LA TAVOLA SMERALDINA IN CHIAVE EGIZIA (2)

Feb 24, 2023 | EGITTO

Costruire il corpo di luce

Dopo aver esaminato la prima parte  della Tavola smeraldina vediamo ora la seconda, che riguarda non più il come è stato creato l’universo (gli universi), ma cosa deve fare l’essere umano.

“Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande ingegno. Sale dalla terra al cielo e nuovamente discende in terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Così avrai la gloria di tutto il mondo.  Pertanto, fuggono da te tutte le oscurità.  Questa è la forte fortezza di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete Trsimegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Completo è quello che ho detto dell’operazione del sole».

Proviamo ad analizzare il testo.

“Separerai la terra (materia) dal fuoco (luce), il sottile (energia) dallo spesso (materia) dolcemente e con grande ingegno. Sale dalla terra al cielo e nuovamente discende in terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Così avrai la gloria di tutto il mondo.  Pertanto, fuggono da te tutte le oscurità.  Questa è la forte fortezza di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete Trsimegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Completo è quello che ho detto dell’operazione di Ra».

Cosa sale dalla terra al cielo e poi discende dal cielo alla terra?

Una possibile risposta riguarda l’essere umano e il succedersi delle sue incarnazioni.

Una seconda risposta riguarda sempre l’essere umano e il processo di distillazione del corpo sottile dal corpo pesante, così come insegna l’alchimia che indica l’Arte reale come capacità di sciogliere e di coagulare e di passare dal piombo all’oro, ossia dalla materia alla luce (aur) e dalla luce alla materia.

Per meglio comprendere il processo di incarnazione e di distillazione del corpo di luce, possiamo far riferimento alla tradizione dell’antico Egitto dove:

1) Khat o Get è il corpo, la parte più materiale dell’essere umano. Khat è il cadavere e Get è il corpo vivo.

2 ) Il Ba è l’anima intesa come essenza presente, come Akh manifesto.

3 ) Ib-Ab è il cuore-coscienza, sede di Sia ( l’intelligenza) e controparte spirituale di Haty (il cuore materiale).

4) Khaibhit è il corpo eterico, un’ombra, un doppio immateriale che funge da collegamento tra il corpo e gli elementi incorporei dell’individuo.

5) Il Ka è la forza vitale universale che nell’essere umano diventa corpo energetico.

6) Il Sekhem è la forza di coesione dei vari elementi che costituiscono il corpo.

7) Il Ren è l’identità dell’essere, il nome occulto che mantiene in vita e conferma la vita. Nel nome occulto è racchiusa l’essenza della cosa nominata.

8) L’Akh o Akhu  è il corpo di luce, l’ipostasi luminosa dell’eterna energia cosmica che si congiunge con il divino. L’Akhu, nell’essere umano incarnato esiste in potenza, ma per dargli corpo è necessario un lavoro su se stessi. L’Akhu determina il destino degli esseri umani risvegliati e li trasfigura.

9) Sakhu o Sa-Hu è l’intelligenza suprema (Sa), in azione (Hu). S (la sapienza) causa l’Akhu, il primo involucro dello “spirito divino”, ossia della particella di Sa che entra in azione.

Quando un essere umano si stacca dal mondo materiale si spegne il Ka, la forza vitale che nutre il corpo e cessa di essere attivo il Sekhem, la forza di coesione dei vari elementi che mantengono il corpo in ordine.  Il Get, o corpo vivo, si trasforma in Khat, il cadavere. Il Ren, che possiamo considerare come il codice segreto dell’Io, ossia il codice che lega l’identità eterna con l’identità transeunte terrena, cessa di essere attivo.  Il Khaibhit, il corpo eterico, un’ombra, un doppio immateriale che funge da collegamento tra il corpo e gli elementi incorporei dell’individuo, continua ad esistere per qualche tempo, per poi dissolversi.

Dei nove elementi costituenti un essere umano vivo nel mondo materiale, al passaggio di quest’ultimo dallo status di Get a quello di Khat, ne rimangono tre: il Ba, che rappresenta la presenza dell’essenza e l’Akhu manifesto e che ci fa capire che la nostra identità non cessa con la morte del corpo materiale; l’Akhu, o corpo di luce e il Sakhu o Sa-Hu, il nostro “grumo” di pensiero in azione.

Dal 9 al 3 e dal 3 al 9, ossia dalla completezza dell’essere umano incarnato alla completezza dell’essere umano disincarnato. Il corpo materiale è 6 e il corpo di luce è tre.

L’idea che ci sia una parte di noi che non cessa di esistere anche dopo il dissolvimento del corpo materiale è espressa con convinzione da Giordano Bruno, il quale afferma che il “minimo supera in energia qualsiasi massa corporea a cui abbia dato vita aggregandosi”. [1]

Che cosa sia il nostro minimo, Giordano Bruno lo spiega asserendo che “il tuo minimo, che non è il corpo, è una sostanza che il potere della natura non può affatto disgregare, né i fulmini raggiungere, né il calore delle fiamme distruggere, in quanto indivisibile”. [2]

“Vedrai – ci avverte Giordano Bruno – che tu non sei destinato a deteriorarti in relazione ai mutamenti del corpo, poiché la realtà originaria non si annulla, ma è perenne e continuamente si rinnova”. [3]

Il Nolano, dopo aver affermato la perennità del nostro “minimo”, entra nel merito del processo manifestativo del “minimo” nella realtà materiale terrena: “Come il centro si esplica in un ampio cerchio, così lo spirito ordinatore, dopo essersi esplicato negli aggregati atomici, coordina il tutto, fino a che, trascorso il tempo ed infranto lo stame della vita, si ricomprime nel centro e nuovamente si espande nello spazio infinito: tale evento viene solitamente identificato con la morte; poiché ci spingiamo verso una luce sconosciuta, a pochi è concesso l’avvertire quanto questa nostra vita significhi in realtà morte e questa morte significhi in realtà vita; non tutti riescono a prescindere dalla corporeità e precipitano, trascinati dal proprio peso, in un profondo baratro, privo della luce divina. […]. L’anima, agglomerando gli elementi originari delle cose composte, vi si cela secondo un ordine imperscrutabile, costituendo le membra non appena si diffonde in tutto il corpo, racchiuso in esso come in un carcere fatale; ma nuovamente, quando il corpo si è addormentato, lo spirito torna dal disteso ordito della corporeità a comprimersi rapido nel cuore da cui ancora si diffonde ed attende nuove occasioni, sempre disposto come è a seguire il corso vicissitudinale degli eventi”. [4]

Si sentono, in quanto sostiene Giordano Bruno, gli echi dei riti osiriaci e, del resto, è noto che Bruno intendesse restaurare l’antica religione isiaca.

E’ evocato, inoltre, nelle affermazioni di Bruno, il concetto greco di stoicheion, vocabolo che indica un componente primo, minimo, non ulteriormente riducibile di un insieme composto.

Questo insieme composto è quell’insieme sottile che la Tavola smeraldina ci dice di separare dallo spesso dolcemente e con grande impegno; è il corpo di luce, con il quale siamo giunti al mondo terreno e con il quale lasciamo il mondo terreno.

In un convegno tenuto a Napoli sul tema “La scienza dell’anima” ho proposto il seguente schema, relativo ai 9 componenti dell’essere umano, utilizzando la Tetraktis pitagorica:

I triangoli disegnati attorno al punto centrale, il quinto, assieme identificano un esagono, poligono riferito a Thtoth, così come lo sono i babbuini, suoi animali totemici. Thoth, la lingua di Ra, è il Demiurgo. Il triangolo esterno è l’essere umano, che è composto dai 9 triangoli interni, racchiusi nel decimo triangolo; l’esagono centrale, formato dai sei relativi triangoli descrive le energie che caratterizzano il corpo umano incarnato, frutto dell’azione del Demiurgo. I rimanenti tre triangoli ai vertici, considerati insieme, potrebbero essere definiti come le componenti essenziali dell’essere umano (Sa-HuBaAkh).

Che Thoth sia il Demiurgo è asserito da Platone (Cratilo), il quale dice che Thoth è il dio della parola. Dello stesso avviso è Giamblico il quale nel libro primo de: “I misteri degli egiziani” afferma che Ermete, ossia Thoth, è il dio “che sovraintende alla parola”.

Così come Thoth è il Demiurgo universale, ossia il facitore dell’universo, in quanto azione del Tutto (Atum-Ra), riguardo all’essere umano possiamo assegnare il ruolo demiurgico al daimon (il Ba egizio) al quale si riferiscono molte tradizioni.

Vediamo ora gli stessi concetti raffigurati in alcuni schemi.

Sa-Hu è l’intelligenza suprema che ha in sé la potenzialità del verbo Hu. Thot è il Demiurgo.

Akhu è il corpo di luce.

Ba è l’evidenza di Sa-Hu.

Sa-Hu risiede nel cuore di luce Jb ed è la pompa del campo elettromagnetico, quando l’essere umano è incarnato, nel cuore Haty, pompa del sistema sangue respiro.

Se togliamo l’esagono centrale abbiamo quanto rimane dopo la morte, ma anche ciò che è stato il nucleo essenziale prima dell’incarnazione; è il nostro “minimo”, lo stoicheion dell’essere umano.

Tolto il corpo mortale, rimangono solo tre triangoli, quelli che insieme descrivono le componenti dell’essenza secondo gli egizi (Sa-HuBaAkhu). Togliendo l’esagono (il corpo mortale)  spariscono i sei triangoli con le sei energie che lo compongono (RenSekehemAbKaKhatKhaibhit) e rimane solo l’essenza nel corpo di luce  (Sa-HuBaAkhu).

Se rappresentiamo le due strutture sovrapposte, come ho fatto nel saggio sul “Codice Neftis” (studiato e proposto con Gianfranco Costa – Vedi la pubblicazione: “Il codice Neftis”) otteniamo la “mandorla”, ossia la vesica piscis, il seme della vita, che riassume il reale (corpo) e il virtuale (anima), l’elemento base per disegnare il fiore della vita.

Si apre qui, solo per una breve parentesi, uno sguardo sulla geometria sacra.

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È questa (come è scritto nel “Codice Neftis”) una situazione che ci permette di sottolineare un ulteriore aspetto relativo agli esagoni:

L’esagono è la figura geometrica relativa al Thoth, il Demiurgo che, nel caso umano, è il Daimon, il quale risiede nel corpo di luce ed è il costruttore del corpo mortale. Quando l’essere umano è incarnato, il Daimon, l’Io, risiede nel cervello (psiché) e il “grumo” essenziale, il Sé, il Sa-Hu, risiede nel cuore.

E’ necessario, a questo punto, capire cosa intendiamo per Daimon, rimandando questa trattazione ad un altro approfondimento.

© Silvano Danesi


[1] Giordano Bruno, Il triplice minimo e la misura, Mondadori

[2] Giordano Bruno, Il triplice minimo e la misura, Mondadori

[3] Giordano Bruno, Il triplice minimo e la misura, Mondadori

[4] Giordano Bruno, Il triplice minimo e la misura, Mondadori

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