L’ALCHIMIA DELL’ANIMA

Gen 13, 2024 | ALCHIMIA

di Augusto Vasselli

L’alchimia propone un mondo spirituale molto lontano dalla nostra mentalità occidentale.

Noi, esseri del nostro tempo, ci sentiamo spettatori esterni rispetto agli accadimenti, che valutiamo in modo logico-razionale. Inconsapevoli, sovente, della nostra potenzialità interiore “non sappiamo star dentro le cose”, proponendoci come spettatori critici, sebbene distanti ed estraniati, alla ricerca di livelli esoterici qualitativamente superiori, praticabili esclusivamente insieme a coloro che, su quei piani, abbiano qualità non comuni. Invece, la miscela alchemica è costituita da un acido, un minerale, un metallo puro, elementi poveri con diversa valenza, eppure “insieme” per raggiungere la perfezione aurea, in un reciproco gioco inclusivo che non esclude, non divide, non separa, ma alchemicamente trasforma per ottenere “la pietra filosofale”, e soltanto alla fine del processo, le scorie si separeranno naturalmente dall’oro puro.

L’alchimista, o filosofo ermetico si pone all’interno della realtà, non ne è estraniato, si sente parte integrante di essa, la conosce attraverso l’analogia, “per cognitum ad incognitum”.

Un esempio calzante di questo tipo di relazione conoscitiva tra uomo e mondo, è rappresentato dalla poesia ermetica che, pur non avendo connessioni contenutistiche con il mondo esoterico, presenta molti aspetti affini a quelli della filosofia alchimistica, in particolare l’atteggiamento nei confronti della realtà, da cui deriva la tecnica dell’analogia, definita come manifestazione, “vera e propria illuminazione poetica”, o come espressione della “rispondenza paesaggio-corpo umano”.

Per l’alchimista, l’uomo e il cosmo sono la stessa cosa, il loro comune substrato è la materia eterna che costituisce, ad un tempo, l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, per lui è naturale immedesimarsi nella natura, porsi “al di dentro” del reale, comprenderlo e misurarlo, perché egli appartiene alla stessa legge.

Coloro che sono in grado di sentirsi inseriti nell’armonico fluire della vita universale, riescono a captare tutta una catena di rapporti che, ad una mentalità troppo ancorata a schemi razionali, a pensare in termini logico-deduttivi, a conoscere soltanto in base alla relazione di causa-effetto, possono apparire paradossali, ma che, da un diverso punto di vista, hanno una profonda ragione di esistere.

L’uomo proietta la propria esperienza interna sul mondo e, nel contempo, subisce quella esterna, queste due esperienze si assimilano tra di loro intorno ad un termine comune: si scopre la “somiglianza” tra le cose, ossia quella che finora abbiamo definito “analogia”.

La psicoanalisi conferma che questa è la disposizione più autentica e originaria dell’uomo verso il mondo, i processi psichici inconsci che non si possono trasferire direttamente alla coscienza, vi irrompono attraverso immagini simboliche che si formano per analogia.

Noi parliamo di simboli e metafore, perché tali appaiono alla ragione, ma negli strati più profondi della psiche si formano collegamenti e paralleli tra le cose e i fenomeni, determinati forse, dalla comune consapevolezza o di una comune origine, o di una somiglianza di effetti e manifestazioni.

Allo stesso modo, l’alchimia, che ha come scopo la reintegrazione dell’uomo nell’Universo, suppone un parallelismo perfetto tra tutte le manifestazioni naturali e soprannaturali. Il filosofo ermetico ha in mente la totalità, non scinde il campo di studio della scienza in molteplici settori, ha chiara consapevolezza della corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo, in una sorta di panteismo che considera come primo stimolo creatore l’armonica corrispondenza del “Tutto in tutto”.

Il principio primo, dunque, su cui si fonda l’alchimia, è quello della sostanziale unità di questo Tutto, che si compendia nella famosa frase tratta dalla Tavola Smeraldina “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per la meraviglia di una cosa unica. E siccome tutte le cose sono e provengono dall’Uno, per la mediazione dell’Uno, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica per adattamento”.

A conferma di tale pensiero, Eliphas Levi parla di una sostanza unica sparsa nell’infinito, chiamata Luce, che è allo stesso tempo sostanza e moto, fluido e vibrazione perpetua, mossa da una forza che si chiama magnetismo. Questa sostanza unica, nell’infinito si chiama etere o luce eterea, negli astri che attrae, si chiama luce astrale, negli esseri è fluido magnetico, negli uomini forma il corpo universale. Egli dice: “Questa luce,che in ebraico è Or, è l’oro fluido e vivente della filosofia ermetica; la materia universale è necessitata al moto dalla sua doppia calamitazione e cerca fatalmente l’equilibrio”.

Dunque, ora si introduce un altro principio: il Tutto e lo sdoppiamento dell’Uno -Tutto nei due poli.

L’armonia cosmica è costituita dal ritmico ed eterno alternarsi di attività e passività che, tenendo conto della catena di analogie, si può anche definire come il risultato dell’opporsi e incontrarsi del principio maschile e di quello femminile, del caldo secco e del freddo umido, dello zolfo e del mercurio, del sole e della luna, di Jakin e Bohas. La vicenda della vita universale, in ogni suo aspetto, ci riporta a due poli che hanno una relazione dinamica e producono il movimento, il divenire. E, sempre in base al criterio delle associazioni analogiche, per i filosofi ermetici Dio veniva definito Androgino, perché rappresentava l’unione primordiale e indifferenziata del principio maschile e di quello femminile prima della Creazione.

Tutto questo è espresso anche da uno dei simboli fondamentali dell’alchimia: il serpente che si morde la coda,”Ouroboros”, che rappresenta il movimento infinito, l’evoluzione che rinasce incessantemente dalla sua stessa distruzione, il movimento che non si arresta mai, la forza latente con cui la natura si crea e si distrugge da se stessa, l’unità e insieme l’infinito: è il cerchio che si chiude in se stesso, e in se stesso ha inizio e fine.

“Tra la nascita eterna, la reintegrazione e la scoperta della pietra filosofale non vi è differenza alcuna” scrive Jakob Bohme, come dire che l’acquisizione del potere serpentino di rinascita e l’opera alchemica sono la stessa cosa, perché il serpente che muta la pelle e “rinasce” ad ogni stagione, assume, nell’alchimia, un senso affine a quello della Fenice che risorge dalle sue ceneri, significa, cioè, la possibilità della rinascita perpetua.

E ancora Eliphas Levi, così commenta il famoso passo della Tavola Smeraldina: ”L’unità dell’essere e l’unità delle armonie, la legge immutabile dell’equilibrio e il progresso proporzionale delle analogie universali, le matematiche necessarie dell’infinito provate dalla misura di una sola parte del finito: tutto ciò è espresso da questa sola proposizione della Tavola di Smeraldo”.

Tutte le tradizioni magiche e religiose hanno riconosciuto la profonda corrispondenza tra il microcosmo e il macrocosmo: il mistico tende a unificare spiritualmente queste due dimensioni, il mago, il teurgo, ciascuno al proprio grado di evoluzione mentale, percepirà queste risonanze in sé e ne ricercherà l’applicazione nei rituali operativi, ma tutti opereranno secondo la legge della corrispondenza.

L’alchimia dunque , lungi dal voler minare le basi della scienza e della religione ufficiale, si sviluppa autonomamente alla scoperta delle chiavi dell’universo, e al di là delle forme statiche ed esteriori delle cose, cerca “dal di dentro” il segreto dell’energia che le ha costituite, il principio che le accomuna al di sopra delle apparenze, in una parola, l’archetipo universale.

 Servate, frates, ordinem

et ordo vos servabit

ad sempiterna gaudia.

 

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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