di Augusto Vasselli
Il vocabolo fratellanza deriva dal latino fraternitas, confraternita, quindi un insieme di fratelli; il termine fratello è a sua volta il diminutivo di frate, contrazione del latino frates. Il lemma latino trova peraltro una correlazione con termine sanscrito bhratar, derivato dalla radice bhar, la quale ci trasmette il concetto di sostentamento e nutrizione.
Il termine fratellanza, dal punto di vista sociologico ha una natura etico/morale, ma è altresì un fratello “colui che sostiene”, ovvero colui ci accompagna in un determinato percorso, come ad esempio in un cammino spirituale iniziatico, che ha come obiettivo la conoscenza di noi stessi, ovvero del nostro profondo, che possiamo ricercare singolarmente e in modo collettivo.
La fratellanza, quindi, attiene anche a un senso di comunione che unisce coloro che seguono un determinato percorso iniziatico, nel quale sono ricomprese le pratiche necessarie per raggiungere gli obiettivi prefissati, cui si aggiunge la solidarietà che unisce (o dovrebbe unire) tutti gli esseri umani.
Anche nei contesti religiosi si utilizza il termine fratello, che comunque non è esattamente sinonimo di fratellanza, soprattutto quando si è accomunati dalla accettazione di dogmi precostituiti. Ma, al di là di queste considerazioni, il portato della parola fratellanza richiama soprattutto le fratellanze tradizionali, che si sono succedute nel tempo, che hanno portato e trasmesso il sapere iniziatico, che è giunto fino a noi attraverso una sorta di fiume carsico.
“Fiume carsico” che contiene i messaggi sottili, trasmessi dalle varie fratellanze, che consentono appunto di destarci, ovvero di capire il significato allegorico che caratterizza i consessi di riferimento. Il portato della fratellanza, in tal modo, si amplia e si dispiega, portandoci alla fonte tradizionale, chiamata philosophia perennis, o anche tradizione primordiale, che affonda le sue radici negli albori della storia dell’essere umano. Come pure ci porta a riflettere sui miti e sulle tradizioni, che seppur talvolta differenziate, ci parlano dell’essere umano, che da sempre ha cercato di conoscere se stesso ed utilizzare tutte le facoltà ad esso concesse.
La fratellanza è quindi il richiamo che ci consente di collegarci alla Tradizione, ovvero a quanto trasmesso, da una generazione ad un’altra, riguardo usi, costumi, norme, modalità comportamentali e l’insieme, collettivamente o individualmente “sentito”, connesso a ciò che è ricompreso nel patrimonio, culturale, emozionale e spirituale, riferito alla antropologia, alla filosofia, alla religione e al sacro generalmente inteso, pervenuto sia mediante scritti o racconti orali. Ma soprattutto, riferendosi ad un ambito più strettamente spirituale volto a soddisfare, seppur parzialmente, il mai sopito desiderio dell’essere umano di esplorare anche la propria interiorità, e tutto ciò che si riferisce all’ambito riguardante la tradizione “aggettivata” in genere con il termine esoterico o iniziatico.
Quindi, un chiaro riferimento all’aspetto esoterico riferito alla conoscenza e al modo con il quale viene trasmessa la conoscenza stessa, attraverso cui attivare appunto la operatività, che consente di ricavare i risultati attesi, per il tramite di una disciplina interiore, con la quale superare le barriere che limitano i vari stati sensoriali, per poter essere consapevoli ed arrivare, seppur anche parzialmente, a distinguere la realtà dalla illusione, al di là dei sensi comuni, come pure le emozioni dal mero piano razionale.
Tale aspetto è perciò rilevante anche perché, nell’ambito occidentale, segnatamente nel nostro Paese, permane, anche a causa di una sorta di avversione pregiudiziale verso la tradizione, una decadenza sapienziale, che comunque non ha impedito agli adepti di mantenere viva la fiaccola della ricerca della verità, nonostante talvolta ci siano state vere e proprie persecuzioni.
Persecuzioni, dalle quali è prevalso l’aspetto essoterico di matrice religiosa, che di fatto ha nascosto questa conoscenza ai più, i quali in tal modo dovevano semplicemente seguire profili dottrinali riferiti al recepimento, a volte sostanzialmente fideistico, degli insegnamenti: incentrati di fatto su aspetti morali, etici e socio politici, da adottare pedissequamente, con la pratica in genere di riti “esteriori”, pervasi sovente da un rigore, spesso caratterizzato e derivato da una logica meramente espiatoria.
Le fratellanze, ciò nonostante, hanno consentito, ai vari soggetti e/o ai vari ambiti collettivi, di tramandare questo specifico insieme di messaggi tradizionali rivolto agli adepti, che come sempre ricercano la propria scintilla divina e un rapporto con il numinoso e il sacro.
A questo riguardo, grazie alle varie fratellanze è giunto, peraltro, fino a noi il messaggio di Theophrastus Bombastus, meglio noto come Paracelso, il quale ha affermato che l’essere umano ha una coscienza divina nascosta, che deve essere sviluppata, attraverso un insegnamento, quindi con modalità tradizionali, al fine di aiutare il singolo individuo a sviluppare la propria spiritualità.
Sempre grazie al ricordo della fratellanza che ci ha preceduto, la ininterrotta catena sapienziale che alla stessa si riferisce, è giunta comunque fino a noi, in particolare, nel nostro occidente pervaso da nichilismo, attraverso l’ermetismo alessandrino, il pitagorismo, l’astrologia, l’alchimia, la magia, la cabala e le cosiddette società segrete, che nel tempo hanno assunto diverse forme ovvero trasformazioni e adattamenti, che divennero parte essenziale, dell’insieme di riferimento necessario, per poter offrire agli adepti gli strumenti sapienziali ai quali si sono ispirate le varie correnti tradizionali.
Attraverso tali scuole si è tramessa la conoscenza, che definiamo occulta, che in realtà è un vero e proprio strumento utile a comprendere la manifestazione (natura), l’essere umano e le sue possibilità di accedere alla comprensione di se stesso, utilizzando appunto gli strumenti, che di fatto sono veri e propri mediatori (entità eggregoriche, simboli e riti).
Quindi, limitandosi a un passato relativamente non lontano, le varie fratellanze, quali quelle riferite ai templari, ai fedeli d’amore, agli alchimisti, ai rosacroce, ai martinisti, ai massoni, ai sufi, ai teosofi, ed altri ancora, mediante la loro azione e capacità di trasmissione, ci hanno consentito di ricevere il lascito di quelli che spesso sono definiti i maestri passati.
Lascito con il quale, attraverso l’arte di usare le virtù “occulte”, viene offerta la possibilità di conoscere l’essenza intima degli esseri e la relazione tra gli uni e gli altri, consentendo, altresì, all’uomo di scoprire la chiave, attraverso la quale può entrare in contatto con quelli che potremmo chiamare piani superiori.
Sempre attraverso questo messaggio è continuato il viaggio dell’uomo nel suo centro interiore, anche in tempi più recenti, utilizzando conoscenze “nascoste” e pratiche “segrete”, che non hanno uno scopo contemplativo, ovvero mistico, ma operativo.
Per il tramite di queste fratellanze, anche oggi l’adepto può utilizzare la conoscenza ricevuta per purificare le sue passioni, affinarsi e portare alla luce la scintilla divina, soddisfacendo, mediante la sperimentazione, l’interesse per tali fenomeni e conciliando gli stessi con le conquiste della scienza ufficiale del momento; coinvolgendo così gli adepti stessi in una riflessione sulla filosofia della natura, anche quando operano, dopo il secolo dei lumi, in un contesto caratterizzato da una crescente secolarizzazione.
E così grazie a questa metodologia, derivata dalla fratellanza tradizionale, l’evoluzione della scienza, nel diciannovesimo secolo è accompagnata da un intenso lavoro esoterico al fine di collegare i vari livelli della realtà. Questo ad esempio è avvenuto con i filosofi della natura quale Franz von Baader, medico e ingegnere studioso di Bohme, o attraverso l’evoluzione consentita dalle elaborazioni di Fabre d’Olivet, il grande adepto ed erudito che legge il greco, il latino, l’arabo e l’ebraico e da altri, tra i quali forse giova citare Jaques Francois Le Boys des Guays, che ha tradotto in francese Swedenborg, e il sainsimoniano Pierre Leroux, che ha riproposto Pitagora e quanto dallo stesso elaborato in materia di trasmigrazione delle anime e di iniziazioni segrete.
Un secolo molto attivo ove appare parimenti significativa, seppur contradditoria l’opera dell’abate Constant, meglio noto come Elifas Levi, come pure quella Gérard Encausse, conosciuto anche come Papus, e di Saint-Yves d’Alveydre, conosciuto per la sua opera l’Archeometro, mediante la quale si descrive, tra l’altro, una modalità per ricercare la corrispondenza delle dimensioni cosmiche e universali.
Grazie alla fratellanza, è possibile che avvenga, alla fine dell’Ottocento, l’incontro tra occidente ed oriente, fatto in epoca moderna, sempre per il tramite della tradizione, intesa anche come filosofia perennis (sapere universale).
Nel 1875, con la fondazione della Società Teosofica da parte di Héléna Blavastky si apre un ulteriore panorama, seppur discutibile e controverso, che influenzerà la specifica tradizione del ventesimo secolo.
Grazie alla fratellanza continua così il viaggio in questa sorta di filosofia occulta, correlata alla “tradizione primordiale”, cara ai “perennialisti”, che si è palesata in special modo nel Rinascimento. In particolare con Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, i quali accrescono e irradiano quanto già nel corso del periodo medieovale Michele Psello e Gemisto Pletone avevano sottolineato, allorché si sono rifatti e collegati a una catena che unisce Zoroastro, Ermete Trismegisto, Orfeo, Pitagora e Platone, alla quale si accomunano, con forme seppur differenziate soprattutto dal diverso momento storico, sociale ed evolutivo, anche Coomaraswamy e a suo modo Guénon.
Anche nel pieno sviluppo del tecnicismo, la cultura trasmessaci dalla fratellanza iniziatica continua ad arrivarci, per il tramite di alcuni esponenti di questo specifico perimetro sapienziale, come il francese Raymond Abellio o il tedesco Leopold Ziegler, i quali offrono ancora conoscenze come quelle offerte delle grandi figure del passato.
Grazie alla fratellanza, che appare come evidente un imperituro fil rouge, la tradizione non è solo una cosa del passato. È l’espressione della vita e non del dogma. Essa parla attraverso l’individuo, nel quale lo spirito tradizionale caratterizza colui che ha acquisito la modalità e la essenza della trasmissione e quindi allo stesso tempo della conoscenza.
Le fratellanze ci hanno così messo a disposizione un insieme d’idee, di arcaiche conoscenze ed esperienze, frutto di rivelazioni e di meditazioni dei pensatori, dei maestri e delle scuole iniziatiche nel tempo succedutesi.
Il tutto grazie della cosiddetta filiazione spirituale, da maestro a discepolo, e quello che viene trasmesso in un ambito collettivo, attraverso cui viene ottenuta un’influenza formatrice analoga alla vocazione o all’ispirazione, altrettanto consustanziale allo spirito quanto l’eredità biologica lo è rispetto al corpo fisico.
Siamo così tributari nei confronti delle fratellanze, anche della trasmutazione interiore, che conduce progressivamente alla realizzazione di una coscienza superiore, la quale tende a chiarire lo scopo della nostra esistenza, facilitando il discernimento di un principio immanente d’ordine universale, in quanto l’uomo non riesce a concepire l’origine e la ragione della propria realtà effettiva.
In questo modo è giunto a noi quel patrimonio mediante il quale si attivano insegnamenti e messaggi tradizionali, con cui si può arrivare infine all’idea della causa prima, di un essere astratto ed assoluto, forza universale da cui tutto promana e che tutto comprende e riassorbe in sé, nel macrocosmo e nel microcosmo, permettendo all’adepto di divenire maestro, consapevole del proprio agire e desideroso di conoscere il mistero della vita e della sua trasformazione.