GUSTAV MEYRINK

Apr 14, 2024 | SCIENZE ESOTERICHE

di Augusto Vasselli
Gustav Meyrink, certamente uno degli scrittori più importanti tra quelli vissuti a cavallo tra il ottocento e novecento, nasce a Vienna il 19 gennaio 1868, dall’attrice Mary Mayer e dal barone Carl von Varnbuler Hemmingen, ministro del Wurttemberg, il quale non può riconoscere il figlio in quanto illegittimo.
Trascorre la sua infanzia e la prima adolescenza a Monaco. Dopo una breve parentesi ad Amburgo nel 1883 si stabilisce a Praga, città nella quale consegue il diploma presso l’accademia del commercio ed inizia la sua attività presso una istituzione finanziaria. In questa città trascorre 20 anni, nella quale, oltre che a svolgere la sua attività professionale, inizia a scrivere.
Nel 1889, Gustav Meyrink insieme ad un socio, Christian Morgenstern, dà vita ad un piccolo istituto di credito, “Mayer and Morgenstern. Una attività, che con alti e bassi continua fino ai primi anni del novecento, nel corso della quale gli viene mossa l’accusa di gestire non correttamente la banca stessa, accusa che, nonostante si riveli poi infondata, gli costa più di due mesi di prigione.
Sempre in questa città vive uno degli eventi più significativi della sua vita, allorquando nel 1892 tenta di uccidersi, a seguito di una profonda crisi spirituale, desistendo all’ultimo momento, come ci racconta lui stesso in una sua opera, Il Mio Risveglio alla Veggenza, grazie alla visione di un piccolo opuscolo, che lo fa desistere dal suicidio.
Da quel momento, dopo tale drammatica esperienza inizia ad interessarsi alle tematiche esoteriche ed occultistiche. Comincia a studiare la teosofia, la cabala, l’alchimia, l’esoterismo cristiano e anche quanto si riferisce all’oriente, soprattutto riguardo il misticismo, praticando fino alla fine dei suoi giorni lo yoga e altri esercizi aventi natura per cosi dire spirituale. Aderisce a diversi ordini iniziatici, quali l’Ordine Ermetico della Golden Dawn, la Società Teosofica e la Massoneria (in particolare quella cosiddetta di frangia).
Nel 1893 si unisce in matrimonio con Edvige Aloisia Certl. Unione che durò nei fatti molto poco, nonostante il perdurare della resistenza della moglie a concedere il divorzio.
Nel 1901 pubblica il suo primo racconto, Der heisse Soldat (il soldato bollente) su un periodico, Simplicissimus, firmandosi con lo pseudonimo Meyrink.
Nel 1905 ottiene il divorzio dalla prima moglie e sposa Filomena Bernt, da lui conosciuta nell’estate del 1896, la quale diviene la sua seconda moglie. L’unione con Filomena risulta felice e duratura, coronata dalla nascita di due figli: una femmina, Sybille e un maschio, Harro Fortunato.
Nel 1911 si trasferisce con i suoi cari a Starnberg, nei pressi di Monaco, dove vive in un modo complessivamente sereno, seppur alternato da difficoltà e successi letterari.
Nel 1913 pubblica a Monaco Des deutschen Spiessers Wunderhorn, una raccolta di racconti, il cui titolo è una parodia di Des Knaben Wunderhorn, caratterizzati da uno spirito satirico, soprattutto nei confronti dell’esercito e della chiesa. Nel corso della sua vita cura anche le traduzioni di vari autori, tra cui Charles Dickens e Rudyard Kipling, come pure del Libro Egiziano dei Morti.
Nel 1915 dà alle stampe il suo primo e più celebre romanzo, Il Golem, basato sulla leggenda riguardante un rabbino, noto per aver creato un golem di creta (argilla), reso animato con un incantesimo. Nel 1916 edita una serie di racconti, Bats, e un secondo romanzo, Il Volto Verde, cui segue, il successivo anno, il suo terzo romanzo, La Notte di Valpurga.
In questo periodo Meyrink, si distingue come uno dei più strenui oppositori della guerra, che presto diventa mondiale, cosa che porta alla proibizione delle sua opere in Austria.
Ciò nonostante, a seguito del successo conseguito, soprattutto con il romanzo Il Golem, che sarà peraltro successivamente preso a base di diverse opere cinematografiche, nel 1920 acquista una villa a Starnberg, presso la quale con la sua famiglia vive sovente, nella quale scrive Il Domenicano Bianco e L’angelo della finestra d’occidente. Nel 1927 Meyrink si converte al Buddhismo Mahayana.
Nel 1931 il figlio Harro Fortunato, a seguito di un incidente occorsogli in una attività sciistica, rimane paralizzato, cosa che lo stesso non accetta, al punto di arrivare dopo poco tempo a togliersi la vita. Gustav Meyrink, probabilmente anche a causa della tragedia riguardante l’amato figlio, al quale sopravvive solo 6 mesi, muore a Stamberg, ove è sepolto, all’età di 64 anni, il 4 dicembre 1932. La moglie Filomena, vivrà fino al 1966.
Diversi anni dopo la scomparsa di Meyrink viene pubblicata la sua opera incompiuta La casa dell’Alchimista, che nell’intento dell’autore avrebbe dovuto essere il compendio del suo pensiero e delle esperienze maturate, un vero e proprio libro iniziatico, che incomincia a scrivere nel 1927.
La passione relativa ai fenomeni esoterici e occulti, che lo ha accompagna nel corso di tutta la sua vita, ispira certamente le sue opere. La sua conoscenza delle tecniche yoga contribuisce a sviluppare la sua sensibilità sia fisica che animica, che secondo alcune testimonianze riguarda anche fenomeni riferibili alla chiaroveggenza ed a manifestazioni telepatiche.
La lettura delle opere di Meyrink offre costantemente riferimenti al sentire dello stesso. Egli può essere considerato una sorta di medium letterario, tra i più importanti almeno riguardo la letteratura europea.
Nelle opere di Meyrink si rileva la descrizione di una dimensione onirica, intrisa di fantastico e di irreale. Nei suoi scritti molti sono i riferimenti espressi a livello simbolico o in maniera esplicita.
Meyrink appare come un ricercatore che si avventura nel suo profondo, senza dogmi aprioristici e senza preconcetti, che portano taluno, certamente non lui, ad escludere alcuni orizzonti: la sua ricerca è volta e finalizzata a quella che si potrebbe chiamare “liberazione spirituale”. Per raggiungere questo obiettivo, non esita a sperimentare anche lo spiritismo e l’hashish, oltre che lo yoga, la teosofia, la cabala, le tecniche di meditazione tibetana e tutte le varie possibilità offerte all’inizio del ventesimo secolo.
I suoi scritti sono la testimonianza di un percorso orientato a comprendere il senso della manifestazione e degli impulsi profondi attivati dal mondo archetipale. I suoi lavori sono intrisi di riferimenti di natura esoterica, certamente dovuti alla consapevolezza e alla esperienza personale, derivate dalla capacità di vivere attivamente e in modo lucido il mondo onirico.
Le sue opere sono considerate soprattutto ancora controverse e in genere non adeguatamente apprezzate. Nelle stesse viene descritto, sotto varie forme e trasmesso quanto sperimentato, riguardo le pratiche ermetiche, medianiche, yogiche (incluse quelle tantriche) e all’uso di sostanze allucinogene.
Non esistono rami riguardanti la parapsicologia, l’esoterismo e del misticismo, siano essi di derivazione occidentale che orientale, ai quali Meyrink non si sia avvicinato con un atteggiamento aperto.
Nel romanzo di maggior successo, il Golem, è contenuto il messaggio di Meyrink, analogo a quello trasmesso dalle varie tradizioni iniziatiche: la ricerca del risveglio che sappia far uscire l’uomo dalla quotidianità, dal comune agire, per elevarne la conoscenza verso i piani solitamente nascosti degli esseri umani.
Messaggio, costantemente rappresentato da Meyrink, che viene ripreso anche nelle altre sue più importanti opere: Il volto Verde, La Notte di Valpurga, Il Domenicano Bianco e L’Angelo della Finestra d’Occidente, nelle quali ricorre peraltro costantemente il concetto secondo il quale ogni essere umano non è un qualcosa di a sé stante, ma appartiene al continuum con il quale si manifesta l’eterno divenire.
Continuum del quale è necessario essere consapevoli al fine di ottenere la reintegrazione/redenzione, che in altri termini sta indicare l’ottenimento della capacità di collegare l’alto e il basso, ovvero il piano della conoscenza ordinaria con quella riguardante il sé superiore, conformemente alla tradizione, la quale indica due vie: una lenta, mistica, lunare e una rapida, perigliosa, solare, che ricordano rispettivamente la via umida e la via secca degli alchimisti.
Già nelle prime opere Meyrink sottolinea come il mondo delle apparenze sia un aspetto della realtà, che va integrata con la scoperta di quanto comunemente definito fantastico. Concezione anch’essa da lui testimoniata nei suoi scritti, in cui è altresì sottolineata, spesso implicitamente, la difficoltà e la gravosità del cammino che porta verso quello che si è soliti chiamare il nostro ignoto.
Scritti ove peraltro sono presenti in modo significativo insegnamenti riguardanti il ritrovamento all’unità originaria. Un percorso che volge anche verso il raggiungimento dell’unione tra il principio femminile e quello maschile, cosa che può essere ottenuta attraverso l’opera convergente tra il sole, l’uomo, e la luna, la donna, mediante la quale viene resa possibile la conoscenza assoluta.
L’insieme delle fatiche letterarie di Meyrink ci offrono la visione di un percorso personale fatto lungo la via che porta al risveglio, necessario a coloro che vogliono integrare e far interagire la propria comune condizione con la scintilla divina presente in noi. Egli lo fa utilizzando e descrivendo gli strumenti offerti dalla tradizione, sia essa ermetica, cabalistica, vedica, teosofica, taoista o mistica.
Certamente le opere di Meyrink sono non convenzionali, i suoi lavori non appaiono come qualcosa di meramente accademico, se non addirittura privo di anima, ma un qualcosa di vivo e dinamico, che trasmette sensazioni, che a loro volta il lettore può prendere a base per un eventuale cammino da poter intraprendere.
Meyrink nelle sue opere ci dice che la realtà fisica è sottoposta a regole precisamente predefinite, che vanno penetrate al di là delle apparenze e delle convenzioni, superando le colonne d’Ercole del nostro mare interiore conosciuto, attenendosi comunque a criteri scientifici.
Come pure egli è convinto che l’insegnamento cosiddetto esoterico aiuta a cogliere la conoscenza, analogamente a quanto troviamo scritto nei trattati di “magia”, soprattutto rinascimentale. I protagonisti delle sue opere sono spesso personaggi audaci che sfidano la realtà comune e quella occulta per conoscere le cause e la manifestazione, analogamente a quanto hanno tentato eminenti personaggi che hanno percorso la via della tradizione, quali, per ricordarne alcuni tra i tanti: John Dee, Teofrasto Paracelso, Giovambattista Della Porta, Gerolamo Cardano, Giordano Bruno e Tommaso Campanella.
Meynrink, a prescindere dalle forme esteriori riguardanti il suo tempo, è sicuramente da considerare un uomo appartenente o comunque riconducibile alla tradizione ermetica, che a volte sembra ricordare uno dei grandi maghi del rinascimento, che per il tramite della sua figura sembra essere arrivato nell’epoca moderna.
Gustav Meyrink è un uomo che mostra una istintiva e incrollabile certezza in se stesso, non derivata da qualsiasi credo religioso o dogmatico, come egli stesso ha dimostrato con la sua opera ed anche con l’azione che ne ha caratterizzato la vita.
La sua esperienza interiore, è il centro dal quale si ispira e dal quale prende corpo tutta la sua opera letteraria, che consente a Meyrink di confrontarsi con se stesso, come essere umano dedito alla ricerca della verità, perseguita mediante una vera e propria ascesi spirituale, cui egli ha in pratica dedicato il suo percorso terreno, trasmettendo in tal modo con chiarezza il suo immenso lavoro, attraverso il quale opera egli una vera e propria spoliazione riguardante vari aspetti della sua complessa e multiforme personalità.
Silvano Danesi

Silvano Danesi

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