di Augusto Vasselli
Lo psicologo e psichiatra Carl Gustav Jung è tra le figure significative del XX secolo e riconosciuto come uno dei principali protagonisti del pensiero occidentale moderno per il ruolo fondamentale che ha avuto nella evoluzione della psicologia, psicoterapia e psichiatria contemporanee.
Ancora oggi è uno dei principali riferimenti nel campo della psicologia e non solo, tanto che la sua opera ha esercitato ed esercita un’influenza anche al di fuori dei circoli specializzati. Il suo pensiero e le sue idee sono state ampiamente divulgate, sia nell’arte, nelle discipline umanistiche, nel cinema o nella cultura popolare.
Jung è stato anche un grande divulgatore del pensiero orientale, del quale ha fatto conoscere alcune opere anche collaborando con specialisti della tradizione indiana e cinese. Basta citare la sua prefazione al libro di D.T. Suzuki “Essays on Zen Buddhism”, Saggio sul Buddismo Zen, che Jung considerava come una delle correnti più significative del buddismo al quale riconosceva una notevole importanza.
Il suo lavoro, che ha aiutato molte persone di dare un senso alla propria vita, è rappresentato principalmente da quella che può essere definita una sorta di cosmologia personale, il Liber Novus.
Il Liber Novus, conosciuto anche come Il Libro Rosso, è certamente una delle opere più notevoli di Carl Gustav Jung. Il testo scritto tra il 1914 e il 1930, fu a lungo revisionato dall’autore, il quale non decise mai di dare alle stampe l’opera stessa.
Alla sua morte, non lasciò istruzioni, se non la raccomandazione di far rimanere l’opera nell’ambito famigliare. Gli eredi pertanto protessero l’opera, un vero e proprio tesoro, in una cassaforte, senza consentirne la consultazione.
Soltanto uno studioso, lo storico della psicologia, l’inglese Sonu Shamdasani, convinse gli eredi a editare, al di là delle poche copie esistenti, un’edizione vera e propria, commentata e rispettosa del pensiero dell’autore, che fu pubblicata, nel 2009, dapprima in lingua tedesca e inglese, per poi essere diffusa in altre lingue, compresa quella italiana (nel 2010).
Il Libro Rosso di Jung, è una vera propria descrizione di un viaggio interiore, che ricorda un vero e proprio manoscritto risalente al XV o XVI secolo. Nel libro Jung sostiene che il periodo storico che si apre con il Rinascimento, il Protestantesimo e la Modernità, ha compresso e ridotto lo spazio all’animo umano. Pertanto è necessario ricollegarsi a un approccio non solo razionale, ma anche a quello che ha caratterizzato il lavoro dei monaci, soprattutto dei copisti dei libri, che sono in realtà autentici tesori spirituali.
Per Jung, il copiare pazientemente tutti questi tesori gli ha permesso di rielaborare costantemente il suo testo, di rivisitarlo giorno dopo giorno, come se attivasse una disciplina utile alla sua elevazione, non solo riferita nel senso comune del termine.
Con il Libro Rosso ci narra, in prima persona, il suo viaggio interiore, la sua discesa agli inferi, con il quale cerca di dare una risposta al disorientamento e alla incertezza della vita, ricercando il senso della vita stessa. Nell’opera troviamo soprattutto una esposizione fatta attraverso il dialogo, con il quale Jung ci parla degli incontri con le persone, con il suo sé, con il proprio inconscio/subconscio, o con i suoi stati coscienziale più elevati.
Nel suo scritto “incontra”, tra gli altri, personaggi come Elia e Salomè, un diavolo vestito di rosso, un serpente, un eremita, un bibliotecario e il vecchio saggio Filemone. Con questi e con gli altri diversi personaggi intesse un dialogo che gli consente, attraverso il dialogo stesso, di evolvere progressivamente la percezione di se stesso e del mondo che lo circonda. Un modalità analoga seguita da altri autori, quali ad esempio Nietzsche e Dante.
Il Libro Rosso è allo stesso tempo una storia personale, un testo letterario, una meditazione filosofica e un insegnamento di saggezza. Il messaggio del libro, a volte poetico, a volte profetico e talvolta anche umoristico, è spesso caratterizzato da colpi di scena.
Tale caratterizzazione consente, in tal modo, al lettore, qualora si sappia immedesimare nell’opera, di entrare nei processi psicologici, spesso contraddistinti da ansia ma anche di ricchi di saggezza, nei quali potrà trovare risposte a tematiche che interessano il lettore stesso, soprattutto riguardanti le tematiche esistenziali, eterne e universali.
L’autore si chiede se sta dedicandosi sufficientemente alla sua vita interiore. Parimenti si chiede se possiede un’anima, se le sue attività abbiano un reale senso. Come pure si chiede quale è la migliore modalità attraverso la quale ricercare la saggezza e una vita coerente con la ricerca stessa e a quali modelli riferirsi, sino essi scientifici o religiosi, oppure riferiti agli istinti primari.
Il Libro rosso è diviso in due parti: il “Liber Primus” e il “Liber Secundus”, che ovviamente sono correlate, cui segue una sorta di terza parte.
Il “Liber Primus” rappresenta il suo stato di confusione, o meglio la non sua sistematizzazione del suo sentire, nella quale si trova Jung, il quale sembra temere di essere vicino alla follia, cosa che come medico psichiatra, ben conosce.
Nel “Liber Secundus” articola in modo più complesso le sue incertezze che trova nel corso del suo viaggio interiore. Vengono descritte le figure che gli vengono in soccorso, che lo aiutano a cogliere nuovi significati esistenziali e la consapevolezza riguardante la via da seguire per ottenere la propria reintegrazione, ovvero l’unificazione dei vari piani del suo essere.
Nella terza parte, “Le Prove”, tratta da un manoscritto ritrovato nei suoi archivi, Jung parla in particolare con i morti, non solo contemporanei, ma con quelli morti dei secoli passati. Morti che sono alla ricerca della saggezza, che trovano grazie all’influenza rassicurante di Filemone, che consentono nei fatti a Jung di trovare, con la dovuta gradualità, la sua Via.
Attraverso la scrittura del libro, che in realtà appare come uno strumento funzionale alla esplorazione di se stesso, Jung comprende le “leggi interiori” del funzionamento dell’anima e della psiche.
L’alchimia, in particolare e un approfondimento dei significati profondi di Dio o del divino, nell’attuale mondo post-cristiano, lo aiuteranno e gli forniranno, altresì, nuove chiavi. Chiavi attraverso le quali, per molti anni, dal 1920 fino alla sua morte, avvenuta nel 1961, potrà apprendere il significato del viaggio interiore che porta al profondo dell’essere.
Il Libro Rosso offre una visione originale e unica, derivata dal lavoro, psicoanalitico e non solo, di Jung, oltre che per il tramite dei testi, anche mediante illustrazioni, presenti in molte forme.
Inizialmente, dopo una sontuosa pagina di apertura, i disegni appaiono di piccolo formato. Poi, nel “Liber Secundus”, Jung ingrandisce i disegni, che talvolta compaiono a pagina intera, cosa questa che ne aumenta il realismo.
Alcune di queste illustrazioni ricalcano precisano e riformulano i concetti espressi attraverso i testi, altre, al contrario, sono poco immediatamente riferibili ai testi stessi, poiché Jung, in ossequio alla sua indole che ricercava analisi complesse e tortuose, ha scelto anche di avvalersi di illustrazioni, non direttamente collegate al testo, ma comunque pertinenti e significanti.
In una serie impressionante di pagine, Jung dipinge mandala a colori, che come in un film sequenziale, si evolvono e si trasformano in un’atmosfera piuttosto “gnostica”, con scritte esoteriche o “rune” “, come le chiama lo stesso Jung.
Per Jung queste immagini hanno un effetto equilibrante e regolatore del suo stato d’animo; il dipingere queste immagini è l’equivalente di veri e propri esercizi di respirazione lenti e graduali e uno strumento per dialogare con se stesso.
In tal modo, consapevolmente o inconsapevolmente, utilizza quella tecnica, un autentico esercizio spirituale, che fa riferimento ai mandala, di tibetana memoria. Attraverso tale modalità Jung ottiene un nuovo equilibrio, riordina e allenta le proprie tensioni interne e armonizza il suo essere interiore con il mondo che lo circonda.
Non a caso dipinge un altro bellissimo e complesso mandala, su pergamena che ha titolato “Sistema del mondo nella sua totalità”, il quale simboleggia l’ordine generale del mondo nelle sue diverse funzioni e contrapposizioni, nel quale è rappresentato sia il microcosmo, inteso come la psiche, e la sua correlazione con il macrocosmo, l’intero universo.
Il suo lavoro evidenzia l’ardente desiderio di comprendere il dominio dell’inconscio seguendo due percorsi: uno riferito all’esplorazione delle propria individualità, l’altro concernente l’inconscio collettivo correlato agli archetipi.
Jung crea un percorso lunghissimo, dal quale trae riflessioni, espresse poi attraverso i testi, nel quale si relaziona con il non conosciuto, che egli rappresenta con le immagini. In realtà compie un vero e proprio viaggio iniziatico, individuale, attraverso il quale analizza l’animo umano mediante il quale ricercare la guarigione dell’anima e la capacità di governare, con un approccio progressivo, il mondo sconosciuto del proprio inconscio.
Il Liber Novus è la risultante di un lavoro svolto, come un viaggio verso l’ignoto, per comprendere se stesso e di integrare e sviluppare le diverse componenti della proprio essere profondo.
Jung comprende e poi sostiene che con la maturità nascono anche bisogni di natura spirituale, comunemente definiti religiosi, ma che spesso non hanno molto a che fare con una confessione o una appartenenza nei fatti sovente meramente organizzativa, ai quali è necessario dare una risposta agli eterni quesiti riferiti all’essere umano e alla tematiche riguardanti la trascendenza, convinto di una presenza archetipa della divinità.
Con questo lavoro si può vedere come Jung abbia saputo recuperare la sua anima e superato lo squilibrio derivato da una società tecnocratica e la dalla conseguente alienazione spirituale derivata dalla società stessa.
Con questa opera, Jung offre, peraltro, al lettore la possibilità di tenere in vita la scintilla della speranza, che in particolar modo nei momenti bui permette una nuova visione, sia essa riferita alla immanenza e alla manifestazione, che al sentire profondo del proprio essere, e a una nuova ed adeguata comprensione del mondo, necessaria a dare una risposta “ai perché”, che da sempre interrogano l’essere umano: chi siamo, dove siamo e dove andiamo.
Un libro che è un vero e proprio testimone, che viene trasmesso, che qualora raccolto, consentirà a ciascuno di poter tentare di analizzare la struttura della personalità umana, nonché il rapporto che l’individuo intrattiene con la società e con i “flussi del pensiero” che lo hanno preceduto, cogliere quali sono stati gli effetti psicologici e storici della cultura, sia essa filosofica o scientifica, nonché teologica, di cui siamo nostro malgrado figli, cercando di immaginare quale sarà la forma che queste conoscenze avranno nel futuro.