di Silvano Danesi
R.A. Scwaller De Lubicz, studioso della tradizione egizia scrive: “E’ sempre stato detto: L’iniziazione si fa «attraverso se stessi ed in se stessi». Non si può spiegare la vita delle cose; ci si può solamente amalgamare e sentirla. Lo scopo di ogni istituzione iniziatica è sempre stato, in tutti i tempi, di dare a chiunque li domandasse, i mezzi per iniziarsi. Tra i chiamati si trovano a volte gli eletti”. [1]
Rudolf Steiner, nel suo Teosofia, scrive, a proposito delle questioni di carattere iniziatico che queste “si riferiscono alla vera essenza e meta più elevata degli uomini; e chi credesse necessario «smettere il discorso inutile» dovrebbe addirittura disperare dell’umanità. Invece non dobbiamo in questo argomento dubitare nemmeno per un momento della possibilità di «aprire gli occhi» a chiunque ne abbia buona volontà”. [2]
Renè Guénon, uno dei più interessanti studiosi degli aspetti iniziatici, scrive: “L’insegnamento esoterico si rivolge a pochi che abbiano caratteristiche particolari o «qualificazioni» già presenti negli iniziabili”. [3]
Dalle affermazioni di questi attenti studiosi della via iniziatica, si evince che sono possibili sia un’iniziazione, sia un insegnamento, che qualcuno, che ne abbia le capacità, deve capire se esistono le qualificazioni in chi si accosta alla via iniziatica e che qualcuno debba essere preposto ad insegnare.
L’insegnamento, tuttavia, si pone come messa a disposizione di strumenti atti a far sì che colui che lo chiede si inizi.
Tale insegnamento, pur non sottovalutandola, va oltre la teoria e va oltre il mentale, in quanto coinvolge tutti gli aspetti dell’essere.
A questo proposito Guénon è assai puntuale allorquando precisa che una conoscenza solamente teorica “coinvolge soltanto il mentale, mentre la conoscenza effettiva coinvolge «lo spirito e l’anima», vale a dire, in una parola, tutto l’essere”. […] Tale passaggio comporta la rinuncia al mentale, ossia a qualunque facoltà discorsiva, la quale è ormai diventata impotente, giacché non è in grado di superare i limiti impostile dalla sua natura”. [4] Al contempo Guénon avverte che “tale rinuncia non vuole assolutamente significare che la conseguente conoscenza, di cui qui si parla, sia in qualche modo contraria od opposta alla conoscenza mentale, per ciò che questa ha di valido e di legittimo nel suo ambito relativo, ossia nella sfera individuale; non si ripeterà mai troppe volte, a evitare ogni equivoco al proposito, che il «sovrarazionale» non ha nulla in comune con «l’irrazionale»”. [5]
Essere iniziati ritualmente, pertanto, è essere dotati degli strumenti e degli insegnamenti atti ad “iniziarsi”. Se non ci sono: volontà, dedizione, fatica, continuo lavoro su di sé, apertura mentale, disponibilità spirituale, studio costante, non sarà mai possibile scoprire se esistono o meno le proprie qualificazioni e se oltre ad essere chiamati si è anche eletti, non in base a gradi e promozioni, ma per progressiva acquisizione di stati superiori di coscienza e di conoscenza.
E’ pur vero che, come scrive il Bucher, “taluni possono non giungere mai «a sgrossare la pietra grezza», non per mancanza di capacità, ma perché non ne sentono la necessità. Questi, sebbene iniziati ritualmente, non hanno ricevuto veramente la luce. E’ su questi “Massoni” (che tali non sono) che il pubblico forma il suo giudizio e così si trova calunniata la Massoneria di cui si misconosce la vera essenza”[6]; e se Pablo Neruda scrive che “è per rinascere che siamo nati”[7], Umberto Galimberti precisa che: “la nascita non è mai così sicura come la morte. Infatti si può anche morire senza essere mai nati, si può passare nella vita come giorni senz’alba”. [8]
L’imperativo: “Conosci te stesso” ha come sola cartina di tornasole la trasmutazione qualitativa della coscienza.
Una grande responsabilità personale e spirituale riguarda pertanto i tegolatori e i maestri, ossia gli “istruttori”, a proposito dei quali Guénon avverte: “Chiunque si presenti come istruttore spirituale senza ricollegarsi ad una forma tradizionale determinata o senza conformarsi alle regole stabilite da quest’ultima non può avere veramente la qualità che si attribuisce; può essere che si tratti, secondo i casi, di un volgare impostore o di un “illuso”, che non conosce le condizioni reali dell’iniziazione; in quest’ultimo caso, più ancora che nel primo, c’è fortemente da temere che egli non sia, cosa che accade anche troppo spesso, null’altro che uno strumento al servizio di qualcosa che forse egli stesso non sospetta neppure”. [9]
L’attenzione costante alla Tradizione è, pertanto, un elemento essenziale per comprendere se un “istruttore” o un’istituzione sono maestri di risveglio spirituale o strumenti di interessi non confessati.
In un articolo pubblicato su Le Voil d’Isis (1929) René Guenon, affrontando il tema della Tradizione Primordiale, afferma che l’origine delle tradizioni è il polo e “il polo – scrive – a quanto si sa, non è occidentale più di quanto non sia orientale” e aggiunge: “consideriamo nordica l’origine delle tradizioni, anzi, più precisamente polare, poiché questo dicono espressamente i Veda, al pari di altri libri sacri”. [10]
Nel suo: “Il re del Mondo” Guénon precisa: “Bisogna distinguere la Tule atlantica (luogo d’origine dei Toltechi, probabilmente situata nell’Atlantide meridionale) dalla Tule iperborea; in realtà è quest’ultima che rappresenta il centro primo e supremo per l’intero Manvantara attuale; essa fu l’«isola sacra» per eccellenza, e la sacra posizione, all’origine, era letteralmente polare. Tutte le altre «isole sacre», designate ovunque con nomi dal significato identico, furono soltanto delle immagini della Tule iperborea; e questo vale anche per il centro spirituale della tradizione atlantica, subordinato al Manvantara”. [11]
Guénon, in altro scritto, quando affronta la questione essenziale del «punto di congiunzione» tra la Tradizione Primordiale o Polare e quella atlantica, afferma di aver pensato «soprattutto al druidismo»”. [12]
“Quanto al problema della priorità – scrive ancora Guénon – bisognerebbe sapere innanzitutto a che epoca precisa risale il Druidismo, ed è probabile che esso abbia origini molto più lontane, nel tempo, di quanto non si creda comunemente, tanto più che i Druidi erano i custodi di una tradizione di cui una parte notevole era incontestabilmente di provenienza iperborea”. [13]
Secondo Guénon la tradizione indù procede da quella primordiale ed “è fuor di dubbio che se si vuole indagare sulle condizioni nella quale tale congiungimento [tra tradizione Primordiale o Iperborea e quella Atlantica, ndr] si operò, bisogna dare una particolare importanza alla tradizione celtica e a quella caldea”[14] e Guénon si pone l’interrogativo di chi al giorno d’oggi sappia quali furono queste tradizioni”.
Guénon non manca anche di affrontare la questione ebraica. “Vogliamo dire – scrive infatti – con ciò che il ciclo atlantideo per essere stato preso come base della tradizione ebraica, che la trasmissione sia avvenuta attraverso gli Egiziani, cosa che non è del tutto inverosimile”.
La “catena iniziatica”, secondo Guénon, corrisponde a una “successione che assicuri in modo ininterrotto la trasmissione in questione; al di fuori di tale successione, infatti, l’osservanza stessa delle forme rituali sarebbe vana, poiché verrebbe a mancare l’elemento vitale che è essenziale per la loro efficacia”.[15]
Infine, Guénon afferma che “nel mondo occidentale, in quanto a organizzazioni iniziatiche che possono rivendicare una filiazione autentica […] non esistono più che il Compagnonaggio e la Massoneria, vale a dire due forme iniziatiche fondate essenzialmente sull’esercizio di un mestiere, per lo meno alla loro origine, e di conseguenza caratterizzate da metodi particolari, simbolici e rituali, in diretto rapporto con tale mestiere”. [16]
Per stare sul terreno di confronto offerto da Guénon, si può dire, come ho più volte scritto nei miei saggi, che il Druidismo è il frutto della fusione della Tradizione basca e del culto della Dea madre del Neolitico con la cultura indoeuropea e si è confrontato, in varie epoche, con la cultura egizia, con quella greca e con quella norrena.
Come ho scritto nel mio: “Le origini scozzesi della Massoneria”, il mondo druidico rappresenta l’anello di congiunzione tra la Tradizione e la Massoneria. Anello che è rappresentato dai re celtici scozzesi.
In questa direzione va anche l’opera di Elias Ashmole, ossia di colui che ha grandemente contribuito alla definizione dei rituali della Massoneria cosiddetta moderna. Ashmole non si discosta dalla Tradizione propriamente massonica, ossia dalla conoscenza propria delle corporazioni di mestiere, ma ne completa la conoscenza sulla base del recupero delle correnti iniziatiche riemerse e, in particolare, di quelle alchemiche, cabalistiche e dei Fedeli d’Amore. Non va dimenticato l’apporto della tradizione druidica che Ashmole recupera e ravviva.
Elias Ashmole è ritenuto infatti, in ambito neo-druidico, colui che ha trasferito alla Massoneria i tre gradi di iniziazione druidica. Ashmole, che ha scritto i rituali ancora in uso, è un Rosacroce e i Rosacroce, come scrive Alberto Cesare Ambesi, sono eredi della cultura umanistica delle accademie italiane e dei Fedeli d’Amore, i quali a loro volta sono in gran parte eredi dei trovatori accasatisi alla corte di Federico II di Svevia e nella sua Magna.
Inoltre non va sottovalutato il fatto che la Massoneria attuale, nei suoi rituali, rivendica una filiazione egizia.
Nel Rituale di 2°Grado dell’Ordine massonico, infatti, si legge: “L’Architettura ebbe la sua culla in Egitto, paese originario della Libera Muratoria”.
Nel Rituale del 4° Grado (primo del Rito Scozzese Antico ed Accettato), si legge: “Qui si manifesta la saggezza della Massoneria; essa è la sola che agisca sui suoi adepti con una lunga serie di iniziazioni secondo il procedimento dei sacerdoti dell’’Egitto, di cui riconosce l’insegnamento come il punto di partenza. Questo procedimento fu anche quello delle grandi Scuole filosofiche dell’antichità. Fu quello delle valenti Corporazioni di Maestri d’Arte che durante il Medio Evo conservarono nel mistero delle loro Logge la libertà di pensiero, allora impossibile a praticarsi pubblicamente”.
Sempre nel Rituale del 4° Grado si legge, a proposito della Massoneria: “Quale sia il suo nome e i suoi rappresentanti, è certo che la sua origine si trova in Egitto….”.
Negli Old Charges si fanno espliciti riferimenti a Euclide, Pitagora e Ermete Trismegisto, considerati fondatori antichi della Massoneria. Nel Manoscritto di Cooke (1410) si legge: “Nel tempo in cui i figli di Israele abitarono in Egitto impararono l’Arte della Massoneria. E in seguito, quando furono condotti fuori dall’Egitto, essi giunsero alla Terra di Behest, che ora è chiamata Gerusalemme. E il Re David iniziò la costruzione del Tempio di Salomone. […]. In tale modo la suddetta Arte, iniziata in Terra d’Egitto, si propagò di Terra in Terra, di Regno in Regno”. Inoltre, il Tempio massonico, nella sua disposizione tradizionale, è un esempio vivente e palese del rapporto con il pensiero faraonico, con la tradizione egizia e con la sua ritualità.
Quanto affermato dagli Old Charges, come è evidente, pone l’accento sulle tradizioni ebraica e gnostica, incardinandole in quella egizia.
Un’istituzione massonica che intenda essere tale e non una finzione ad uso e consumo di interessi inconfessati, deve costantemente ricercare, verificare e curare le proprie radici tradizionali. Solo così potrà fornire strumenti di validi a chi intende “iniziarsi”.
L’istruttore, ossia un maestro, che intenda essere tale, deve porsi ogni giorno il problema dell’approfondimento della Tradizione in tutti i suoi aspetti. Ogni giorno deve porsi davanti a se stesso per specchiarsi in quel suo Sé, che i Greci chiamavano Daimon, gli Egizi Ba e i Druidi Awen originario, con l’intento di capire se sta operando con il “fuoco nella testa”, ossia con l’eros e il logos del suo “soffio igneo” o se a prendere il sopravvento nel dirigere le sue azioni sia la sua egoica personalità. Una maschera non può essere un maestro.
[1] R.A. Schwaller De Lubicz, Studio sui numeri, Biblioteca di Episteme
[2] Rudolf Steiner, Teosofia, Editrice Aliprandri, Milano
[3] René Guénon, Renè Gueénon, i limiti del mentale in Considerazioni sull’iniziazione.
[4] René Guénon, Renè Gueénon, i limiti del mentale in Considerazioni sull’iniziazione.
[5] René Guénon, Renè Gueénon, i limiti del mentale in Considerazioni sull’iniziazione.
[6] Jules Bucher, La simbologia massonica, Atanor
[7] Pablo Neruda, Crepuscolari, Passigli, Firenze
[8] Umberto Galimberti, Crepuscolari, Passigli, Firenze
[9] René Guénon, Iniziazione e Realizzazione spirituale, Luni, Milano
[10] René Guénon, Forme tradizionali e cicli cosmici, Ed. Mediterranee
[11] René Guénon, Il re del Mondo, Atanor
[12] René Guénon, Forme tradizionali e cicli cosmici, Ed. Mediterranee
[13] René Guénon, Forme tradizionali e cicli cosmici, Ed. Mediterranee
[14] René Guénon, Forme tradizionali e cicli cosmici, Ed. Mediterranee
[15] René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione.
[16] René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione