LA VIA INIZIATICA TRADIZIONALE

Ago 3, 2024 | MASSONERIA

di Saul Tonazot

In cosa consiste, esattamente, un cammino iniziatico? Come si struttura? Cosa lo caratterizza? Cosa lo distingue da un percorso contro-iniziatico o da uno pseudo-iniziatico? Quali possibilità iniziatiche sussistono nel mondo occidentale postmoderno? Questi sono gli interrogativi che dovrebbero essere alla base della riflessione di chiunque sia seriamente intenzionato a iniziare un percorso di questo tipo.

Per prima cosa sgombriamo il campo dagli equivoci più comuni, chiarendo innanzi tutto cosa esso sicuramente non è: non è una società segreta tesa a ordire complotti a scopo politico; non è una congrega affaristica; non è un’associazione con finalità umanitarie; non è neppure un “service club” sui generis.

È bene chiarire fin da subito un concetto nevralgico, in effetti, sul quale avremo modo di tornare successivamente approfondendolo: l’iniziazione comporta una cesura netta tra mondo profano e dimensione iniziatica; l’iniziato non guarda più il mondo con gli stessi occhi del profano e, di conseguenza, anche la logica che muove le sue azioni nel mondo subisce un mutamento radicale. Se dopo una iniziazione non è avvenuta nell’individuo questa “metànoia”, si può star certi che per una ragione o per un’altra la cerimonia è stata inefficace: il profano che era fino ad allora non è morto e l’iniziato non è mai nato. Per costui non c’è speranza…

Come noto, in Occidente, sussiste ormai un’unica via di accesso disponibile per chi intenda intraprendere un percorso iniziatico: quella massonica, atteso che il Compagnonaggio, verosimilmente ramo parallelo di un originario tronco comune, è ormai assai poco praticato e, comunque, legato a specifiche realtà artigianali e pressoché delimitato geograficamente a zone come Francia, Svizzera e Germania; di conseguenza esso rappresenta una realtà marginale che possiamo di fatto prenderci il lusso d’ignorare in questa sede. Tutto il resto – è opportuno rammentarlo – consiste essenzialmente in contro-iniziazione o, nella più rosea delle ipotesi, in pseudo-iniziazione: in parole povere, nel “lato oscuro della Forza” o nell’apoteosi della fuffa.

La Massoneria, invece, in epoca moderna ha messo in opera un moto espansivo che l’ha portata a diffondersi a macchia d’olio in tutto il mondo. Nella transizione dalla sua versione “operativa” a quella “speculativa” tramite la prassi dell’“accettazione”, inoltre, si è progressivamente svincolata dalla pratica del mestiere e, parallelamente, ha riassorbito in sé – principalmente nei diversi sistemi rituali dei cosiddetti “alti gradi” – l’armamentario simbolico di tutte quelle vie (ermetica, alchemica, cavalleresca, etc.) storicamente dismesse, onde evitare che il loro patrimonio cadesse nell’oblio. La via latomistica, pertanto, dischiude l’accesso ad ulteriori percorsi ad essa collegati.

Non tracceremo, qui, la parabola massonica nel corso dei secoli, poiché rischierebbe portarci troppo lontano. Nel presente scritto e in altri che ad esso seguiranno, a Dio piacendo, ci limiteremo ad analizzare in cosa consista, effettivamente, il percorso massonico e come lo si debba attuare se si ha la ferma intenzione di non illudersi, sprecando così il proprio tempo. Come in qualunque altro caso, anche qui è necessario seguire le regole del gioco. Al pari di ogni altra organizzazione che si rispetti, infatti, anche la Massoneria possiede i propri landmarks: pietre miliari che ne segnano i confini, determinando cosa sia lecito e cosa invece esuli dai canoni che definiscono la natura profonda dell’antico Ordine iniziatico. Questi punti di riferimento, pertanto, vanno conosciuti e rispettati rigorosamente, affinché si possa giungere indenni a destinazione. Questo percorso ben definito si può rintracciare nei suoi Antichi Doveri, Costituzioni, Rituali e Catechismi. Il rischio concreto, altrimenti, è quello di errare senza alcuna logica per luoghi ameni in cui, nella migliore delle ipotesi, si può godere di un bel panorama. Per carità, “anche l’occhio vuole la sua parte”, tuttavia è preferibile non fargli più concessioni del necessario.

Il primo mito da sfatare è l’illusione egualitaria: non siamo affatto tutti uguali ma semmai tutti diversi e, pertanto, non tutti siamo in grado di affrontare una prova come quella dell’iniziazione. Gli ordini iniziatici sono articolati gerarchicamente in una élite selezionata, che viene cooptata al loro interno a séguito di un rigoroso meccanismo di selezione. Per tale ragione risulta fondamentale il processo di “tegolatura”, ovvero l’individuazione nel mondo profano di colui il quale possegga le qualificazioni necessarie a intraprendere un percorso simile. Solo una cernita rigorosa può infatti garantire la sopravvivenza della purezza esoterica, altrimenti compromessa dall’inadeguata forma mentis degli adepti. Purtroppo ciò avviene assai di rado al giorno d’oggi, un’età oscura affascinata dalla quantità più che dalla qualità, ragion per cui le logge di tutto il mondo sono popolate da una pletora di poveri illusi, i quali vengono fraternamente tollerati dai veri iniziati unicamente nell’ottica utilitaristica de “l’asino che trasporta le reliquie”: senza il loro inconsapevole apporto, infatti, gli antichi rituali avrebbero rischiato di estinguersi già molto tempo addietro. È necessario, in effetti, che qualcuno li vivifichi costantemente nel tempo. La cerimonia con la quale il recipiendario è stato accolto nel recinto sacro, tuttavia, nella migliore delle ipotesi, se è stata attuata con tutti i crismi, ha sbloccato delle potenzialità latenti nell’individuo. Questi, adesso, non è ancora un iniziato compiuto bensì uno puramente “virtuale”, nel senso che gli è stata concessa l’opportunità di sviluppare le sue facoltà interiori proseguendo il cammino ab initio. Ma se egli si arresta sul sagrato del tempio, cullandosi sugli allori e credendo di aver così già raggiunto la mèta, non otterrà mai alcun risultato “effettivo” se non quello di alimentare il proprio ego, il che è precisamente lo scopo contrario a quello offerto per il tramite di qualunque modalità iniziaziatica autentica.

Il nostro Apprendista, dunque, è stato ammesso per apprendere i segreti dell’Arte. Fin dal proprio ingresso, nondimeno, egli s’impegna solennemente a «percorrere incessantemente la via iniziatica tradizionale». Come diceva qualcuno, «le parole sono importanti»: “percorrere” implica un moto interiore, non un atteggiamento passivo d’indolenza o di apatia; “incessantemente” è sinonimo di “costante, senza tregua, perpetuo, ininterrotto, persistente, assiduo”, non di “quando capita… al massimo un paio di volte al mese”; “tradizionale” implica che vi sia un ricollegamento alla “tradizione” tramite una ininterrotta “catena d’unione”.

Cosa conferisce l’elemento tradizionale a una specifica via iniziatica? La risposta possibile è una sola: una base exoterica di riferimento. Non può aversi alcun autentico esoterismo senza il corrispettivo exoterismo. Per comprendere appieno l’intimo legame tra esoterismo ed exoterismo, è necessario definire i due concetti: l’esoterismo si riferisce a conoscenze, pratiche o insegnamenti riservati a una ristretta cerchia di “iniziati” – ossia individui spiritualmente maturi – e si focalizza su aspetti particolarmente profondi della spiritualità. L’exoterismo, invece, si riferisce a conoscenze, pratiche o insegnamenti accessibili a un pubblico generico, spesso tramite tradizioni religiose, filosofiche o culturali diffuse e comprensibili da chiunque. Talvolta i mistici raggiungono in ambito exoterico risultati comparabili a quelli conseguiti in ambito esoterico dagli iniziati percorrendo vie completamente differenti (una via passiva, cioè, anziché attiva). Un fondamento exoterico solido è di fondamentale importanza per comprendere e praticare l’esoterismo in modo accurato ed efficace. L’interpretazione esoterica dei simboli, dei rituali e delle pratiche richiede una conoscenza approfondita dell’exoterismo tradizionale da cui tali simboli e pratiche hanno avuto origine. Senza questa base, le interpretazioni esoteriche rischiano di risultare distorte o superficiali. Le tradizioni exoteriche, infatti, rappresentano il fondamento storico e culturale su cui poggiano e si sviluppano i percorsi esoterici da cui esse stesse hanno tratto origine a suo tempo. Queste tradizioni forniscono un contesto, un linguaggio e un sistema di valori condivisi, che risultano essenziali per comprendere appieno il significato e la portata delle pratiche esoteriche. La ricerca di una base solida per l’esoterismo, dunque, implica lo studio approfondito dei testi sacri, dei libri della tradizione exoterica e della filosofia ad essa correlata. È importante selezionare fonti autorevoli e affidabili al fine di evitare fraintendimenti o informazioni errate. In tal senso, le fonti più affidabili sono quelle più ortodosse e accettate in ambito exoterico, essendo quello il suo dominio. La ricerca dovrebbe includere l’esplorazione delle corrispondenze simboliche e delle connessioni fra diverse tradizioni esoteriche, contribuendo a creare una base solida e interconnessa, che garantisca la coerenza dei concetti esoterici favorendo la trasmissione accurata dei principi e dei significati occulti ai praticanti. Gli insegnamenti exoterici, attraverso rituali, miti e insegnamenti morali, contribuiscono al progresso spirituale e alla maturità dei praticanti. Questi elementi sono essenziali per stabilire una solida base morale, etica e spirituale su cui costruire la pratica esoterica. Incorporare l’exoterismo tradizionale nei percorsi esoterici, dunque, contribuisce all’integrità e all’autenticità delle pratiche stesse, il che evita un pernicioso eclettismo o la distorsione dei principi esoterici, assicurando una continuità con le radici storiche e culturali delle grandi tradizioni spirituali. L’exoterismo tradizionale e l’esoterismo sono dunque complementari e si integrano reciprocamente.

Precisato quanto sopra, è opportuno chiarire quale sia la forma di exoterismo corrispondente alla Massoneria. Storicamente, in Occidente, l’unica tradizione exoterica disponibile negli ultimi millesettecento anni è stata quella cristiana nella versione adottata dalla Chiesa cattolica romana. Di conseguenza, in epoca premoderna le dottrine puramente metafisiche, così come i corrispondenti metodi di realizzazione, non potevano che riferirsi all’esoterismo cristiano e, più precisamente, a un esoterismo basato sull’exoterismo religioso del cattolicesimo romano. Per tale ragione i massoni operativi avevano l’obbligo di professare fedelmente la dottrina cattolica, rifuggendo da qualunque eresia. L’unica eccezione era rappresentata da quelle circostanze in cui, i massoni itineranti si fossero trovati a soggiornare in terre straniere dominate da tradizioni differenti, nel qual caso essi erano tenuti a conformarsi pienamente alle usanze e alle consuetudini vigenti in loco. Il massone in viaggio per questioni di lavoro in terre dove la tradizione di riferimento fosse stata l’Islam, ad esempio, era tenuto dal proprio ufficio ad adorare l’Unico nella forma rituale praticata dai musulmani. Il problema si pose a seguito dello sfaldarsi dell’ecumene medioevale, per cui la Cristianità si ritrovò divisa fra cattolici e protestanti. A quel punto, onde evitare il problema di dover adottare alternativamente forme contrastanti di una medesima tradizione (peraltro spesso in guerra fra di loro) e al fine di permettere la pratica della Massoneria anche ai cristiani scismatici (altrimenti esclusi in quanto eretici), si optò per obbligare i massoni a seguire il fondamento comune di entrambe le correnti, cattolica e protestante (nonché di tutte le religioni di derivazione abramitica), evitando così i problemi liturgici legati alla forma di culto. Questa base condivisa è costituita dal Noachismo, ovvero dai precetti affidati da Dio a Noè come fondamento per il mondo dopo il Diluvio universale, da declinare poi a proprio piacimento in una qualunque delle tradizioni da esso derivate. Sono, per contro, rigorosamente esclusi dall’Ordine massonico atei, irreligiosi e libertini. A costoro, peraltro, essendo privi per indole di strumenti di comprensione idonei, è preclusa ogni via esoterica, ragion per cui la loro eventuale iniziazione risulterebbe comunque del tutto inefficace.

Ciò significa che la successiva contrapposizione con la Chiesa cattolica è stata causata da questioni meramente politiche e che, lungi dal gettare via il bambino con l’acqua sporca, i massoni dell’epoca contestavano le degenerazioni ecclesiastiche non già la Chiesa in quanto tale, il tradimento della spiritualità non lo spirito in sé, l’abusivo potere temporale della Chiesa non la sua legittima autorità spirituale. Le corpose schiere di agnostici e anticlericali arruolati nelle logge massoniche dall’Ottocento in poi, dunque, non rappresentano che un infelice incidente di percorso dovuto a cause contingenti, che ha provocato non pochi inconvenienti all’Istituzione e a cui andrebbe posto rimedio. Proprio da qui deriva l’equivoco per cui taluni dubitano della necessità, per chi aspiri all’iniziazione, di ricollegarsi anzitutto a una forma tradizionale di ordine exoterico e di osservarne pedissequamente tutte le prescrizioni. Se è ammissibile che un exoterista ignori l’esoterismo, del resto, non è affatto concepibile che chi avanza pretese esoteriche pretenda di ignorare l’exoterismo, giacché – come è noto – «il “più” deve necessariamente includere il “meno”». Non è un semplice caso, d’altronde, che quelle obbedienze dove col tempo si è finito per ammettere anche atei e agnostici abbiano imboccato una deriva degenerativa che le ha inesorabilmente indotte a relegarsi all’interno di un circuito alternativo tacciato di difettare di “regolarità”.

Per concludere, anche la definizione della Massoneria come un’organizzazione “adogmatica” poggia su un equivoco: l’illuminazione, infatti, deve considerarsi come ciò che, in via di principio, può rendere atti a non avere più bisogno di “dogma” e, perciò, ad essere uomini “liberi”. Chi sa, infatti, non ha alcun bisogno di “credere”. Di conseguenza, egli si trova al di là del “dogma”, tuttavia per nulla contro di esso. Il vero iniziato, in pratica, conosce in forma diversa la medesima cosa e, pertanto, la sua “ortodossia” è persino più ferrea di quella di ogni altro, poiché scaturisce da radici interne e non cause esterne.

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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