L’INTERPRETAZIONE FISIOLOGICA DELLA BIBBIA

Ago 20, 2023 | RELIGIONE

di Filippo Maria Leonardi

Per chi ha dimestichezza con il simbolismo tradizionale e conoscenza delle fonti esegetiche, non è per nulla strano che alcuni passi della Bibbia possano essere interpretati in chiave fisiologica. Questo tipo di interpretazione è stato per lo più relegato nell’ambito esoterico, ma di tanto in tanto è affiorato in testi e contesti di pubblica diffusione, in particolare quando conoscenze di tipo esoterico sono state inopportunamente divulgate al di fuori della cerchia iniziatica. In tempi relativamente recenti, appena un secolo fa, ne ha parlato il massone canadese Manly Palmer Hall: «non ci sono dubbi che l’Antico Testamento sia un libro di testo fisiologico e anatomico per chi è capace di leggerlo da un punto di vista scientifico». Ecco alcuni esempi.

Lignum vitae (Gn 2:9)

Riguardo ai due alberi di cui si parla nel racconto biblico della creazione, Hall rivela che «questi sono chiaramente gli alberi simbolici descritti nella Genesi, in cui il sistema arterioso con i suoi numerosi rami è certamente un “albero della vita”, mentre il sistema nervoso con le sue innumerevoli ramificazioni e con le sue radici nel cervello, è altrettanto certamente l’“albero della conoscenza del bene e del male”».

Ora, sebbene si debba sempre diffidare degli autori moderni, specialmente se coinvolti in movimenti di tipo occultista o simili, non bisogna escludere che certe idee, seppur deformate e travisate, possano derivare da fonti originali e attendibili. In questo caso, l’interpretazione dell’albero della vita come sistema cardiocircolatorio gira in certi ambienti da almeno duemila anni. Infatti già nel I sec. d.C. Filone di Alessandria ne riporta la testimonianza: «alcuni dicono che l’albero della vita (ξύλον ζωῆς) può anche essere chiamato cuore (καρδία), dal momento che quest’ultimo è la causa del vivere ed occupa propriamente il centro del corpo, cioè, a loro avviso, la parte dominante. Ma sia chiaro che costoro fanno riferimento ad una dottrina medica, piuttosto che filosofica, mentre noi, come abbiamo già detto, sosteniamo che l’albero della vita deve intendersi come la virtù generale».

Filone visse a cavallo dell’era cristiana, era un ebreo di cultura ellenistica che cercò di dare alla cosmologia biblica, per mezzo dell’interpretazione allegorica e filosofica, una dignità simile a quella della mitologia greca. In lui prevale l’approccio astratto e moralistico, ma la sua citazione ci conferma che all’epoca era comunque nota una interpretazione fisiologica della Genesi in cui l’albero della vita era chiaramente identificato con il cuore. Tale interpretazione, considerata l’epoca e il luogo in cui visse Filone, doveva provenire dagli stessi ambienti in cui si svilupparono l’alchimia e la tradizione cosiddetta ermetica.

Tunicae pelliceae (Gn 3:21)

Per addurre un altro esempio, storicamente attestato, ricordiamo il caso abbastanza noto della controversia sulle “tuniche di pelle” con cui furono rivestiti Adamo ed Eva prima di essere cacciati dal giardino dell’Eden. Per gli Gnostici le tuniche di pelle rappresentavano il rivestimento corporeo dell’essere umano, mentre i Padri della Chiesa come Origene, Metodio di Olimpo, Gregorio di Nissa o Sant’Agostino, rifiutavano o cercavano di mitigare questa interpretazione troppo materialistica delle Sacre Scritture. Si può supporre che la Chiesa dell’epoca, pur non ignorando del tutto la portata di certi simboli, abbia cercato di evitare interpretazioni strettamente fisiologiche in quanto inadatte alla divulgazione. In effetti questo tipo di interpretazioni hanno sempre trovato terreno fertile nei movimenti eretici che, venendo in contatto più o meno accidentale con conoscenze di tipo esoterico, le hanno diffuse presso le masse, in modo distorto e inappropriato.

Tuttavia la stessa Bibbia ci suggerisce per raffronto la corretta interpretazione. In Genesi è scritto: «E il Signore Dio fece delle tuniche di pelle per Adamo e sua moglie e li rivestì». Il verbo usato per indicare il rivestimento è yal-bi-šêm che deriva dalla radice primitiva lbš avente il significato di “avvolgere”, “rivestire”, “vestire”. Lo stesso verbo lo ritroviamo nel Libro di Giobbe (Gb 10:11) che così si rivolge al Creatore: «Mi hai rivestito di pelle e di carne e mi hai intessuto di ossa e di tendini». In questo caso lo stesso identico termine “rivestire”, sempre riferito alla pelle, è utilizzato in modo esplicito per indicare il rivestimento epidermico del corpo umano, dunque rinforza l’interpretazione fisiologica della Genesi.

Funiculus argenteus (Ec 12:6)

Le polemiche sul Libro della Genesi, d’altra parte, appaiono pretestuose visto e considerato che per altri passi dell’Antico Testamento è pienamente e universalmente accettata l’interpretazione fisiologica, per esempio Ecclesiaste XII, 6: «Prima che la corda d’argento si spezzi, la lucerna d’oro si rompa, la brocca si frantumi sulla fontana e la carrucola cada nel pozzo…». Il pastore battista John Gill (XVIII sec.) riguardo la “corda d’argento” riferisce che «il Midrash, Jarchi e gli scrittori ebrei in generale, lo interpretano come spina dorsi o colonna vertebrale; o meglio come il suo midollo, che discende come una corda dal cervello, attraverso il collo, giù lungo la colonna vertebrale fino al suo fondo; da cui scaturiscono i nervi, le fibre, i tendini e i filamenti del corpo, da cui la vita molto dipende: questo midollo spinale può essere chiamato “corda” per la sua lunghezza così come quello che ne deriva; e “corda d’argento”, per il suo colore, che resta bianco anche dopo la morte».

Su questa interpretazione c’è consenso unanime: per S. Bonaventura la “fune d’argento” è l’inviluppo dei nervi (nervorum involutio); per François Vatable è la spina dorsale (spina dorsi); per Francisco Valles è il midollo spinale con il sistema nervoso (spinalis medulla cum nervorum distributione); per Jacques Tirin  è la sacra spina dorsale con osso e midollo (sacra spina dorsi, os et medulla); per Johan M. Dilherr  è la spina dorsale con il midollo (spina dorsi cum medulla).

Vitta aurea (Ec 12:6)

Per quanto riguarda la vitta aurea, solitamente tradotta come “lucerna” o “boccia d’oro”, John Gill ci riporta che: «il Targum lo rende come “vertice della testa”; il Midrash lo interpreta molto correttamente come “cranio”; o meglio, la membrana interna del cranio, contenente il cervello, chiamata “pia mater” o “meninge”, che è detta essere una ciotola per la sua forma; d’oro per la sua preziosità e perché contiene l’eccellente liquore di vita, così pure per il suo colore». Tutti gli autori più moderni, seguendo il Targum, tendono ad interpretarla come la meninge (meninx), ovvero la membrana tenue che avvolge il cervello (membrana tenuis, cerebri involucrum): così è per Hugo de Saint-Cher e Isidoro da Chiari, François Vatable, Francisco Valles, Jacques Tirin, Johan M. Dilherr. L’unico che si distingue è San Bonaventura che seguendo la versione latina della Vulgata, da uomo del medioevo, non può resistere dal mutuare un simbolismo tradizionale che associa il cervello al riflesso argenteo della luna e il cuore al colore rosso-dorato del sole. Poiché in latino il termine vitta, derivando dal verbo vitare, indica in modo generico un avvolgimento ma nello specifico un bendaggio fatto con strisce lineari, San Bonaventura intende la vitta aurea non come un recipiente sferico ma come l’inviluppo delle vene e delle arterie (venarum et arteriarum involutio).

Hydria super fontem (Ec 12:6)

La “brocca sulla fontana” per San Bonaventura si identifica con la vescica, contenitore dell’urina (vesica, vasis urinae) così come per Francisco Valles; per Hugo de Sant-Cher e Isidoro da Chiari si tratta della cistifellea (cista fellis) che sta sopra la fontana del fegato (fons hepar); per François Vatable e Jacques Tirin, la fontana indica chiaramente il fegato (jecur) secondo l’antica opinione che lo considera la sorgente del sangue. Ma Gill invece dissemte: «non il fiele nel fegato, come secondo il Targum, che gli antichi consideravano la fonte del sangue, ma per “fontana” si intende il cuore, la fontana della vita, che ha due cavità, uno sul lato destro, l’altro a sinistra, da dove vengono vene e arterie, che portano il sangue attraverso il corpo, e in particolare qui significa il ventricolo destro del cuore, la radice e origine delle vene, che sono la brocca che riceve il sangue e lo trasmette alle varie parti del corpo».

Rota super cisternam (Ec 12:6)

Infine, la “ruota” o “carrucola” che cade nel “pozzo” o “cisterna”: per San Bonaventura, se la brocca era la vescica, la cisterna è di conseguenza il ventre inteso come pozzo nero (venter, meatus umpurae superfluitatis); per François Vatable la ruota sopra la cisterna è la testa che sta sopra il cuore; per Francisco Valles la ruota è il rene mentre la cisterna è la vena cava; per Jacques Tirin la ruota è riferita alla circolazione del sangue (circonvolutio sanguinis circa cor) mentre la cisterna è lo stomaco (stomachus). Per Gill: «è il ventricolo sinistro del cuore, che durante la diastole riceve il sangue dai polmoni, come una cisterna che riceve l’acqua, da cui dopo la sistole, si passa nella grande arteria adiacente, essendo questa la ruota o strumento di rotazione, che, insieme a tutti gli strumenti di pulsazione, causano la circolazione del sangue, scoperto nel secolo scorso dal nostro connazionale Dr. Harvey, ma da ciò sembra che fosse ben noto a Salomone. Dunque, ogni volta che questa ruota si rompe, il polso si ferma, il sangue smette di circolare e segue la morte».

In conclusione, sulla base degli esempi qui addotti e delle testimonianze riportate, possiamo dichiarare che l’interpretazione fisiologica di alcuni passi della Bibbia non soltanto è possibile ma anche conforme alla tradizione esegetica ebraica e cristiana. In prospettiva, approfondendo il significato dell’allegoria biblica, è possibile dimostrare che il racconto della seconda creazione riportata nel libro della Genesi, riguardante nello specifico la creazione del microcosmo, può essere interamente e coerentemente interpretato come una descrizione fisiologica del corpo umano.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

– Filone d’Alessandria, Legum allegoriae, cap. XVIII.

– Filone di Alessandria, Quaestiones in Genesin, I, 53.

– Tertulliano, Adversus Valentinianos, 24.

– S. Ireneo, Adversus haereses, I, 5, 5.

– S. Clemente Alessandrino, Stromateis, III, 14.

– S. Bonaventura, Expositio in Ecclesiasten.

– Francisco Valles, De Sacra Philosophia, p. 381, 1600 (1° ed. 1587).

– Jean de Lorin, Commentarii in Ecclesiasten, p. 484, 1606.

– Jacobus Tirinus, In Sacram Scripturam Commentarius, 1656, Vol. 1, p. 365.

– François Vatable, Biblia Sacra cum universis Francisci Vatabli Regi Hebraicae Linguae quondam Professoris et variorum interpretum, annotationibus. Latina interpretatio duplex est: altera vetus, altera nova, Tomus. II, Pag. 198, Parisis, Sumptibus Societatis, 1745.

– John Smith, King Solomon’s portrait of old age, 1752.

– John Gill, Exposition of the Old and New Testament, 1746-1763.

– Manly P. Hall, The Occult Anatomy of Man, Hall, Los Angeles, 1923.

– Manly P. Hall, Man The Grand Symbol of the Mysteries, The Philosophers Press, Los Angeles, 1937.

– Filippo M. Leonardi, Arbor Inversa Microcosmica, Urbania, 2020.

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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