di Augusto Vasselli
Con la secolarizzazione, intesa come l’evoluzione storica nella quale un crescente ambito dell’attività umana e del pensiero esce dall’influenza dominante delle religioni, soprattutto intese come organismi organizzati, si è avviato un processo che ha contribuito a trasformare l’intera società, in particolare quella occidentale, che ha portato alla cosiddetta laicizzazione della società stessa. Tale processo è particolarmente significativo in Occidente, con particolare riferimento all’Europa, continente nel quale è maggiormente diffuso il cristianesimo, nelle sue varie accezioni.
Nell’Occidente le arti, le legislazioni e soprattutto la politica aumentano gradualmente l’autonomia dal pensiero religioso. Lo stesso pensiero economico, modernamente inteso, si è sviluppato in un contesto nel quale non sono presenti sostanzialmente principi di natura meramente religiosa. Detta evoluzione, che ha condotto all’attuale status, è caratterizzata pertanto dalla separazione tra i diversi contesti della società e della religione. Ma la separazione non è tutto, ad essa si associa il soggettivismo e il relativismo, che introduce a livello individuale la deistituzionalizzazione delle religioni, specialmente dalla religione cristiana, ovvero un cambiamento delle modalità con le quali una religione viene realmente sentita e praticata.
La religione, in senso assoluto e non confessionale, non finisce con l’avvento della secolarizzazione, che può essere considerata invero una mutazione della religione stessa, dalla quale discende un nuovo modo di sentire il numinoso, privilegiando l’esperienza personale.
La secolarizzazione pertanto non ha riguardato e non riguarda solo la religione ma anche la politica, che con la riconduzione della religione in un ambito privato, ha consentito alla politica stessa di gestire il sacro, nel senso generale del termine: lo stato esige dai suoi sudditi, ovvero cittadini, la stessa fedeltà che chiede un contesto confessionale; nazionalità e cittadinanza sono tra le nuove sacralità, attraverso il quale giustificare e chiedere ogni sacrificio.
Il novecento, in particolare, è stato il secolo nel quale sono nati i movimenti di massa e si sono sviluppate religioni secolari, che hanno individuato obiettivi e creato speranze ad attese fideistiche. Con la fine dei totalitarismi e il crollo della ideologia comunista, lo stato e la politica di fatto hanno ridotto il loro ambito di influenza sulle scelte interiori dei singoli, limitandosi in prevalenza agli aspetti di governo riferiti per lo più alla gestione della economia, della ricchezza e della organizzazione generale. La secolarizzazione ha sconfitto, a suo modo, anche la politica spogliandola dalla sua eventuale pretesa di gestire totalmente la vita di ogni essere umano.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla sacralizzazione del pluralismo e del riconoscimento delle differenze culturali. Le nuove santità del pluralismo, che ricomprendono anche le problematiche riferite all’immigrazione, inserite in un contesto nel quale appare rilevante il nostro modello di laicità (originato appunto dalla secolarizzazione), implica che tutti debbano seguire quello che il risultato dello sviluppo del pensiero illuminista europeo, o meglio occidentale, ovvero se queste concezioni debbano tener conto di logiche religiose, che precedentemente erano marginali e di fatto inesistenti.
Oggi sono messi in discussione valori quali il progresso (seppur genericamente inteso), la ragione, la nazione e addirittura, persino l’uguaglianza. A questo si aggiunge una crescente tendenza individualista e edonistica, che di fatto sono diventate tra le matrici della protesta che porta a non riconoscere quanto sta alla base del processo di identificazione del singolo con la società.
La secolarizzazione ha liberato l’individuo dal potere religioso, ma non ha risolto le problematiche esistenziali quali l’appartenenza alla società e all’insieme universale. Le problematiche interiori relative alla trascendenza riguardano il singolo essere, quelle concernenti l’appartenenza al contesto sociale annettono alla sfera pubblica, quindi alla politica. Da questo ultimo punto di vista la società non è estranea alla religione, ovvero al sacro, essa rimane sempre una problematica afferente la vita comune alla quale è necessario dare una risposta, che necessariamente affonda le sue radici anche nell’intimo sentire dei singoli.
In un mondo forse sin troppo ricco di informazioni, dottrine e credenze di ogni tipo, è forse necessario chiedersi quale è la risposta spirituale adatta ai tempi e al nuovo contesto sociale e politico che si è formato, sia esso nazionale che sovranazionale.
Probabilmente l’ambito spirituale, anche non convenzionale, può contribuire a dare una risposta, soprattutto se riferita alla crescita individuale. Tale contesto, a volte definito genericamente esoterico, è portatore di elementi conoscitivi essenziali, di valori universali e di una conoscenza operativa diretta, che certamente può aiutare l’essere umano ad avvicinarsi alla saggezza, a prescindere dalle sue convinzioni e alla sua cultura.
Questi insegnamenti offrono unità, coerenza e originalità, utili in un quadro secolarizzato, che certamente possono essere di ausilio per facilitare un miglioramento della comprensione intuitiva e un percorso di trasformazione interiore, peraltro senza escludere o avversare pratiche e credenze religiose. Attraverso queste conoscenze, che da sempre accompagnano l’uomo, possono essere intuiti e interiorizzati gli insegnamenti connessi ai principi fondamentali e unici, che a loro volta possono servire come punti di riferimento per un percorso evolutivo.
Attraverso questa metodologia, forse può essere più agevole, per taluni, comprendere il principio essenziale in base al quale tutto è uno. Taluni lo chiamano Dio, Allah, Brahman, Vuoto, Tao ecc.; altri, agnostici o atei, parlano di Intelligenza Universale, Sostanza Unica, ecc. L’essenziale è comprendere che esiste un principio da cui tutto viene e che al quale tutto torna, e che tutto è connesso e interdipendente.
L’essere umano può essere considerato una monade, una essenza. La materia è il livello “più basso” della manifestazione, lo spirito il livello il “più alto. Tra questi due stati c’è la coscienza, l’anima, la quale può essere considerata sotto tre profili: la volontà (spirito), l’amore (coscienza) e intelligenza (forma).
La trasmissione sapienziale, della quale trattiamo, ci dice che l’uomo è dotato di autocoscienza e di un’anima individuale, che permettono di trasformare il suo essere, attraverso il processo che conduce alla spiritualizzazione della materia, il più sottile dei sentimenti e dei pensieri.
Il processo evolutivo per l’uomo è quello di passare dallo stato personale allo stato spirituale, collegare la materia allo spirito e spiritualizzare quindi la materia. La volontà diventa pura energia, l’amore sostituisce il sentimento, l’intelligenza trascende il pensiero limitato. L’ascesa allo spirito richiede quindi l’evoluzione della coscienza, che sperimenta i vari livelli dell’essere e finisce per consentire la consapevolezza e così il controllo della stessa.
Questa coscienza individuale conseguentemente riflette la nostra unicità; l’evoluzione di ognuno è personale ed unica, pertanto ciascuno abbisogna di un suo percorso e di un suo ritmo evolutivo spirituale, nel senso di appartenente allo spirito.
Non possiamo evolverci senza impegno, senza fare sforzi, senza andare oltre noi stessi, senza dare il meglio di noi stessi: in una sola parola, attraverso il sacrificio, il cui significato originale è sacrum facere, ovvero rendere sacro. Abbiamo bisogno di trasmutare il nostro essere (fisico, emotivo e mentale), per questo, è necessario distaccarsi e abbandonare il nostro egoismo da ciò che ci limita.
L’essere umano è parte integrante della natura e per affinità attiriamo ciò che abbiamo presente in noi stessi. La natura umana ricomprende energie, entità più o meno raffinate, che vibrano a livelli molto diversi sulla scala appunto vibrazionale: tutto è emanazione, radiazione, vibrazione della natura, compresa la nostra vita psichica.
Questa concezione, eminentemente “esoterica”, ci permette di comprendere, o meglio, avvicinarci a capire il mondo nel quale viviamo, e quanto dallo stesso riceviamo in termini di influenza. Tutto è energia prima di diventare materia; l’energia universale, cosmica, planetaria, spirituale, umana, animale, vegetale e minerale sono interconnesse. Ogni cosa che ha una forma è il corpo di un’entità, unione del macrocosmico con il microcosmo.
L’esoterismo moderno, forma attualizzata della tradizione autentica, indica i principi e le metodologie che possono aiutarci a trasformare anche il nostro spirito secondario, quello della nostra personalità. Tutto si basa sull’idea di un uso corretto dell’energia; parallelamente e anche congiuntamente alle opinioni scientifiche e/o religiose, l’esoterismo aiuta a prendersi cura del corpo e della mente.
Questi insegnamenti, ispirati ai maestri di saggezza, formano la mente con la concentrazione, la riflessione e l’astrazione, condizioni indispensabili per lo sviluppo dell’intuizione. È necessario fuggire qualsiasi discorso che demonizza la mente, discorsi fatti da coloro che non hanno accesso alla loro interiorità e che confondono sentimentalismo mistico con la vera intuizione. Il lavoro su se stessi, di cui si sente tanto parlare, è in realtà cercare di vivere una vita armonica a tutti i livelli, non solo devozionali.
Il controllo del corpo (parziale perché mai completo) segna il primo obiettivo di colui che aspira a un’evoluzione spirituale. La prima forma di autocontrollo inizia con il corpo. Di conseguenza le discipline volte al rilassamento, comprese più in generale le attività sportive, correttamente praticate, sono utili e propedeutiche per la elevazione spirituale.
La concentrazione e la meditazione giornaliera sono, tra gli altri, strumenti di base per ottenere questi risultati. La concentrazione riorienta la mente, aiutando a cercare di collocare la propria consapevolezza al centro dei nostri pensieri. La meditazione può essere intesa come un mezzo per invocare l’energia spirituale, parallelamente alla pratica delle virtù e di un retto sentire.
Con questa metodologia il nostro centro coscienziale può controllare tutti gli altri centri di energia (chiamati in oriente chakra), consentendo di gestire progressivamente la personalità, agendo attraverso il centro dei nostri desideri.
La padronanza della vita emotiva richiede molto più sforzo e richiede il desiderio spirituale, il desiderio di controllare, il bisogno di reintegrazione, non la falsa umiltà, la pseudo-ispirazione, i giudizi negativi su se stessi e quelli riferiti agli altri, la incapacità reale di agire e la paura. Tutti questi ostacoli che incontriamo nel percorso devono essere affrontati e superati per acquisire la saggezza e la realizzazione/emersione del sé.
La via tradizionale, non convenzionale, spesso anche demonizzata, offre uno strumento adeguato e soprattutto attuale, in quanto siamo anche ciò che pensiamo, facciamo e diciamo: la nostra materialità ovvero la nostra spiritualità. Il nostro spirito, il nostro sé individuale, mira alla reintegrazione con resto del nostro essere. Capire come funziona la nostra mente e come la usiamo sono la chiave della nostra evoluzione.
Una via verso la sapienza. Sapienza che potrebbe anche essere definita come l’incontro della volontà, dell’amore e dell’intelligenza, attraverso i quali comprendere e soprattutto spiegare a noi stessi la relazione che unisce l’universo, l’uomo e la natura; aiutare l’essere stesso all’intelligenza delle leggi e delle energie che possono essere utilizzate per conseguire l’evoluzione spirituale di ciascuno. E questo è oggi ancor più importante, soprattutto in una società secolarizzata, che non offre strumenti e risposte rispetto alla domanda di spiritualità, che comunque è insita nell’essere umano.