L’ALCHIMIA SECONDO IL LIBRO DELLA GENESI

Ago 4, 2023 | ALCHIMIA

di Filippo M. Leonardi

L’alchimia, stando agli studi di tipo storico, sarebbe nata in Egitto nel periodo ellenistico, tuttavia vi sono dei passi del libro della Genesi che contengono dei riferimenti alchemici risalenti quindi ad epoca ben anteriore. D’altra parte abbiamo la testimonianza dell’alchimista Zosimo di Panopoli (III-IV sec. d.C.), che nel Commentario alla lettera Omega, fa esplicito riferimento alla tradizione ebraica dell’uomo primordiale chiamato Adamo.

In Genesi 2:5 è scritto che in principio sulla terra non c’era nessun tipo di vegetazione né spontanea né agricola poiché Dio non aveva ancora fatto piovere sulla terra e non c’era ancora l’uomo per coltivarla. La Vulgata riporta: «homo non erat qui operaretur terram» traducendo il termine ebraico ‘avod, che significa “lavoro”, con il termine latino opera, che rimanda per l’appunto alla cosiddetta “opera alchemica” e alle sue “operazioni”.

Ora, sebbene l’alchimia occidentale abbia nascosto i suoi fini per mezzo di un oscuro simbolismo chimico e metallurgico, è sufficiente considerare il suo corrispettivo cinese per esplicitarne lo scopo, cioè di perfezionare l’uomo piuttosto che i metalli volgari. Tale perfezionamento doveva realizzarsi mediante particolari tecniche di realizzazione spirituale, facenti leva sui processi corporei. Nell’alchimia così intesa, l’operatore coincide con l’oggetto dell’opera, ovvero l’uomo deve lavorare su se stesso per restaurare lo stato primordiale che egli ha perduto a seguito della caduta. L’identificazione dell’operatore con l’opera stessa, in ebraico è espressa dal fatto che il termine che indica la terra adamah deriva chiaramente dal nome dell’uomo adam, non viceversa come taluni sostengono senza ragione. Inoltre bisogna notare che il significato originario di adam non è “uomo”, ma “rosso” dalla stessa radice di edom, come si può facilmente dimostrare per comparazione con le altre lingue semitiche. Ce lo dice anche l’ebreo Flavio Giuseppe (I sec. d.C.): «l’uomo è stato chiamato Adam che in ebraico significa “rosso” perché è stato formato e composto dalla terra rossa (ἀπὸ τῆς πυρρᾶς γῆς) che è detta terra “vergine” e “verace” (παρθένος γῆ καὶ ἀληθινή)». Il termine greco πυρρός deriva da πῦρ “fuoco” e significa propriamente “igneo”, “infuocato» e quindi “rosso come il fuoco”. Perciò indica il sangue in quanto fluido igneo, che riscalda il corpo, ma anche l’argilla che mediante il fuoco diventa terracotta, dal tipico colore rossastro. Sia per il sangue che per l’argilla, il colore rosso è dovuto al ferro in essi contenuto. In effetti è abbastanza evidente che il nome adam deriva da dam che significa, per l’appunto, “sangue”.

Nella Genesi è reimpiegato un simbolismo di derivazione mesopotamica, come si trova ad esempio nell’Atraḫasīs, che assimila la formazione del corpo umano all’arte della ceramica, ma in ambito alchimistico è evidente anche l’interpretazione strettamente fisiologica. Così infatti scrive Zosimo di Panopoli riguardo al primo uomo (πρῶτος ἄνθρωπος): «gli Ebrei lo chiamano Adàm che si può interpretare come terra vergine (γῆ παρθένος), terra sanguinosa (γῆ αἶματώδης), terra rossa fuoco (γῆ πυρρά), terra di carne (γῆ σαρκἱνη)».

Il racconto biblico riprende i miti mesopotamici in cui l’uomo è creato dalla mistura di argilla e sangue, ma la scelta in ebraico del termine adam che significa “rosso” invece del termine generico per indicare l’uomo in quanto essere mortale enosh, evidenzia in modo specifico la connessione con il sangue dam. Dato che il sangue è propriamente il fluido vitale del corpo umano, nonché mezzo di trasmissione dei segnali chimici del sistema endocrino, la connotazione di Adamo per mezzo del sangue, lo qualifica implicitamente come homo chemicus.

In ebraico possiamo spiegare il nome adam come composto da ed + dam che si traduce letteralmente “fontana di sangue”. Questa espressione si trova identica nella cosmologia del Timeo in cui Platone (VI-V sec. a.C.) descrive il corpo umano come un giardino attraversato da canali e definisce il cuore, in lingua greca, come πηγή αἵματος cioè “fontana di sangue”. E’ evidente che anche l’allegoria biblica, alla luce del simbolismo utilizzato in forma esplicita nel Timeo, va interpretata in chiave fisiologica. Così dunque l’alchimista Robert Fludd (XVI-XVII sec.) spiega che: «adamah è propriamente la terra rossa, cioè quella coltivata, del colore dell’argilla. Dalla cui descrizione si nota infatti che l’uomo non fu fatto dalla terra informe e incolta, ma riempita dalla tintura della luce divina e dalla luminosità dello Spirito Santo: era infatti la sua massa di carne sanguinosa, imbevuta dallo spirito igneo e celestiale».

Un altro riferimento alchemico molto interessante si trova pochi versetti più avanti e riguarda la terra di Hevilath «ubi nascitur aurum, et aurum terræ illius optimum est».  Ebbene, la precisazione che l’oro è buono, non allude affatto alla qualità del metallo, ma significa che qui non si tratta dell’oro materiale, causa di corruzione e discordia tra gli uomini, bensì dell’oro spirituale, cioè di un tesoro incorruttibile e inalienabile che non è di questo mondo. Così lo spiega il poeta e alchimista Francesco Maria Santinelli (XVII sec.) nell’Androgenes Hermeticus: «quando i Filosofi ordinano di lavorare sull’Oro, non intendono l’oro del volgo, che è materiale e morto, ma il loro Oro, che è vivo e corpo Spirituale».

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

Atraḫasīs, Tavoletta 1, 4, 41-44.

– Platone, Timeo, 77c-77d.

– Flavius Iosephus, Antiquitates Judaicae, 1, 1 [34] -> B. Niese, Flavii Iosephi opera, Weidmann, Berlin, 1892.

– Zosimo di Panopoli, Commentario alla lettera Omega, 8 > Visioni e risvegli, a cura di Angelo Tonelli, BUR – RCS Libri S.p.A., Milano, 2004, p. 155.

– Robert Fludd, Utriusque Cosmi, maiores scilicet et minores, metaphysica, physica atque technica Historia, II, Oppenheim, 1619, Tomus II, Tractatus II, Sectio I, Portio II, Pars II, Cap. I, p. 158.

– F. M. Santinelli, Androgenes Hermeticus, Edizioni Mediterranee, Roma, 2000.

– Filippo M. Leonardi, Arbor Inversa Microcosmica – L’albero capovolto simbolo del microcosmo, Urbania, 2020.

Silvano Danesi

Silvano Danesi

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