NASCERE CONSAPEVOLMENTE: IL GREMBIULE MASSONICO, IL PASSAGGIO NELLA PELLE, L’OCCULTUM LAPIDEM (1).

Lug 15, 2024 | MASSONERIA

di Silvano Danesi

“Non è il fatto di nascere che è la vita,

ma la coscienza”

Ermete Trismegisto, Trattato XII,18

 

“Mancare il proprio percorso

è vedersi condannato

ad essere solo

una caricatura d’uomo”.

Max Guilmat, Iniziati e riti iniziatici nell’antico Egitto, Mediterranee

Capita spesso di sentire o di leggere critiche banali e dozzinali relative ai massoni definiti “grembiulini”, come se il munirsi del grembiule fosse una forma esteriore senza alcun senso, tesa solamente a manifestare un’appartenenza formale vuota di significato: una sorta di divisa buffa.

Capita anche di sentire o di leggere da parte di chi massone lo è lamentele sui grembiulini esibiti come sfoggio di potere, come una sorta di bandiera dell’ego.

Critiche, le une e le altre, ridicole, in quanto non radicali.

Se vogliamo rivolgere una critica che abbia un senso, dobbiamo criticare la perdita del valore simbolico del grembiule, in particolare di quello dell’Apprendista, a causa dello scadimento stesso della sua formale composizione, che ne rende difficile l’approccio simbolico.

Per comprendere che cosa significhi il grembiule è necessario tornare alla sua origine, tenendo conto del fatto che la Massoneria utilizza, in prima e superficiale lettura, la simbologia muratoria, ma che nella ritualità, nei simboli, nei gesti, nei miti vi è il richiamo ad antiche spiritualità misteriche e che questo richiamo è presente nella ritualità massonica sin dai primi passi lungo il cammino iniziatico. L’arte dell’artigiano conoscente era trasmettere la Saggezza attraverso un pensiero simbolico.

Il grembiule consegnato all’Apprendista nel corso della sua vestizione era originariamente, e dovrebbe essere ancora, in pelle d’agnello o capretto in quanto evocante la nebride, la pelle di cerbiatto, vestimento di Dioniso e dei suoi seguaci.

Nel gesto del vestire di pelle si nasconde uno dei più antichi e più significativi insegnamenti iniziatici, in quanto consente il passaggio dal semplice nascere, come accade ad ogni essere umano che viene al mondo, alla consapevolezza della nascita.

Per incamminarci sulla via di una possibile comprensione dei significati del grembiule dobbiamo considerare che la ritualità attuale della Massoneria si è formata nel XVII secolo e che è stata strutturata e formalizzata da Elias Ashmole in inglese, utilizzando, per nomi, parole, leggende, riferimenti biblici.

“La Bibbia – scrive a questo proposito Christian Jaq – fu un libro di riferimento per le immagini del Medio Evo. La Bibbia in senso largo, poiché i libri detti «apocrifi», soprattutto per ragioni di propaganda dogmatica, furono utilizzati tanto quanto i libri canonici”. [1]

Christian Jaq ci avverte che certi passaggi della Bibbia sono degli adattamenti o delle traduzioni di testi originali egizi.

Va considerato che in vari documenti, rituali compresi, la Massoneria rivendica le sue radici egizie.

Quando viene composta la leggenda di Hiram come Architetto del Tempio di Salomone, il gioco di parole racchiude la chiave per comprendere il significato del nostro grembiule di pelle.

Hi è la contrazione di high (come hi-fi, High fidelity) e ram in inglese è l’ariete.

Potremmo pertanto pensare, come ho già avuto modo di scrivere, a Hiram come il Grande Ariete, ossia, se pensiamo che lo sfondo sia egizio, ad Amon (Mn), il tre volte nascosto, ossia l’origine nascosta di ogni cosa, la cui manifestazione luminosa è nel sole Ra.

Un riferimento, per quanto ben celato, alla tradizione egizia è contenuto nella Nuova Atlantide di Francesco Bacone (1561-1626), opera che sicuramente Elias Ashmole (1617-1692) conosceva.

Sull’isola di Nuova Atlantide governa il re legislatore Solamona (Sol Amone, ossia Amon Ra), il quale ha fondato l’Ordine o la Società Casa di Salomone (inversione voluta), guida e luce di Nuova Atlantide.

Amon ha come animale totemico l’ariete.

La vestizione con pelle di capretto o di agnello ha quindi, come primo significato, quello di rendere consapevole l’iniziato che è “figlio” dell’ariete, ossia di Amon (agnus dei), il quale si manifesta come Ra.

La simbologia dell’ariete riguarda anche uno dei riferimenti mitologici più significativi della Massoneria, ossia il vedico Agni, dio del fuoco, il quale cavalca un ariete.

Se passiamo al rapporto con lo zodiaco, l’ariete era il segno, in molte tradizioni, nel quale aveva inizio l’anno.

Ai fini della nostra comprensione ci è utile quanto è affermato in un testo gnostico, il Vangelo di Tommaso, dove troviamo una definizione significativa: «Gesù ha detto: “Se vi dicono: ‘Di dove venite?’ rispondete loro: ‘Noi siamo usciti dalla luce, di là dove la luce si forma uscendo dall’Uno stesso. Essa si espande e si manifesta, vivente, negli Archetipi’ Se qualcuno vi dice: ‘Chi siete?’ Dite: ‘Noi siamo i suoi figli, noi siamo gli Eletti del Padre Vivente.’ Se vi domandano: ‘Quale è la caratteristica del vostro Padre che vive in voi?’ “E’ allo stesso tempo movimento e quiete.’”». (Vangelo di Tommaso – 50).

Il Vangelo di Tommaso non era conosciuto nel XVII secolo, essendo stato ritrovato nel 1945 a Nag Hammadi, ma ci introduce ad uno degli aspetti più significativi dell’iniziazione, ossia la presa di coscienza di essere figli della luce, usciti dalla luce.

Questa immagine evoca il “corpo di luce” (l’akhu egizio), il “corpo celeste” (San Paolo) o un “corpo composto di potenze” (Corpus Hermeticum), ma anche il passaggio del morto/iniziato dei riti osiriaci dalla tomba alla giustificazione o il transito dell’essere umano descritto nelle Triadi bardiche, il cui germe è giunto in Abred (cerchio delle migrazioni, ossia la realtà terrestre) da Ceugant (il cerchio vuoto origine del tutto), per volgere verso Gwynffydd (il mondo bianco).

Comincia ad emergere l’idea fondamentale di un “essere”, un Sé, racchiuso in un corpo di luce che si fa materia.

Cosa ci dice la fisiologia?

Il passaggio nella pelle

 Dopo l’incontro tra uno spermatozoo ed un ovocita, la morula dà origine a un disco di due lamine (epiblasto e ipoblasto) e alla terza settimana di gestazione alla gastrulazione, ossia alla formazione di tre foglietti: endoderma, mesoderma ed ectoderma.

La morfogenesi del corpo umano ci dice che, nel periodo dell’embriogenesi, la formazione di tre «foglietti» (endoderma, ectoderma e mesoderma) è la base dalla quale originano i vari organi.

La pelle, nelle sue tre determinazioni di endoderma, mesoderma ed ectoderma) dà forma all’insieme del corpo umano, che per l’attuale scienza (fisica, biologia, ecc.) è un evento, un sistema omeostatico, autopoietico e neghentropico.

Rivediamo le tre “pelli” che formano il corpo umano alla luce dei concetti di evento, omeostasi, autopoiesi e neghentropia:

  • l’endoderma che ha dato forma alla bocca, al naso, all’apparato respiratorio, all’esofago, al fegato, agli intestini, al colon, al retto e alla vescica, si propone come il maggior elemento di acquisizione di energia neghentropica.
  • Il mesoderma che ha dato forma alle vertebre, alle strutture muscolari e al processo notocordale (collegamento tra zona boccale e zona cloacale), si propone come il maggior elemento di formazione della struttura portante.
  • L’ectoderma che ha dato forma al sistema nervoso, all’encefalo, al midollo spinale e all’epidermide si propone come principale elemento di strutturazione degli apparati elaborativi e intellettivi, ossia della mente in quanto elaboratrice di dati e dell’intelletto.

La tradizione egizia, in rapporto alla formazione dell’essere umano e alla sua fase di formazione nell’alveo materno, ci propone il rituale del “passaggio nella pelle”, che prende il nome da Meska, pelle di leopardo, vocabolo composto da Mes, pelle a da Ka, insieme dei campi energetici del vivente.

Il “passaggio nella pelle” ha il significato di un’incarnazione, meglio, come suggerisce Daniel J.Siegel, di un’incorporazione.

Se possiamo fare una parentesi guardando ai concetti della fisica attuale, l’interazione forte, ossia la “forza forte delle forze”, è quella che, per usare un termine improprio, ma che rende l’idea, tiene insieme i quark a formare protoni e neutroni e questi a formare il nucleo dell’atomo. Le particelle interessate sono i gluoni e i pioni.

L’interazione forte è assimilabile, quindi, nel mito, alla materia dotata di massa, ossia agli atomi che formano molecole e, via via, organismi sempre più complessi; in altri termini: corpi. Il fotone, ossia la luce, non ha massa e si muove alla velocità della luce. Prendendo energia “in prestito”, il fotone può temporaneamente trasformarsi in una coppia elettrone/protone o in una coppia protone/antiprotone. In questo caso il fotone ricade nel dominio del gluone, ossia della forza forte tra le forze. La luce si incorpora.

 

Nel mito la tessitura del corpo umano

 

Il passaggio nella pelle ha un’importanza centrale per la nostra riflessione e si pone, in primo luogo, in rapporto con il concetto di “tessitura”, alla cui base vi è il concetto egizio che un’azione determina una reazione e che l’azione e la reazione danno luogo alla realtà concreta, al volume.

L’azione della tessitura (tayt), secondo il principio che ci riporta all’analogia del verbo, del sostantivo e dell’aggettivo, è anche il tessuto.

I testi egizi ci consegnano un rito della vestizione del Neter con un tessuto (tessitura, tessere).

Il Neter femminile Reneunet offre una bandella (striscia di tessuto), essendo essa stessa la bandella, al Neter Amon, il Mn (nascosto) la cui parte femminile e manifestante è Amonet.

Reneunet rivolge ad Amon le seguenti parole: “Parole dette da (Ren n) unet, Signora di … Tu ricevi questa tua bella (bendella), tu, ricevi questo tuo tessuto mâr, tu ricevi questo tuo tessuto menkhebet. Tu appartieni a lei, tu sei perfetto in lei, in questo suo nome dei quattro tessuti-menkhebet. Essa si unisce a te in questo suo nome di stoffa-idmi”.

Amon appare ad Amonet, il suo aspetto femminile; è compiuto in lei ed è unito a lei

La vestizione con una tessitura-tessuto è un rivestire l’invisibile (il nascosto) rendendolo visibile; è un legare l’imponderabile a una materia ponderabile: uno spirito ad un corpo.

In termini generali possiamo dire, usando una metafora, che l’incorporazione è un vestire lo spirito di pelle; è il tessere attorno allo spirito un corpo.

Nei Testi delle Piramidi è scritto:

“Ti ho vestito con l’occhio di Horo, questa Reneunet.

Ti ho portato l’occhio di Horo che è in Tayt, questa Reneunet”.

L’occhio di Horo e il Dna

 Nel testo si afferma che l’occhio di Horo è nella tessitura. Un’affermazione che ha un’implicazione sorprendente alla luce delle attuali scoperte scientifiche.

L’Occhio di Horo, vero scrigno scientifico, ha tra i suoi molteplici significati, anche quello che ci riporta al Dna, in quanto lo schema dell’occhio è un insieme di frazioni che riguardano un intero formato da 64/64.

 

 

 

Il codice genetico consiste di parole di tre lettere chiamate codoni, costituite dalla sequenza di tre nucleotidi (ad esempio ACU, CAG, UUU), ognuna delle quali è associata ad un particolare amminoacido. Ad esempio la timina ripetuta in una serie di tre (UUU) codifica la fenilalanina. Utilizzando gruppi di tre lettere si possono avere fino a 64 combinazioni diverse (4.4.4 o quattro al cubo{\displaystyle 4^{3}}), in grado di codificare i venti diversi amminoacidi esistenti. [2]

 

Se prendiamo un compasso e tracciamo un cerchio, il rapporto tra questo cerchio e il suo diametro è il 3,14. Considerazione banale, se non fosse che il 3,14 è il rapporto tra il finito e l’infinito, tra il circolare che si ripete e la linearità e che nella sua ripetizione porta alla spirale: “simbolo supremo dell’evoluzione. Essa – scrive in proposito Katia Walter – abbina la linea e il cerchio e compendia il viaggio con il cambiamento; replica un antico movimento, eppure trasmette qualcosa di nuovo”. [3]

La spirale doppia del Dna è il modello che associa la ripetizione circolare del cerchio con la spinta direzionale della linea, per formare una scala spiraliforme. Non solo. La doppia elica del Dna si basa sulla sezione aurea.

Il Dna, pertanto, è in diretta relazione con il 64, il 3,14 e con il numero aureo 1,618.

Il 64 è il numero fondamentale del codice dell’Anthropos ed è il cubo di 4, che geometricamente è un cubo, i cui rapporti danno accordi musicali di ottava, di quinta e di quarta.

E’ interessante notare che il 64 è il risultato di 9 ottave musicali (7 per 9 = 63, più il do finale = 64) e che tra una nota e l’altra agisce il numero aureo.

L’essere umano, pertanto, è frattalicamente costruito in alcuni suoi organi interni ed è, nelle sue proporzioni esterne, formato secondo le proporzioni auree. Il codice che presiede alla sua nascita e alla sua vita è legato a numeri quali il 3,14 e 1,618, il 64, ma anche a quello che oggi viene definito caos strutturato.

James Hillman, nel suo: “Il codice dell’anima” scrive che a “determinare l’unicità [dell’essere umano] non è tanto il mazzo di materiale genetico, la mano di carte che ha ricevuto, quanto il modo in cui le carte si dispongono, formando una particolare, e vincente, configurazione. […] il particolare paradeigma che ci è toccato”. [4]

Non sappiamo quanta consapevolezza avessero gli antichi della frattalità e del caos strutturato, ma testi antichi come gli I-Ching ci dicono molto in proposito.

Katya Walter, che ha stabilito con rigore matematico la corrispondenza tra l’antico testo cinese e il Dna, scrive che non è da escludere che l’idea di “un vasto ordine radicato in un apparente sistema caotico, come il cosmo, fosse un gigantesco e dettagliato progetto”, e aggiunge che di quel dettagliato progetto il numero è “la radice fondamentale” e “la sua trama reticolare si interseca creando il tessuto di cui sono composti i nostri giorni”. [5]

Se l’Occhio di Horus è nella tessitura, significa che il processo di incorporazione avviene attraverso un criterio che si avvale di un codice criptato, la cui lettura (ossia il suo svolgersi) regola il determinarsi dell’evento corpo umano.

 

La vestizione con il grembiule di pelle e con i guanti bianchi di pelle dell’iniziato è, pertanto, il simbolo della sua presa di coscienza di essere un Sé (un grumo di intelligenza cosciente: informazione), avvolto in un corpo di luce (energia: informazione in azione) che si è rivestito di pelle, ossia si è trasformato in un essere umano.

Il rito di iniziazione, che rappresenta una ri-nascita, ossia una rivisitazione della nascita ne è la coscientizzazione e risponde a quell’invito apollineo: “Gnoti seauton” che è tradotto con Angelo Tonelli con “Conosci il tuo Sé”.

 

 

segue

 

[1] Christian Jacq, Le message des costructeurs de chathédrales, J’ailu

[2] Il codice genetico è l’insieme dei meccanismi attraverso i quali viene tradotta l’informazione codificata negli acidi nucleici costituenti i geni per la sintesi di proteine nelle cellule.

La decodifica biologica viene effettuata dal un particolare RNA nel ribosoma, il quale assembla una serie di aminoacidi secondo un ordine specificato dall’mRNA. Ciò avviene utilizzando l’RNA transfer (tRNA), che trasporta gli aminoacidi e che legge l’mRNA tre nucleotidi alla volta, più specificamente la loro tripletta di basi, o codone. Un codone corrisponde a un singolo amminoacido.

Poiché la maggior parte dei geni si esprime secondo lo stesso codice, questo viene spesso indicato come “codice genetico canonico” o “standard”, o semplicemente “il codice genetico”, anche se in realtà alcune versioni si sono con il tempo evolute. Ad esempio, la sintesi proteica che avviene nei mitocondri umani si basa su un codice genetico leggermente diverso da quello standard.

Le basi dell’RNA sono quattro: adeninaguaninacitosina ed uracile (nel DNA l’uracile è sostituito dalla timina). Esistono quindi 64 codoni possibili. 61 di essi codificano gli amminoacidi, mentre i restanti tre (UAA, UAG, UGA) codificano segnali di stop (stabiliscono, cioè, a che punto deve interrompersi l’assemblamento della catena polipeptidica).

[3] Katya Walter, Il Tao del Caos, Piemme

[4] James Hilman, Il codice dell’anima, Adelphi

[5] Katya Walter, Il Tao del Caos, Piemme

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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