibile, ma comprendere che l’Imago è innanzitutto in me e, poiché è dentro, io la riconosco anche fuori. Più tardi dovevo essere assorbito – lo sono ancora – dalla metafisica dell’Immaginazione attiva (l’“Immaginazione agente”) e da ciò che i miei filosofi iranici mi hanno spinto a chiamare – per differenziarlo il più possibile dal puro immaginario – “mondo imaginale”, mondo delle Forme immaginali (mundus imaginalis, equivalente letterale dell’arabo “‘ālam al-mithāl”).” [8]

Siamo in presenza di un mondo di corpi sottili, un “Mondo mediano in cui gli spiriti si corporalizzano e i corpi si spiritualizzano. Precisamente un mundus imaginalis, il mondo dell’Anima, il Malakūt, primo mondo dell’Angelo”. [9]

“Esistono – afferma Corbin – l’esperienza, gli avvenimenti e le verità fisiche, ed esistono l’esperienza, gli avvenimenti e le verità psichiche”. [10]

Dobbiamo imparare a fare anima (Hillman), a esercitare i processi di immaginazione, le capacità di vedere verità dietro ai simboli.

“Gli atti di pensiero si compiono nella profondità e da essa riemergono nei sogni, nelle visioni, nelle rivelazioni, nei cambiamenti di coscienza”. [11]

La mente umana, ricordando o ascoltando il Sé, e il lógos, esercita l’intuizione eidenetica. Inoltre, nei sogni, costituisce storie assemblando immagini. Storie che rendono noti i contenuti dell’inconscio personale e dell’inconscio collettivo. Storie, come sostiene Aristotele, che assemblano immagini derivanti da impressioni sensoriali e immagini, come sostiene Platone, derivanti dalle Idee e dagli archetipi, i quali, secondo Jung, sono le immagini primordiali contenute nell’inconscio collettivo e sono la base simbolica di sogni e leggende.

Jung concepisce l’inconscio collettivo dotato di una propria autonomia e provvisto di un proprio specifico linguaggio, ossia quello delle immagini.

L’anima ci si presenta come quella che ha capacità di cogliere ogni realtà come simbolo e come metafora. “La vita psichica viene scandita dalle immagini, che di essa sono la materia prima quanto il prodotto finito. Le immagini sono eventi spontanei e autonomi che si generano secondo le configurazioni degli archetipi ogni volta che si vive un determinato evento. La vita è scandita da immagini. Allora il punto di partenza dovrà essere quello di cogliere i processi dell’immaginazione ritenendoli il fondamento della psicologia e del funzionamento stesso della psiche. […]. Devo cogliere le leggi, i meccanismi, i modi delle immagini”. [12]

Sono gli archetipi che costringono a ragionare per immagini, in quanto sono i modelli più profondi del funzionamento psichico.

“Adottare una prospettiva «del profondo», che ci parli di anima e archetipi è obbligatoriamente una prospettiva immaginativa”.

I miti, in questa prospettiva, sono una narrazione, una serie di immagini coordinate e dotate di significato che avvicinano l’anima all’anima del mondo.

Sostituire il mondo immaginale con un mondo artificiale (metaverso), così come ridurre o conculcare l’immaginazione significa intervenire direttamente sul mondo delle anime e tagliare la comunicazione tra il Sé e la mente, tra il mondo dello spirito e quello biologico.

La sostituzione del mundus imaginalis con un metaverso o con qualsiasi soluzione tecnica è un’operazione dia-bolica, ossia di divisione del corpo dallo spirito, in quanto si toglie di mezzo quel mondo che ne garantisce la comunicazione e la trasmutazione; è un’operazione disumana.

Se passiamo dall’orizzonte simbolico a quello della scienza fisica, possiamo con Guido Tonelli (Materia: la magnifica illusione) asserire che: “Nell’universo non c’è solo la massa-energia, c’è un altro componente fondamentale, lo spazio-tempo. Il nostro universo è fatto di questi due ingredienti mescolati assieme. Una grande quantità di massa-energia in un’enrome struttura, che chiamiamo spazio-tempo”. [13]

L’energia dello spazio-tempo è negativa, al contrario di quella dell’energia-materia che è positiva. La loro somma e zero. Conseguentemente l’energia totale dell’universo è zero.

“L’energia positiva della massa-energia e l’energia negativa del campo gravitazionale, cioè contenuta nello spazio-tempo, si cancellano – scrive Tonelli – se l’universo è piatto. Questo significa che la densità dell’universo è pari al valore critico. Un universo di questo genere può espandersi all’infinito e durare in eterno, perché la sua dinamica non richiede alcun dispendio di energia”. [14]

Se volgiamo questi concetti in chiave simbolica, il cerchio come simbolo dell’infinito è assai appropriato. L’universo piatto, che nasce da un punto e si espande circolarmente come un’onda all’infinito, è composto di spazio-tempo e energia-materia: un quaternio la cui somma è zero.

“Lo spazio-tempo – scrive Tonelli – è nato assieme alla massa-energia ed entrambi i costituenti hanno subito un’evoluzione caratterizzata da numerose trasformazioni e vere e proprie catastrofi”.[15]

Il concetto di trasformazione, ossia di mutamento di forma, ci restituisce quello di metamorfosi, che appartiene alla mitologia e alle divinità arcaiche e introduce quello possibile di una metamorfosi dell’essere umano in molteplici vite biologiche.

Lo spazio tempo, che possiamo immaginare (intuire eiedeticamente) come un’onda del campo quantico (l’infinito oceano dell’Essere o il Nun o le acque primordiali Na) contiene di forze e un campo di forze è lo spazio nel quale agiscono le forze.

“A ogni forza è associata una particella che la trasporta, il quanto dell’interazione. Nel caso dell’elettromagnetismo – spiega Tonelli – è il fotone, la particella di luce” [16] e, poiché “nessun quanto di forza può portare meno energia di quella corrispondente alla sua massa, ecco che tramite il fotone, a massa nulla, l’interazione elettromagnetica può propagarsi all’infinito”. [17]

Quando parliamo di luce stiamo parlando di un campo elettromagnetico, di interazione elettromagnetica, di fotoni.

Qui ci sovviene l’indoeuropea Na (acque primordiali), che contengono Ka (luce primordiale) che si manifesta in Eka.

Ritorna anche il concetto di lógos come supra affrontato (La vera luce – Uno), che è trama nascosta che appare, si mostra e rischiara e che è azione del Principio che contiene in sé l’essenza della vita che è la luce.

Tonelli introduce il concetto di informazione contenuta nel flusso di fotoni, il chè fa della luce non solo l’essenza della vita, ma ci suggerisce che l’essenza della vita contiene l’informazione, ossia che il lógos, la luce-azione del Principio è l’intelligenza che si mostra, che si fa vedere (eidenai), in quanto si immagina, si rende immagine, scrittura di luce.

In un universo piatto una scrittura di luce è un ologramma, il chè fa della manifestazione un’azione ologrammatica, che procede per photo-grammi.

L’egizia Sia (intelligenza) in azione (Hu, il verbo) in un corpo di luce (Aku) ci appare come la possibile sintesi dell’essenza umana posta nel cuore energetico Jeb, al quale corrisponde il cuore materiale Haty.

Dai greci al Rinascimento il cuore non era solo l’organo della vita, la pompa del sangue, ma anche quello delle percezioni e dell’immaginazione. E’ il cuore il punto di consgiunzione tra corpo di luce e corpo biologico.

L’essenza umana, increspatura dell’onda dell’infinito oceano dell’Essere è un frattale dell’informazione (intelligenza) in azione in un corpo di luce. In questo contesto è centrale il rapporto tra il cuore energetico Jeb e il cuore materiale Haty, come insegnano gli antichi sapienti egizi.

“Atomi e molecole – scrive Tonelli nel suo saggio che rende comprensibili anche ai profani i principi della fisica – sono tenuti assieme e si combinano fra loro soprattutto grazie all’interazione elettromagnetica. La forza nucleare ha un raggio d’azione troppo piccolo per giocare un ruolo su oggetti di queste dimensioni. I nuclei e i loro componenti, proroni e neutroni, sono invece tenuti assieme dalla forza emanata dai quark che li compongono”. [18]

“Quando un elettrone incontra un positrone (elettrone a carica positiva) avviene il fenomeno dell’annichilazione, cioè le due particella spariscono, lasciando il posto a due fotoni. E’ stata assodata l’esistenza anche del fenomeno opposto: cioè, fotoni di alta energia possono produrre coppie di elettroni e positroni e lo stesso può avvenire con gluoni capaci di creare «dal nulla» coppie di quark e di antiquark”. [19]

Esiste pertanto la possibilità di un reciproco scambio tra fotoni (bosoni) e fermioni, ossia tra particelle mediatrici del campo elettromagnetico senza massa e particelle dotate di massa, tra pura energia e materia. [20]

Va considerato il concetto di massa come stato di energia molto concentrata. La massa non è una proprietà intrinseca della materia, ma la conseguenza di una dinamica.

E = mc2 significa che l’energia (e) è uguale alla massa (m) moltiplicata per la velocità della luce (c, dall’iniziale della parola latina celeritas – Einstein scriveva ancora V) elevata al quadrato. Dato che c vale 300 mila chilometri al secondo, il moltiplicatore è molto grande.

Se invertiamo la formula m=E/c2. La massa è, per definirla in termini profani, energia rallentata al massimo possibile.

Detto in termini simbolici siamo in presenza di uno scambio tra Jeb e Haty: una dinamica tra cuori.

Siamo anche in presenza di concetti come trasmutazione (alchimia) e transustanziazione (religione cristiana) che in questa accezione è il mutamento della substantia da bosonica a fermionica e da fermionica a bosonica.

Riportando l’attenzione al simbolismo incontriamo il simbolo del nero luminoso, del mare in amore, del cielo del Tempio massonico dove il sole è corego, di un nero che luccica, come la radiazione cosmica di fondo, che è “un mare di fotoni di bassa energia che pervade l’intero universo”.[21]

“Questo flusso di fotoni di bassa energia che ci inonda incessantemente e da tutte le direzioni, contiene una mole spaventosa di informazioni sulla nostra storia più remota”.[22]

Il tema del contenuto di informazioni ci riporta all’aspetto essenziale, in quanto il corpo di luce veicola il deposito informativo che costituisce il nucleo essenziale dell’essere umano e ne attiva la coscienza in quanto conoscenza di sé o del Sé, se vogliamo definire con il termine Sé il suo fondamento intelligente.

Questo nucleo essenziale di informazione è costantemente nutrito dall’esperienza che conduce nei vari stati dell’essere.

Rimane un interrogativo riguardante la permanenza del corpo di luce.

Quando il corpo biologico si disgrega, perché l’entropia vince l’omeostasi, il corpo di luce che è stato all’origine del campo di forma del processo biologico di costituzione del corpo materiale, si ricostituisce come parte a se stante, abbandona il corpo biologico alla sua disgregazione e permane nella coerenza spaziale e temporale?

Qui la risposta spetta alla fisica e non è delle più facili.

In ottica si chiama coerenza (o coerenza di fase) la proprietà di un’onda elettromagnetica di mantenere una certa relazione di fase con se stessa durante la sua propagazione. Questo concetto è stato generalizzato a tutti i fenomeni ondulatori dall’acustica alla meccanica quantistica.

“In virtù di questa caratteristica, fra le altre cose, abbiamo potuto sviluppare i laser, fasci di luce coerente nei quali un numero illimitato di fotoni condivide lo stesso stato quantico”. [23]

C’è, dunque, nella coerenza una possibile risposta?

Le laminette orfiche ci sono di aiuto: siamo figli del cielo stellato (simbolicamente sopra di noi nel Tempio) in quanto “stelle”, Esseri di Luce e della Greve, ossia della gravità (il filo a piombo che gravita sull’Ara).

  1. A Mnemosyne è sacro questo (dettato): (per il mystes) quando sia sul punto di morire.
    2. Andrai alle case ben costrutte di Ade: v’è sulla destra una fonte,
    3. accanto ad essa si erge un bianco cipresso;
    4. lì discendono le anime dei morti per avere refrigerio.
    5. A questa fonte non accostarti neppure;
    6. ma più avanti troverai la fredda acqua che scorre
    7. dal lago di Mnemosyne: vi stanno innanzi custodi,
    8. ed essi ti chiederanno, in sicuro discernimento,
    9. perché mai esplori la tenebra dell’Ade caliginoso.
    10. Dì: “(Son) figlio della Greve e del Cielo stellato;
    11. di sete son arso e vengo meno: ma datemi presto
    12. da bere la fredda acqua che viene dal Lago di Mnemosyne”.
    13. Ed essi son misericordiosi per volere del sovrano degli Inferi,
    14. e ti daranno da bere (l’acqua) del Lago di Mnemosyne;
    15. e tu quando avrai bevuto percorrerai la sacra via su cui anche gli altri
    16. mystai e bacchoi procedono gloriosi”.
    Traduzione di Giovanni Pugliese Carratelli (in Le Lamine d’oro orfiche, Milano, Adelphi, 2001, p.40-1)[24]

All’iniziato è detto che è figlio del cielo stellato, ossia del nero luminoso, energia-materia e dello spazio-tempo, la Greve e che se beve l’acqua della memoria percorrerà la sacra via sulle quale procedono gloriosi gli altri iniziati.

Ricordare chi siamo equivale a dire : “Conosci il tuo Sé”, il tuo essere intelligenza e coscienza in un corpo di luce che si è trasmutato in un corpo materiale e che può ricostruirsi come corpo di luce.

Quando osserviamo un cielo stellato vediamo la luce di una stella che potrebbe essere già morta migliaia di anni luce addietro, eppure la sua luce continua a percorrere gli spazi infiniti portando con sé le informazioni che appartengono alla sua vita.

Così potrebbe essere anche per il nostro corpo di luce anche dopo il dissolvimento del nostro corpo fisico, in quanto portatore di tutte le informazioni che abbiamo assunto vivendo.

segue

 

[1] Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi

[2] Patrik County, Labirinti, Piemme

[3] Patrik County, Labirinti, Piemme

[4] Fulcanelli, Il mistero delle cattedrali, Mediterranee

[5] Jung, Il libro rosso, Bollati Boringhieri

[6] Angelo Tonelli, Eraclito, dell’Origine, Feltrinelli

[7] Legge dell’aumento di informazione funzionale

L’idea centrale della legge, chiamata anche “legge dell’aumento dell’informazione funzionale”, è che i sistemi naturali complessi evolvono verso stati di maggiore strutturazione, diversità e complessità se le molteplici configurazioni possibili del sistema subiscono una “selezione per una o più funzioni”. In pratica, quando una nuova configurazione di un sistema funziona bene e la funzione migliora, avviene l’evoluzione. E ciò a prescindere dal fatto che il sistema sia vivente o non vivente.

La nuova legge ammette almeno tre tipi di funzioni, dove per funzione si intende qualsiasi processo interno o esterno al sistema che apporti un vantaggio al sistema stesso.

La prima funzione, che è anche la più elementare, è la stabilità. Molte strutture in natura sono state selezionate contro il decadimento all’equilibrio termodinamico “nutrendosi” di entropia negativa. Le strutture si sono cioè organizzate in maniera stabile opponendosi alla tendenza naturale al disordine, ossia all’entropia.

Queste disposizioni stabili di atomi o molecole vengono selezionate in un processo che gli autori chiamano selezione del primo ordine o selezione per persistenza statica. L’idea alla base è che le configurazioni della materia tendono a persistere a meno che non esistano vie cineticamente più favorevoli all’acquisizione di assetti più stabili.

La seconda funzione è la dinamicità, tipica dei sistemi aperti.

Il processo alla base di questa funzione è la dissipazione di energia libera: senza questa funzione, sottolineano i ricercatori, non potrebbero esistere sistemi complessi. L’autocatalisi – tipica dei sistemi autoreplicanti, dunque degli esseri viventi – e l’omeostasi sono altri tipi di funzioni. Il processo di selezione che avviene sulla base di questa funzione è la selezione di secondo ordine o selezione per persistenza dinamica.

La terza funzione, infine, è la novità, ovvero la tendenza dei sistemi in evoluzione a esplorare nuove configurazioni, che a volte portano a comportamenti nuovi o caratteristiche sorprendenti. In un universo che supporta molte possibilità di combinazioni, la scoperta di nuove configurazioni funzionali viene selezionata quando esiste un numero considerevole di configurazioni che non sono state ancora sottoposte a selezione, osservano i ricercatori. La selezione che sottende questa funzione è la selezione di terzo ordine o selezione per generazione di novità.

[8] Henry Corbin, La Sophia eterna, Mimesis

[9] Henry Corbin, La Sophia eterna, Mimesis

[10] Henry Corbin, La Sophia eterna, Mimesis

[11] Henry Corbin, La Sophia eterna, Mimesis

[12] AA.VV. James Hillman, Il mito dell’anima, Hachette

[13] Guido Tonelli, Materia: la magnifica illusione, Feltrinelli

[14] Guido Tonelli, Materia: la magnifica illusione, Feltrinelli

[15] Guido Tonelli, Materia: la magnifica illusione, Feltrinelli

[16] Guido Tonelli, Materia: la magnifica illusione, Feltrinelli

[17] Guido Tonelli, Materia: la magnifica illusione, Feltrinelli

[18] Guido Tonelli, Materia: la magnifica illusione, Feltrinelli

[19] Guido Tonelli, Materia: la magnifica illusione, Feltrinelli

[20] I mediatori, le particelle che portano le forze, hanno spin intero: fotoni, gluoni, w e z e si chiamano bosoni. Le particelle che hanno spin frazionario si chiamano fermioni.

[21] Guido Tonelli, Materia: la magnifica illusione, Feltrinelli

[22] Guido Tonelli, Materia: la magnifica illusione, Feltrinelli

[23] Guido Tonelli, Materia: la magnifica illusione, Feltrinelli

[24] Lamina d’oro “orfica” (Pugliese Carratelli: I A 1; OF: 474[21]) rinvenuta nella necropoli Hipponion (oggi Vibo Valentia), in una tomba contenente uno scheletro femminile e risalente al V-IV secolo a.C., conservata presso il Museo Archeologico Statale di Vibo Valentia.

 

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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