L’INVOCAZIONE STRUMENTO PER CONOSCERE NOI STESSI

Lug 27, 2024 | SCIENZE ESOTERICHE

di Augusto Vasselli

Sin dai tempi remoti l’uomo ha cercato attraverso l’invocazione di risolvere problematiche ritenute ordinariamente insormontabili rivolgendosi soprattutto a Entità soprannaturali. Oltre tale scopo l’invocazione è stata anche utilizzata come mezzo per avvicinarsi all’Essere Supremo e utilizzare le nostra facoltà normalmente inutilizzate.

Il termine invocazione, derivato dal latino “in-vocare” ovvero “chiamare a sé”, è pertanto una “richiesta di aiuto”, e quindi un vero e proprio supporto/sostegno dal quale partire per avvicinarci ulteriormente alla verità e alla conoscenza.

L’invocazione può essere definita come in insieme di esercizi combinati di diverse pratiche quali, la preghiera, la meditazione e la focalizzaione di uno o più obiettivi, che consentono di attivare rispettivamente l’intuizione, la consapevolezza e la realizzazione della volontà, volte ad attivare talune facoltà insite in ogni essere umano.

Attraverso tale pratica si cerca un collegamento, ovviamente interiore, tra materia e spirito, tra fisico e metafisico, tra ego e sè, o in qualsiasi altro modo li si voglia indicare, che ha come fine la trasmutazione interiore, allorchè si mettono consapevolmente in contatto le nostre “polarità” contrarie.

Con questo “collegamento dialogo”, tra l’elemento fisico e l’essenza metafisica, diventa possibile una progressiva trasmutazione. In tal modo chi lo vorrà può entrare in relazione con i piani superiori rappresentati spesso nei vari sistemi iniziatici con la Triade.

Il raggiungimento di questa congiunzione, della quale si diverrà intuitivamente consapevoli, rende palese alla nostra ragione il mondo interiore e lo avvicina alle sfere della conoscenza, senza la partecipazione cosciente della personalità e quasi inibendola, fornendo quindi stati che accrescono una conoscenza che definirei metarazionale.

La portata dell’invocazione, soprattutto quando si ha la piena efficacia della stessa, consente una appropriata intensità emozionale, cui può essere aggiunta una adeguata meditazione fatta nel più rigoroso silenzio.

La trasmutazione non si raggiunge utilizzando lo strumentario etico-morale, la dialettica o la filosofia, né tantomeno attraverso una pratica solo formalmente devozionale, perchè in tal modo il tutto rimane simbolico ma non dinamizzante.

L’invocazione, in quanto vero e proprio mantra, ci aiuta nella comprensione poichè ci fa superare il razionale che, soprattutto noi uomini occidentali permeati di scientismo, abbiamo in misura notevole immagazzinato nei nostri programmi mentali.

Attraverso tale metodologia possiamo avvicinarci a una sorta di svelamento interiore che può portarci a raggiungere la “mutazione”. Mutazione che attiva le energie e che diviene una sorta di catalizzatore che, a secondo della costanza e della propria capacità, modifica, energizza e trasmuta il proprio campo elettromagnetico, attraverso la rielaborazione energetica che sarà generata dalla nostra mente ed i cui circuiti sono i nostri pensieri

Tutto questo senza timore di dover, con i limiti nel linguaggio, definire, seppur in modo grossolano e approssimativo, l’invocazione come una vera e propria modalità “magica”, che rende possibile scoprire, in modo relativamente rapido, le scintille divine che sono in noi, dandogli forza e valore spirituale.

L’Invocazione può aiutare a trovare la riserva di energia che ognuno di noi possiede e che si può rivelare gradualmente, non è quindi una sorta di richiesta di natura egoistica mediante la quale chiedere un aiuto divino, dando alla invocazione stessa una valenza materiale, richiedendo, in tal caso, una sorta di deroga per soddisfare i propri desideri, seppur legittimi ed umanamente comprensibili. L’invocazione da semplicemente un supporto che consente all’essere umano di ritrovare le proprie facoltà latenti.

L’invocazione, che peraltro non è, in genere, almeno in occidente, particolarmente enfatizzata, è un supporto che consente il raggiungimento dei piani superiori. Il che contribuisce, peraltro, a neutralizzare i desideri egoistici, l’avversione, le barriere (ivi comprese quelle razziali e nazionali), le ambizioni personali e l’avidità, compresa quella riferita al potere.

In realtà nel suo insieme è un qualcosa che ricorda la metodologia orientale che utilizza la luce dell’anima, attraverso cui si può raggiungere la perfetta padronanza” del ponte interiore da cui partire per accedere più o meno rapidamente al ponte superiore.

L’invocazione contribuisce quindi a creare e ricevere una forma pensiero nel piano psichico, attraverso una carica per così dire energetica, anche in considerazione del fatto che non è possibile esprimere in una forma pensiero una energia che non ci appartiene. Anche per tale ragione le varie cariche energetiche vanno graduate con uno stato di coscienza che viene definito con il termine gerarchia, con il quale si indica un insieme di differenti stati coscienziali che gradualmente si percepiscono.

L’invocazione consente peraltro di mantenere in un determinato ambito la propria attenzione per evitare di passare da un pensiero all’altro, accelerando, come già cennato, il processo di purificazione, che può offrire le condizioni necessarie per consentire la trasformazione che porta a riferirsi al tutto e non a se stessi.

L’invocazione è quindi una una vera e propria “ritualità” che aiuta a reintegrare le nostre facoltà interiori, attraverso cui avvicinarsi sempre più al nostro sé, al fine di riflettere la natura divina che è in ognuno di noi.

Natura che può offrirci poteri, quali entità obiettivamente reali e a sé stanti, che non sono solo “archetipi” o “profili del sé”, che peraltro ogni tradizione ci comunica rammentando che i poteri stessi sono correlati con noi e formati dalla stessa essenza spirituale della quale siamo fatti, aiutandoci anche a essere in tal modo consapevoli della Divinità che è in noi.

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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