DAL MEDIOEVO AL RINASCIMENTO

Set 10, 2024 | ARTE

di Augusto Vasselli

Il rinascimento, con le sue concezioni incentrate sull’essere umano, è stato, almeno riguardo l’occidente, un arco temporale, che oggi definiremmo di eccellenza, al quale si è giunti, come sempre, attraverso gli accadimenti e gli ambiti sociali e politici sviluppatisi nel corso dei periodi storici antecedenti, e segnatamente quello medioevale.

La ricerca storica più attuale, riferita al “passaggio dal medioevo al rinascimento”, ha evidenziato sia elementi di continuità che evolutivi, tra l’uno e l’altro periodo, rimarcandone naturalmente le differenze, che ci sono e che sono rilevanti.

Riflettendo, seppur in modo rapido e sintetico, sugli eventi storici che hanno caratterizzato il medio evo, appare evidente il grande l’influsso che la chiesa, come società, e la teologia, come pensiero, hanno avuto sull’andamento e la trasformazione che ha contraddistinto tale arco temporale, il quale ha avuto il suo sviluppo e una nuova sintesi appunto nel rinascimento.

Il medioevo è un’età che vede la centralità della fede e della chiesa, anche riguardo il potere secolare, diversamente da quanto accade nello stesso periodo in oriente, ove il potere religioso è assoggettato al potere statuale.

In occidente il rapporto è dialettico e condizionato dai rapporti di forza, nel quale il papato trae vantaggio dall’eredità romana, dalla sua tradizione e dal “monopolio” della esegesi biblica. La “riscoperta” del diritto romano e soprattutto del naturalismo aristotelico, nel XII secolo, contribuirà al superamento del concetto di unicità politico-statuale, cristiana e trascendente, il che porterà gradualmente una sorta di bipolarità, riferita sia ad aspetti religiosi che civili, ovvero a profili sovrumani e umani.

Ne deriva appunto una evoluzione derivata da un confronto, nel quale, sia la chiesa sia lo stato, si sono contrapposti per secoli, con momenti di forte contrasto, dal quale deriva una sorta di equilibrio tra le varie modalità riguardanti il rapporto fra il potere della chiesa e dell’ente statuale, e da cui deriva poi anche la concezione politico-culturale che dominerà per secoli in tutta Europa: la chiesa depositaria della fede e il signore di ogni città, ovvero l’ente statuale, a sua volta depositario della fiducia divina che gli ha concesso tutto, compresa la potestà di regnare e di governare.

Dal teocentrismo, che è stato l’aspetto certamente più caratterizzante e significativo del medio evo, si arriva alla concezione maturata nel rinascimento ove l’essere umano diviene centrale (antropocentrismo).

Un percorso evolutivo lento, travagliato, ma deciso, che ha avuto, nell’ambito dei vari segmenti della società, della cultura e dell’arte, una evoluzione evidentemente non sincronica né perfettamente parallela dal punto di vista temporale, ove in taluni ambiti, già nel primo ’400, si arriva a una evoluzione “rinascimentale” mentre in altri l’evoluzione stessa arriva anche dopo un secolo o ancor più.

Nel medioevo Dio è origine, mezzo e fine ultimo dell’uomo. Dio, e naturalmente i suoi rappresentanti terreni, in quanto legittimi e riconosciuti come tali nella successione mistica e misteriosa, quale quella apostolica. Per tale motivo, specialmente in questo periodo, il potere spirituale si intreccia con quello temporale, spesso sovrapponendosi.

Tale concezione teologico-politica è dominante durante tutto il Medioevo, allorché vennero sistematizzati gli ambiti riguardanti la dottrina, emarginate le varie eresie e condannati tutti gli scostamenti da quello che era ritenuto, forse non sempre a ragione, lo spirito originale della fede cristiana.

Nel corso del rinascimento il teocentrismo base della fede, della vita, di tutti i modelli politici e culturali, che prefigura il potere temporale al centro del mondo e Dio centro dell’universo, viene di fatto abbandonato. Pur rimanendo Dio creatore e provvidenza dell’universo, l’uomo diventa lentamente padrone di se stesso: si comincia a ricercare una visione tutta umana della vita in cui l’uomo stesso è fautore del proprio destino e della propria attività.

La crisi del sistema economico feudale, della cosiddetta economia curtense (chiusa), basata sul lavoro della terra, su un rudimentale artigianato e sulla pastorizia, che procurava soprattutto la ricchezza al signore o alla chiesa e che non consentiva una vita soddisfacente al popolo, è uno degli altri elementi che ha contribuito a un radicale cambiamento del sistema. I signori perdono il loro potere, le entrate (decime) e i possedimenti, nonostante reagiscano in modo coercitivo con confische e repressioni di ogni genere.

Nasce quindi un nuovo sistema economico che avvicina al potere prima i ricchi commercianti, poi i mercanti che con le loro navi sono portatori di nuove ricchezze ma anche di nuove idee, ed infine i banchieri. Le repubbliche marinare sono le prime che mutano insieme al nuovo sistema economico anche la vita sociale e politica.

I signori per grazia divina non sono più i detentori assoluti del potere, nasce un nuovo modello di governo, allargato a coloro che detengono di fatto la ricchezza. Si crea così un potere capitalistico-borghese che sostituisce quello teocratico-monarchico.

L’evoluzione del sistema economico, politico e sociale avviene lentamente ma chiaramente. Il capitale diventa il «vero signore» del mondo, e come tale non è nelle mani di uno solo soggetto, né è amministrato secondo il capriccio del signore: è un governo allargato che decide, al quale partecipano i rappresentanti della nuova classe emergente ed anche i proprietari dei «banchi», i banchieri, figure che diverranno sempre più centrali nei sistemi economici.

Nelle repubbliche marinare, nelle signorie e nei comuni, si vede man mano l’abbandono del sistema teocentrico e l’inizio della partecipazione comunitaria e cittadina alla vita dello stato. Da questo deriva la realtà politica rinascimentale e da questa nascerà lo stato moderno attraverso un lungo e faticoso cammino.

Anche l’agglomerato urbano si trasforma. La città medioevale è essenzialmente il luogo dove i cittadini operano in funzione delle scelte del signore che decide sull’economia, sulla politica, sulla vita dei suoi sudditi. In epoca comunale la città si sviluppa secondo necessità pratiche e contingenti, pur senza un piano urbanistico preciso.

Se la città medioevale ci appare con le sue caratteristiche strade contorte, le case costruite su crinali di colline, con le mura che le stringono tutt’intorno, la città rinascimentale, mostra i segni di un cambiamento in senso più «razionale»: la piazza è il centro delia città, ove sono posti i due edifici pubblici principali: la cattedrale ed il palazzo.

La città rinascimentale diventa il luogo dove si applicano le nuove teorie prospettiche, un nuovo modo di pensare lo spazio, non più empiricamente sperimentato ma pensato e progettato razionalmente. Una volta che la città cessa di essere vista in funzione del divino si assiste anche al cambiamento dell’orientamento stesso degli edifici, all’abbandono dello straordinario slancio verticale che simboleggiava la salvezza ultraterrena, che viene dall’alto, unitamente al fine soprannaturale dell’uomo, e dei molteplici percorsi esterni ed interni degli edifici e delle vie, tutte in genere direzionate verso i luoghi di culto.

La cultura segue le sorti della società. Da quella chiusa, anonima, al servizio della volontà del signore, si passa a un ambito intellettuale più aperto e articolato.

La cultura bizantina e quella romanica, al servizio della fede e del potere, sono pervase dall’elemento «teocentrico»: nulla avviene e nulla si crea che non sia per gloria di Dio e per i suoi rappresentanti sulla terra.

Nelle opere letterarie e nei trattati prevale il misticismo, la filosofia appare solo come una ancella della teologia; la scienza ha validità in pratica unicamente quando è sostenuta dalla verità biblica, spesso solo verbale; la virtù morale e politica è basata sull’aderenza ai principi religiosi.

Nonostante quanto appena sopra accennato e sebbene la filosofia e la cultura medioevale ignorino sostanzialmente il pensiero classico, anche grazie al contatto diretto con l’oriente cristiano, che, seppur mistico e profondo, non accetta né l’impostazione teocratica basata sull’imperatore, né l’assolutismo della verità religiosa, i mutamenti sono ormai in atto.

Le varie concezioni teologiche, filosofiche, politiche economiche e sociologiche e i correlati aspetti culturali (dai primi secoli dopo il mille fino al quindicesimo secolo) si evolvono e sviluppano, sino ad arrivare una vera e propria svolta, appunto epocale, ove la cultura e la società cominciano ad essere decisamente orientate verso i principi che porteranno all’ensamble da noi definito rinascimento, tanto da causare sovente anche una reazione del potere laico ed ecclesiastico contro ogni cambiamento.

La verità medioevale “unica”, quella dei testi sacri o della chiesa ufficiale, applicata non solo a questioni dogmatiche ma a tutte le manifestazioni della vita umana, non regge più e non reggerà neanche con le scomuniche o le condanne più o meno gravi come quelle comminate a Galileo, a Campanella, a Bruno ed altri.

L’uomo diviene quindi al centro della natura, interprete di essa e capace di scoprire i principi che la regolano per farne uso secondo i propri bisogni e necessità.

L’eredità bizantina e romanica è presente in Italia ed in Europa nei secoli subito dopo il mille. Architettura, scultura, pittura e arti minori sono impregnate fino al XV secolo delle idee mistico-apocalittiche della teologia monastica.

Proprio in questo secolo avvenne anche un mutamento radicale in campo artistico, che già in atto precedentemente, ora prende forma e sostanza ben decise.

La transizione avviene, anche se non in modo decisivo e facilmente localizzabile, ma a «momenti», anche nel campo dell’arte figurativa.

Rispetto al medioevale Giotto, l’arte pittorica rappresenta l’azione e la psicologia riguardante i personaggi. Le figure superano la ieraticità tipica delle icone bizantine ed evidenziano nei loro volti sentimenti e azione. Ogni figura rappresenta un soggetto consapevole dello spazio e del tempo intorno a sé, che   cerca di ricondursi a quello eterno: mirabile unione dell’umano e del divino.

La trasformazione riguarda ovviamente anche l’architettura. Fino al Quattrocento si conoscono poco gli architetti: la maggior parte di essi sono «muratori» che progettano e costruiscono gli edifici a seconda delle indicazioni del committente. Il Brunelleschi e l’Alberti, solo per citarne alcuni, al di là degli aspetti tecnici, offrono un apporto culturale, sintetizzando e risolvendo le geometrie costruttive precedenti, ricercando e soprattutto rappresentando l’armonia espressa dalle forme, analogamente al grande Vitruvio. L’architettura esprime, questo nuovo tramite, arte e pensiero, in linea con la concezione antropocentrica, attraverso la propria arte.

Analogo è il cambiamento che riguarda la scultura. La scultura medioevale è tipicamente occidentale e collegata alla cultura classico-ellenistica, ove le opere sono create con quel senso dell’astrazione e del simbolismo che caratterizza il misticismo dell’epoca. Si arriva al rinascimento con una arte più «classica», più umana e più naturalistica, e caratterizzata da plasticità e movimento.

Siamo di fronte a un complessivo passaggio che riguarda tutti gli aspetti riferibili all’umano cammino, ove politica, teologia, religione, filosofia, economia, sociologia, scienza ed arte mostrano una trasformazione ed evoluzione, che riguarda molteplici aspetti, che sono in sintesi gli accadimenti che hanno caratterizzato il corso della tappa che ci porta come collettività dal medioevo al rinascimento.

Un percorso che evoca alla nostra mente periodi bui, duri, terribili ma anche un cambiamento epocale, che può sembrare lontano e superato, ma che ha posto le basi per una ulteriore evoluzione che accompagna l’essere umano nel viaggio senza fine, nel quale è posto, come sempre, di fronte alla necessità di scegliere tra le dualità che sono poste lungo il cammino.

Una evoluzione, certamente tra le più significative, che ha dato luogo a ulteriori cambiamenti, altrettanto straordinari che hanno modificato ulteriormente in modo quasi esponenziale il cammino dell’uomo, riguardo i vari aspetti politici, sociali e spirituali.

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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